Non è un pò troppo greve l'atteggiamento?Insomma questi abbracci e auguri,non si tratta di andare in guerra,né di abituarsi a vivere con una gamba.Se si togliesse alla cosa il significato che sembra debba avere,tutto sarebbe più semplice.Cosa costa così fatica?Chi l'ha detto che dobbiamo per forza esporre un'etichetta?Chi lo dice che non puoi goderti gli uomini in pace,senza farti problemi di coscienza?
Ovviamente scrivo generalizzando,non conosco la tua storia,ma noto che molti che vivono di sottecchi hanno questa grande problematica:un cammino tortuoso,sofferente,pregno di melodrammaticità.Secondo me bisogna bandire l'idea del dover entrare in un recinto;vivere la propria vita senza appartenere ai gay,agli etero o ai confusi.Perché il coraggio stà anche nell'essere solo vivi e nel fare solo ciò che vogliamo,senza dover rendere conto a nessuno.E se veramente togli le maiuscole alla questione,tutto si fà meno problematico.Però sottolineo,avere coraggio,questa è la questione,di essere ciò che si vuole,sputando in bocca a chiunque.
Thomas
Poi ci sono le convenzioni sociali: e che ti piaccia o no ti ci ritrovi dentro. E anche lì, o sei uno che ci fa la guerra o che si adatta. Non sempre e non solo per vigliaccheria. E' che nella tua forma mentis si è inculcata comunque l'idea che quelle convenzioni siano giuste. E te lo chiedi se sai che la maggioranza le condivide.
Così ti ritrovi adulto, di vita ne hai passata. Hai costruito relazioni, conoscenze, amicizie, e ti fan star bene. E ne hai bisogno come il pane. E ti rendi conto che se anche non sei stato del tutto vero con te e con gli altri, non è che però hai vissuto solo menzogne. E che le gioie e le fatiche, gli scambi di opinione, i discorsi seri, le 4 cazzate e la condivisione di idee erano comunque vere. E ti ci aggrappi. E le vuoi tenere strette.
E allora sei schiacciato tra l'impulso a far verità e la paura che quella verità faccia credere, legittimamente, a chi ti stava intorno, che sei stato falso in tutto il resto. Ma così non ci stai. Perchè non è vero neppure così.
Ma basterebbe poco, come dice Thomas. Un impulso di libertà. Fare verità, chiarezza, una volta per tutte.
Oppure, ancora come sottolinea Thomas, e questa la condivido, rifiutare le etichette: etero o gay o bisex o... Io sono io, punto e basta.
Sarebbe più facile se fossimo isole. Ma visto che isole non siamo, quello che vivi gli altri lo vedono e quindi, l'etichetta che tu fuggi te la appiccicano. Gli etero soddisfatti di averti scovato, i gay che godono del tuo outing. Allora o te ne freghi, ed è una possibilità, ma bisogna esserci nati a sapersene fregare altrimenti stai peggio, oppure ti nascondi. Ancora.
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Un video carino sull'outing, sull'essere ciò che si è. Semplifica molto, è anche adolescenziale, ma proprio perchè semplifica conduce velocemente alla radice dei discorsi. Viene dal filmetto "Eating Out 2".
Ora, mi piacerebbe molto che i lettori del blog condividano con me i loro pensieri su questo tema. Con il rispetto di sapere che ogni pensiero è unico, che ogni storia è una storia diversa. Butto qui l'invito a dir la vostra.
E per alleggerire la tensione vi lascio alle belle immagini di Troy, uno dei protagonisti del film Eating out 2, nell' INTERO del suo splendore.
In effetti quello che dice Thomas è quello che mi diceva anni fa lo psicologo da cui andavo quando parlavamo della mia difficoltà ad relazionarmi con gli altri, il caricare di troppo patos una situazione normale la fa apparire più difficile di quanto in realtà è.
RispondiEliminaLa cosa migliore a mio parere è l'allenarsi per gradi come si fa nello sport.
Grazie loran per aver dato il LA ai commenti di questo post. Mi piacerebbe ci fosse una partecipazione ampia per sentire varie esperienze, da chi ha fatto outing a chi è ancora in the closet.
RispondiEliminaA volte penso che quello che dice Thomas é vero, che non devo fare un drama di questo, che ci servirebbe soltanto un pò di forza e tutto risolto, ma altre ho paura di perdere quello che ho, a quei che ho. So, perche la vita ancora é cosi, che se dicese ad alcune persone care quello che sono la risposta sarebbe il rifiuto, penso "peggio per loro" ma comunque la paura c'è. Ho avuto la fortuna che alcune delle persone piú care sono state un vero aiutto, e mi accetano cosi. Ogni storia e diversa ( non giudico mai più), ed è vero in questi tempi l'essere gay non é tanto doloroso come prima (questo dicono) ma a volte ho pensato che se potessi avere scelto questo no lo prendevo. Ma adesso sonno cotento di quello che sono. Le etichete non solo le rifiuto, le odio, le etichete sono un male, ma in doppia via,non voglio essere diverso dei mie amici hetero, non sono ne meraviglioso ne un demone per essere gay. Solo diverso da alcuni, uguali ad altri ma in tante cose.
RispondiEliminaAbbracci
Lo spagnolo
Grazie il tuo intervento. Molto personale. Sai che faccio sempre il tifo per te. Abbracci!
RispondiEliminasono d'accordo con thomas quando dice: "chi l'ha detto ...?", ci ho pensato anche io varie volte.
RispondiEliminasiamo tutti diversi: ognuno ha le sue paure e le sue forze, i suoi pensieri e i suoi bisogni. per cui è impossibile pensare che si reagisca tutti nello stesso modo.
mi verrebbero da dire mille altre cose (ho rifatto questo commento almeno 4 volte). diciamo che la cosa definitiva che mi viene in mente è "chisenefrega".
degli altri, intendo: spesso ci si deve comportare egoisticamente per star bene dentro e di conseguenza anche fuori.
c'è chi tuttora vive una vita felice (o almeno tranquilla) senza sbandierare al mondo niente. e c'è invece chi sente il bisogno di farlo sapere.
e poi diciamolo: dover nascondere un segreto mette un pò di pepe nella vita.
evviva la possibilità di poter scegliere!
Grazie anche a te Lavega, anche per aver rifatto almeno 4 volte il commento. Indica il dubbio, il porsi domande, il voler fare chiarezza prima di tutto in te stesso. E grazie per la tua volontà di condividerlo. Xxx!
RispondiEliminaA tutti ancora rilancio la bella provocazione di Thomas: COSA COSTA COSI' FATICA?
La fatica secondo me non sta tanto nel dichiararsi omosessuale ma nel parlare di se e di come siamo in primo luogo a noi stessi e poi agli altri.
RispondiEliminaPoi tutto deve partire da un bisogno nell'esprimere se stesso, se uno vive bene e senza problemi la sua vita senza dichiararsi, va bene così, ma se si sente che manca qualcosa e si ha un disagio allara la questione va affrontata nei modi e nei tempi che più ci sentiamo adatti a noi stessi.
Condivido. Bello spunto! "La fatica di parlare di come siamo". Qui, appunto entrano in gioco le dinamiche che dicevo sulla relazione con gli altri, visto che isole non siamo.
RispondiEliminaSul secondo punto... è un periodo che son più sereno. Non è questo il momento in cui sento la necessità di dichiararmi. Sto vivendo nuove situazioni. Diciamo che almeno ora sto dando sollievo alla carne...
forse la fatica è dovuta dall'orgoglio, dal dover ammettere di aver mentito per tutto questo tempo, dal dover buttar giù parte di quello che si è costruito fino a ora e ricostruirlo diversamente.
RispondiEliminaè un cambiamento epocale, e certe cose vanno fatte bene :D
ps: diciamo che ho riscritto il commento almeno 4 volte per essere sintetico e per non uscire fuori tema
Già... certe cose van fatte bene... :-)
RispondiEliminariflettevo: c'è una parola che ancora non è saltata fuori in questa discussione.
RispondiEliminaintimità.
il mio intimo deve rimanere... intimo. se lo sbadiero in giro, non è più intimo.
forse la fatica è proprio quella di ridurre la propria intimità.
Bello davvero questo scambio: aggiungiamo un altro tassello alla riflessione. Intimità!
RispondiEliminacosa costa fatica...
RispondiEliminafacile: anche se nell'ambiguità del non detto di chi rimane in the closet alla fine ci si crea un equilibrio.
instabile ma comunque confortevole, fatto di amicizie contatti legami e altro... è la filosofia di chi dice che la depressione è come una brutta casa, se ci devi abitare tanto vale arredarlo bene.
(non che ci sia un parallelo tra le due condizioni, depressione ed essere gay, chiaro!)
lasciare una certezza pur scomoda per un punto interrogativo, privo di equilibri dati, tappe e quant'altro richiede delle motivazioni veramente forti. che non sempre ci sono...
Ecco un altro tassello in più: lasciare certezze scomode per un punto interrogativo...
RispondiEliminaottima analisi
RispondiEliminaè il secondo commento che ti lascio(sono quello al quale piaci un casino...sicuramente non l unico)non sono troppo a mio agio con le parole ma quando leggo e vedo quello che scrivi, oltre a diventarmi duro all istante,sono a mio agio e mi viene voglia di scriverti.sto scoprendo un po alla volta i tuoi post quelli dove parli di te..."sono io" non vorrei esagerare!in questo,la tua risposta a thomas,non avrei potuto esprimere meglio quello che penso a proposito(complimenti anche ai tuoi amici che hanno commentato)
RispondiEliminapotrei firmarmi...lost..sperando di ritrovarmi prima o poi
@ lost - benvenuto. Ti auguro di ritrovarti, sai che soddisfazione? Una vita in ricerca e ad un certo punto la trama si svela, la matassa si dipana e tutto acquisisce senso. Ma a parte il mio augurio, forse, più importante del ritrovarsi è avere il coraggio di cercare, cercare, cercare. Senza scoraggiarsi. Perchè anche la sola ricerca da significato.
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