Le pulsioni ingestibili.
Il bisogno di sfogarsi.
Ma anche il bisogno di personificare il sesso agito, in un rapporto, in una persona che conosci, che ti conosce.
Stasera vedrò L. e soddisferemo il bisogno di cavalcata che ho raccontato nel post precedente. Ma c'è anche il bisogno di ritrovarsi negli occhi dell'altro, nei pensieri dell'altro. Non si spiegherebbero altrimenti, per solo sesso, le lunghe telefonate, gli sms, i tentativi pur nella distanza, di "partecipare" alla vita dell'altro.
Ho rivisto
Shame, il film di cui vi avevo già espresso alcune mie riflessioni nel post
"La vergogna è la solitudine" e l'ho ritrovato ancora efficace e sconvolgente.
Il sesso raccontato quando passa dal piacere alla dipendenza, quando diventa esperienza devastante.
Magistrali i primi 7 minuti del film, che condivido qui con voi (così li può vedere anche L. che non è mai riuscito a vederlo). C'è già tutto in questo incipit: la solitudine, le giornate inemozionali, il risveglio al mattino dopo lo sfogo sessuale della sera precedente con la escort...
...nei primi sette minuti vi si regala pure l'inquadratura del cazzo a riposo di Fassbender :P e non voglio commenti su quel pisello, ok?... Si invece, li voglio, ecccome ;)...
il sentirsi ancora inappagati, la sega nella doccia, la seduzione esercitata con il solo sguardo sulla metropolitana (scena davvero seducente grazie anche alla colonna sonora in crescendo a sottofondo).
Poi c'è il resto del film, e parla di presa di coscienza di quanto ti sta accadendo. Di quanto quel piacere, che è un bisogno innegabile e da considerare per il proprio benessere, possa trasformarsi in una trappola. E quindi si annebbiano le capacità di creare relazioni serene. Non vi racconto ciò che potreste vedere nel film, i tentativi di "ripulirsi", di ricostruire un proprio vissuto affettivo, che è il clou di quest'opera.
Vi posto invece altri 5 minuti, disperati, quando la spasmodica ricerca del sesso "ora", "adesso", in una di quelle sere dove senti che anche un cane bagnato è meno solo di te e si va a mendicare ovunque, compresa una dark room gay che per Brandon, protagonista etero del film, è proprio l'ultimo ripiego.
Penso a quelle sere passate in chat, prima di buttarmi nell'incontro col primo "amore" A., penso a quella mia fase bulimica tra A. e gli inizi con L.
Penso a quanti gay in the closet rischiano di vivere la loro esperienza affettivo-sessuale solo così all'ombra di un pc...Attenzione, non sto dicendo che è un rischio per i gay, nel film è ad esempio chiaro che la problematica riguarda anche e molto gli etero, ma penso che una sessualità che si limita alla sola pulsione senza un tentativo di costruire un rapporto, un affetto, una conoscenza, anche solo un'amicizia, diventi col tempo mortificante. E penso, (forse è un mio pregiudizio) che noi ometti (e/o noi gay) siamo un po' più a rischio, così esperti di scop'amici quali siamo...
Ancora una volta il messaggio che mi porto dentro dopo aver visto questo film è che la vergogna non è il sesso o le porcate, la vergogna non è proprio l'appetito della carne. La vergogna è la solitudine che ci costruiamo da soli quando non sappiamo più ascoltare i nostri bisogni reali di relazione.
E intanto stasera si fa l'amore...