Non son qui per scrivere coccodrilli e se guardo la mia discoteca mi rendo conto di non avere manco un disco di Lucio Dalla.
Potrei scrivere tante cose partendo dai ricordi delle sue canzoni che in modo più o meno presente hanno accompagnato i miei 40 anni di vita, ma meglio di no, non essendo un suo accanito fans ma solo piuttosto uno che ogni tanto s'è beato delle sue emozioni o divertito di certe sue goliardate.
Quello che però mi piace sottolineare in questo blog "romantico e sporcaccione" è come le sue canzoni abbiano raccontato tanta di quella "roba da non dire", roba da non far sentire ai benpensanti.
Dalla sua "4 marzo 1943" dove si racconta di una ragazza madre e di un padre non riconosciuto (scandalo negli anni '60 una canzone su questi temi), al suo "Disperato Erotico Stomp", una canzone dove si parla espressamente di FIGA e di una gran SEGA liberatoria, le canzoni di Lucio hanno sempre raccontato AMORI SPORCHI, con immagini efficaci e mai gratuitamente volgari.
La capacità dei poeti: prendere lo sporco e senza ripulirlo, far emergere la vita che sta dentro queste storie.
L'ultima storia, davvero l'ultima, scritta con Pierdavide Carone nel Sanremo di quest'anno è ancora su un amore impossibile. L'innamorato perso per la prostituta. Un amore di strada, disperato e implorante:
dimmi perchè tu ami sempre gli altri e io amo solo te? Dimmi perchè mi hai chiesto di andar via quando ti ho chiesto "vieni via con me"?
Forse io, particolarmente sensibile agli amori vissuti di nascosto e da nascondere, gli amori da batticuore che non vanno raccontati, mi aggrappo questa sera alla poesia di Dalla che ha saputo cantarceli e farli sentire "nostri" anche quando non ci appartenevano. Ci metto in questi pensieri anche le mie storie froce, quelle belle, quelle pulite, quelle squallide e sporche. Penso ci sia vita anche nel fango.
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venerdì 2 marzo 2012
giovedì 3 febbraio 2011
Rolling with Otavio
Il brano di Adele (Rolling in the deep) è da orgasmo già di suo
e questo modello, Otavio Rauter, lo amplifica.
A ritmo di musica, una carrellata di foto di un bonazzo brasiliano.
La canzone parla di rabbia e rancore verso l'amato, ma noi la usiamo solo come sottofondo. Otavio è buono da prescriversi nelle giornate no, per ripartire alla grande. Meglio della vitamina C.
Godete!
Rolling in the Deep - Adele -21, video originale
e questo modello, Otavio Rauter, lo amplifica.
A ritmo di musica, una carrellata di foto di un bonazzo brasiliano.
La canzone parla di rabbia e rancore verso l'amato, ma noi la usiamo solo come sottofondo. Otavio è buono da prescriversi nelle giornate no, per ripartire alla grande. Meglio della vitamina C.
Godete!
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Rolling in the Deep - Adele -21, video originale
martedì 5 ottobre 2010
Uscirne

Chi negava, chi lo diceva da sempre... non so... io non mi ponevo il problema. Non mi interessava. Cosa mi cambia avere la conferma che Tiziano sia gay oppure no? Nulla. Me la cambia saperlo di Bolle o di Del Piero? Neppure.
Voglio sottrarmi al chiacchiericcio da comari, al gossip da riviste.
Son solo felice per lui: felice se trova una sua maggiore serenità, felice perchè è autentico, felice perchè sta bene.
Mi piacciono gli outing maturati nella piena consapevolezza, odio invece quelli forzati da troppo stress, da chi ti mette alla prova, da insistenze insopportabili di chi ti vuole spalle al muro.
Ogni outing pubblico di gente pubblica può aiutare a dar maggiore visibilità al nostro mondo. Ma spero sempre non sia veicolato (e credo che i personaggi pubblici ahimè sono un po' vittime) da altri interessi commerciali, perchè c'è sempre chi guadagna sul pettegolezzo.
Ad esempio, riporto quanto trovato stasera su Style.it.
Bello l'articolo, belle le parole di Ferro, il mio plauso. Massimo rispetto per la scelta di dichiararsi pubblicamente attraverso una rivista (io non avrei usato quel canale, avrei usato il mio sito internet e perlomeno tolto l'esclusiva a chi vuole guadagnarci).
Rispetto anche la scelta del libro delle sue confessioni, anche se sento anche lì puzza di "sonanti soldini". O forse penso solo male: ha sentito la necessità di farlo pubblicamente attraverso un libro per liberarsi da troppe ipocrisie, troppe sofferenze tenute dentro. Un'azione terapeutica.
Vi posto ora l'articolo che ho letto stasera su Style.it. Ecco di tutto quanto vi riporto, è proprio la parte finale di ciò che ho trovato sul sito che mi ha infastidito. Le paroline finali "L'intervista completa su Vanity Fair n. 40/2010, in edicola dal 6 ottobre 2010".
Vale a dire, "comprate gente, comprate"....
«Che cosa succederà dopo?», chiede Tiziano Ferro. Poi si risponde da solo: «Niente sarà più come prima». «Dopo» è dopo questa intervista, che Vanity Fair pubblica come storia di copertina nel numero in edicola dal 6 ottobre. E prima del libro autobiografico Trent'anni e una chiacchierata con papà (in libreria dal 20 ottobre), dove l'artista ha raccolto i suoi diari dal 1995 al 2010 per fare un regalo a chi gli vuole bene, ma soprattutto a se stesso: vivere felice e contento. E concedersi l'amore che troppo a lungo si è negato. «Un paio di anni fa», racconta, «ho iniziato un percorso di analisi. Da tempo non stavo bene, e avevo capito di dover riprendere in mano una serie di cose, a partire dal mio rapporto con l'omosessualità. Così, al termine dello scorso anno, sono arrivato a una conclusione: volevo vivere quella parte di me, smettere di considerarla un mostro, qualcosa di negativo, addirittura invalidante». I primi dubbi, spiega, risalgono alla sua adolescenza, quando aveva una fidanzata. Proprio a lei li confidò: «Le dissi che pensavo di essere attratto anche dai ragazzi. Mi rise teneramente in faccia, mi disse che non poteva essere vero». Poi arrivò il successo travolgente e Tiziano, incapace di «chiarirmi con me stesso» sui suoi sentimenti, scelse di non viverli. «Non posso puntare il dito contro nessuno, solo contro me stesso», spiega, «Tuttora non so spiegarmi perché considerassi l'omosessualità una specie di "malattia"... Non ho la presunzione di salvare nessuno, ma se il mio libro potesse aiutare qualcuno a evitare di perdere tutti gli anni che ho buttato via io, sarei felice». Le voci ricorrenti sulla sua omosessualità, spiega, «mi facevano una tale rabbia. Non perché non volessi passare per gay, ma perché la verità è che un fidanzato avrei voluto avercelo. E, invece, non avevo nessuno». Perché? «Perché avrei dovuto vivere una doppia vita e io non ne sono capace. Mi dà fastidio quando si parla di accettazione dell'omosessualità. Io, semmai, sogno la condivisione. Una famiglia che accetti le mie scelte non mi basta, voglio che le viva insieme a me. E lo stesso vale per i miei amici».
Ora che quella condivisione è diventata realtà, è pronto a vivere pienamente. «Cerco l'amore, la parte della vita che mi è mancata finora... Per il momento sono solo, ma spero presto di non esserlo più».
L'intervista completa su Vanity Fair n. 40/2010, in edicola dal 6 ottobre 2010
martedì 30 marzo 2010
C'è chi esce dall'armadio


Alcuni mesi fa ho deciso di scrivere le mie memorie, un progetto che, sapevo, mi stava portando vicino ad una meravigliosa svolta nella mia vita. Dal momento che scrissi la prima frase mi fu chiaro che quel diario sarebbe stato lo strumento che mi avrebbe aiutato a liberarmi dalle cose che mi stavo portando dentro da molto tempo. Cose che erano per me troppo pesanti da tener dentro. Scrivendo il resoconto della mia vita, mi avvicinai molto alla mia verità. E questo è qualcosa che merita di essere festeggiato.
Da molti anni c'è solo un luogo dove sono in contatto con le mie emozioni senza paura, e questo luogo è il palcoscenico. Essere sul palco riempie la mia anima in molti modi, quasi completamente. E' il mio vizio. La musica, le luci ed il boato del pubblico sono elementi che mi fanno sentire capace di tutto. Questo afflusso di adrenalina crea una dipendenza incredibile. Non vorrò mai smettere di vivere queste emozioni. Ma è la serenità che mi ha portato ad essere dove oggi sono. Un fantastico ed emozionante luogo di comprensione, riflessione e illuminazione. In questo momento sto provando la stessa libertà che sento solo sul palco e che senza dubbio, devo condividere.
Molta gente mi dice: "Ricky, non è importante", "non ne vale la pena", "tutti questi anni di lavoro, tutto quello che hai costruito crollerà", "molta gente al mondo non è pronta ad accettare la tua verità, la tua realtà, la tua natura". Siccome questi consigli venivano da gente che amo profondamente, ho deciso di continuare la mia vita senza condividere col mondo la mia completa verità. L'essermi lasciato irretire dalla paura e dall'insicurezza è diventato il mio auto-sabotaggio. Oggi mi prendo la piena responsabilità della mia decisione e delle mie azioni.
Se qualcuno oggi mi chiedesse:"Ricky, che cosa ti fa paura?" risponderei "del sangue che scorre nelle strade nei paesi in guerra, dei bambini schiavizzati, del terrorismo, del cinismo di alcune persone in posizione di potere, della distorta interpretazione della fede". Ma paura della mia verita? No, non più. Al contrario, mi riempie di forza e coraggio. Questo è ciò di cui ho bisogno, specialmente ora che sono padre di due splendidi bambini che son così pieni di luce e il cui loro sguardo sul mondo mi insegna cose nuove ogni giorno. Continuare a vivere come ho fatto sino ad oggi sarebbe indirettamente sminuire lo splendore con cui i miei figli son nati. Basta! Le cose devono cambiare. Questo non sarebbe successo 5 o 10 anni fa, ma succede oggi. Oggi è il mio giorno, questo è il mio tempo, il mio momento.
Questi anni di silenzio e riflessione mi hanno rafforzato e mi hanno ricordato che l'accettazione deve nascere da dentro e che questo tipo di verità mi dà la forza di provare emozioni che non sapevo nemmeno che esistessero.
Cosa succederà ora? Non importa. Posso solo concentrarmi su ciò che mi sta accadendo in questo momento. La parola "felicità" acquista un nuovo significato per me, oggi. E' stato un cammino interiore molto intenso. Ogni parola che esce da questa lettera nasce dall'amore, accettazione, distacco e reale soddisfazione. Scrivere questo è un solido passo verso la mia pace interiore, la mia parte vitale di evoluzione.
Sono così fiero di dire che sono un uomo omosessuale fortunato. Mi sento benedetto per essere quello che sono.
RM


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