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martedì 29 gennaio 2013

Non siate felici!


E' dello scorso venerdì la notizia della presa di posizione omofobica del governo russo Putiniano: 388 voti a favore, 1 astenuto e 1 contrario per la proposta di legge per abolire la propaganda omosessuale. Numeri spaventosi. Dico: 388 su 390. Non c'è stata partita.

La legge prevede che, in nome di una fantomatica "tutela dei bambini" sia vietata l'espressione del mondo gay in forma pubblica, quindi, ad esempio l'organizzazione dei gay pride, manifestazioni di sostegno ai diritti dei gay ma anche la semplice proiezione di film a favore delle coppie omosessuali.
Voglio dire, probabilmente i gay non spariranno dal cinema russo se saranno rappresentati come vergognose macchiette con lustrini e scheccate isteriche da comicità grossolana, ma il popolo degli Urali si scordi di poter veder raccontata, ad esempio, la vicenda dei due cowboy di Brokeback Mountain. E probabilmente se un gay farà la sua vita tranquilla, silenziosa e insoddisfatta manco andrà in galera. Bontà loro...

E' odioso solo a pensarci, per tanti motivi. Prima di tutto la mancanza di libertà d'espressione, voglio dire, mica pizza e fichi.
Ma c'è un aspetto che ancor più mi colpisce in questa legge votata in questa prima fase (servono altre 2 votazioni per l'approvazione definitiva) che ritengo ancor più violento del divieto a sfilare con orgoglio e far festa per i propri diritti.
L'aspetto che più mi scandalizza è uno dei termini utilizzati: è vietata qualsiasi rappresentazione positiva delle coppie omosessuali. Attenti bene, non è vietata qualsiasi rappresentazione delle coppie omosessuali, ma son vietate le rappresentazioni positive.
A pensarci vien da accaponar la pelle. Vietare rappresentazioni positive delle coppie omosessuali significa "tollerare" (ed è già un pessimo termine) i gay ma solo se esempi negativi, complicati, infelici. Ancora torna lo stigma del gay come deviato e deviante, malato, irrisolto.


I gay felici sono in effetti troppo rivoluzionari. Dimostrare che la tua identità sessuale non solo non è uno scandalo o una anormalità, ma che addirittura si può vivere una vita felice e realizzata, essere testimonianza di questa gioia, è davvero troppo sconvolgente. Infatti, di fronte agli esempi tangibili, agli amori vissuti, a vite soddisfacenti, chi guarda non può più far finta di non aver visto, non può non interrogarsi.
E questo è rivoluzionario, questo è pericoloso secondo il governo russo, loro non sono nati ieri, le sanno bene queste cose: mostrare libertà, felicità e verità è sempre stata l'arma più efficace per le rivoluzioni. Quanto quel bambino che ebbe il coraggio di evidenziare l'ovvietà che "il re è nudo!". Quindi la strategia è: reprimerle.

Mi chiedo solo quanto e per quanto la felicità e la verità possano essere represse. Ma questa è un'altra storia... e ve la racconto qui:

Una volta, in una città lontana, venne al mondo un bambino trasparente. Attraverso le sue membra si poteva vedere come attraverso l'aria e l'acqua. Era di carne e d'ossa e pareva di vetro, e se cadeva non andava in pezzi, ma al più si faceva sulla fronte un bernoccolo trasparente.
Si vedeva il suo cuore battere, si vedevano i suoi pensieri guizzare come pesci colorati nella loro vasca.
Una volta, per sbaglio, il bambino disse una bugia, e subito la gente poté vedere come una palla di fuoco dietro la sua fronte: ridisse la verità e la palla di fuoco si dissolse. Per tutto il resto della sua vita non disse più bugie.
Un'altra volta un amico gli confidò un segreto, e subito tutti videro come una palla nera che rotolava senza pace nel suo petto, e il segreto non fu più tale.
Il bambino crebbe, diventò un giovanotto, poi un uomo, e ognuno poteva leggere nei suoi pensieri e indovinare le sue risposte, quando gli facevano una domanda, prima che aprisse bocca.
Egli si chiamava Giacomo, ma la gente lo chiamava “Giacomo di cristallo”, e gli voleva bene per la sua lealtà, e vicino a lui tutti diventavano gentili.
Purtroppo, in quel paese, salì al governo un feroce dittatore, e cominciò un periodo di prepotenze, di ingiustizie e di miseria per il popolo. Chi osava protestare spariva senza lasciar traccia. Chi si ribellava era fucilato. I poveri erano perseguitati, umiliati e offesi in cento modi.
La gente taceva e subiva, per timore delle conseguenze.
Ma Giacomo non poteva tacere. Anche se non apriva bocca, i suoi pensieri parlavano per lui: egli era trasparente e tutti leggevano dietro la sua fronte pensieri di sdegno e di condanna per le ingiustizie e le violenze del tiranno. Di nascosto, poi, la gente si ripeteva i pensieri di Giacomo e prendeva speranza.
Il tiranno fece arrestare Giacomo di cristallo e ordinò di gettarlo nella più buia prigione.
Ma allora successe una cosa straordinaria. I muri della cella in cui Giacomo era stato rinchiuso diventarono trasparenti, e dopo di loro anche i muri del carcere, e infine anche le mura esterne. La gente che passava accanto alla prigione vedeva Giacomo seduto sul suo sgabello, come se anche la prigione fosse di cristallo, e continuava a leggere i suoi pensieri.
Di notte la prigione spandeva intorno una grande luce e il tiranno nel suo palazzo faceva tirare tutte le tende per non vederla, ma non riusciva ugualmente a dormire.
Giacomo di cristallo, anche in catene, era più forte di lui, perché la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano.

(Gianni Rodari - Giacomo di cristallo)

Aggiornamento del 30/01/2013
Ascolta l'approfondimento di Radio3Mondo
Intervista a Claudio Salvalaggio, corrispondente da Mosca per l'ANSA. Dal minuto 6.25 la vita della comunità omosessuale; al minuto 8.25 si parla delle punizioni previste dalla legge; al minuto 12.15 i gay nella vita quotidiana.

domenica 27 gennaio 2013

Il confino


Lo pregai di dire che lui era il maschio e io la femmina, così al confino mandarono solo me.



Capita a fagiolo, in questa giornata della memoria, la recensione che ho trovato nell'inserto del Corriere della sera, La Lettura, del romanzo CANI RANDAGI di Roberto Paterlini.
Capita in concomitanza con questa giornata di ricordo dello sterminio avvenuto nei campi di concentramento dove insieme  ai 6 milioni di ebrei andrebbero ricordati anche altri deportati, zingari, omosessuali, testimoni di Geova...
Negli anni '30 e '40 il fascismo attuava comportamenti repressivi nei confronti degli omosessuali «dediti
alla pederastia passiva, con grave pregiudizio per la moralità pubblica e per la integrità della stirpe, costituendo, perciò un serio e pericoloso nocumento per la Società», cosa raccontata anche nel film UNA GIORNATA PARTICOLARE di Ettore Scola di cui vi ho già detto qui

Vi lascio una traccia per la trama del libro che ancora non ho letto ma che mi procurerò sicuramente.


Una mattina di fine estate, Federico e Giacomo trovano sul fondo di un comodino una vecchia audiocassetta risalente alla metà degli anni '80. Sul nastro è incisa l'intervista che lo zio di Giacomo, Francesco, fece a Luigi de Lorenzi. Il signor de Lorenzi, uomo mite, di grande umanità, è testimone diretto della terribile esperienza di confino cui furono condannati negli anni '30 gli arrusi, come allora venivano chiamati gli omosessuali.
A partire dall'audiocassetta, la narrazione si divide in tre vicende. La prima è proprio quella di Luigi de Lorenzi nella Sicilia degli anni '30 e poi sulle isole Tremiti. Al suo racconto s'intreccia la disperazione di Francesco: il virus più temuto degli anni '80, l'Aids, ha colpito il suo compagno. Infine, ai giorni nostri, Giacomo è tormentato dalla paura di essere ormai incapace di amare. La fedeltà è la malta di ogni rapporto d'amore o è possibile accettare l'altro fino al punto di non limitarne la libertà?



venerdì 25 gennaio 2013

Scopano bene!


Ci vuole un porno?

Giornata particolarmente pesante al lavoro, domani e lunedì m'aspetta altrettanto. Poche soddisfazioni, tanti silenzi che mi porto dentro e ispirazione per il blog zero.
Mi butto su un porno, giusto per non fermare il flusso di post, giusto per sfogare, giusto per staccare un attimo. Pure il mio umore in queste sere non mi faceva trovare video "interessanti". Mi sembrava tutto già visto, tutto mal fatto, tutto poco coinvolgente.

Stasera ho trovato qualcosa che però mi ha intrigato.
Video girato in una camera d'albergo e tecnicamente imperfetto. Eppure, sin dall'inizio, il modo di spompinare del moro mi è sembrato da urlo (vojo anch'io così!) e poi la scopata del biondo, un tipo bono e grosso ma sicuramente non pornodivo nè iperdotato, la sento così, come dire... carica (evviva la carica!).
Scopano bene.










Insomma, una ventina di minuti riusciti, non tecnicamente, ma per il mio umore ed il mio godimento. Fatemi sapere se può essere stato d'aiuto, svago, consolazione, relax anche per voi.

martedì 22 gennaio 2013

Bocca secca

Chiaro.
Sono single da poco più di due settimane. E, diciamo la verità, non sento una gran spinta ormonale. Non è da me... Ma va così.

Fase passeggera, si dice. Speriamo. Mi faccio anche certi brutti pensieri sul mio futuro affettivo/sessuale che no, non vi vengo a raccontare ora, in questo post perchè questo non dev'essere un post triste.

Dicevo, che da due settimane sono single e non c'è sesso. Va bene, lo so, la sto menando più dura di quel che è. Di fatto questa per me è la normalità anche di questi due anni: un incontro ogni 2/3 settimane era la norma. Raramente di più.

Ma non vorrei che questa inappetenza si protraesse troppo. Rimanere a bocc'asciutta crea una certa secchezza e la secchezza fa screpolare le labbra e con le labbra screpolate cosa si crea? Una nuova versione di Uccelli di Rovo?


E poi io devo anche intrattenere i miei lettori, con avventure mie o di altri. E' un dovere morale, io sono sensibile a questi doveri (#credici!)



E comunque mi chiedevo...
Ma il sesso orale, lo si mantiene vivo con la pratica sennò si dimentica, oppure è come andare in bicicletta che una volta imparato non lo scordi più?
(potrei essere molto generoso con un ciclista come lui)
Sarà meglio che, nell'attesa, mi tengo ripassate le dritte che mi ero già scritto qui


sabato 19 gennaio 2013

Prosopagnosia

Dimmi che cazzo hai e ti dirò chi sei.
Nel senso... fatti guardare e chiedimi poi di che colore hai gli occhi. Non te lo saprò dire. I capelli? Lunghi o corti? Erm... lasciami pensare.
Ma fammi vedere il pisello et voilà, quello con buona probabilità non lo dimenticherò.
Mi succede. Troppo spesso. Forse si chiama "memoria selettiva"? La capacità di ricordare solo ciò che realmente interessa?

Come, tanto per dire, con "Cazzellotto", di cui vi avevo già parlato
Non vi saprei dire ora esattamente particolari caratteristiche del suo volto, come farei fatica a riconoscerlo/associarlo tra le persone che conosco se lo incontrassi in via del Corso, anzichè in palestra.
Ma il suo pisello, quello si che lo riconosco. L'ho notato dall'inizio, anche per quella strana caratteristica che aveva di spogliarsi completamente per cambiarsi per andare in sala pesi, mettendosi comodo nei pantaloncini, senza portare le mutande. Proprio come questo del video:
Ora, Cazzellotto non è altrettanto figo, ma dotato molto (tra l'altro, cercavo sempre di capire come potesse quel suo pisello lungo, mai fuoriuscire dai pantaloncini corti e ho scoperto poi che indossa pantaloncini con mutanda a rete contenitiva, si, proprio come nei costumi da bagno).
Ma di altro vi stavo parlando.

Com'è il pisello di Luca? Ah, si... Lo ricordo bene. Tozzo ma grosso.
E Andrea? Uhm, niente di che...
E Sofficiotto, che pure è una vita che non vedi? Eh... quello lo ricordo bene, eccome se lo ricordo... Quanti pensieri impuri ho fatto sulle panche di quello spogliatoio...



E quindi, com'è il pisello di Giuseppe?
Ecco, qui casca l'asino.

Si perchè Giuseppe ha un pisello asinino. Lungo, eccessivamente lungo, e abbastanza grosso... e lo sembra ancora di più se abbinato alla sua eccessiva magrezza e un toracino minuto.
Basso e calvo, quasi cinquantenne, da due anni Giuseppe frequenta la mia palestra. Io con lui ho sempre fatto saluti solo di cortesia e mai un dialogo. Una persona con la quale mai mi è venuta l'ispirazione di condividere qualcosa. Perchè poi avrei dovuto? Devo mica parlare con tutti.
E invece AVREI DOVUTO! Vi spiego.

Rimanendo soli in spogliatoio, gli ultimi due utenti poco prima della chiusura, è più imbarazzante il silenzio e quindi ci siam messi a chiacchierare con parole di cortesia: il tempo. Una chiacchiera tira l'altra e lui dice "si, beh, io lavoro poco lontano da casa tua". "Davvero?" chiedo, "non ti ho mai visto".
Lui mi guarda strano e dice: "scusa, ma io sono il socio di Tizio, il tuo amico, ci conosciamo da anni".
Oh cazzo!
"Scusami ma non ti avevo riconosciuto, ti sarò sembrato un orso in questo tempo che non ti ho mai rivolto la parola, io delle persone che non ho spesso sott'occhio mi dimentico, non le so riconoscere". Ero imbarazzato. Anche perchè mentre dicevo così mi sovveniva che con Giuseppe abbiamo condiviso una settimana bianca anni fa e un lungo week-end in Toscana, lui, il mio amico, le loro mogli e i loro figli. Cioè, voglio dire, mica uno visto una volta a cena e poi basta.

Avrà pensato che sono o fuori di testa o molto più probabilmente che in questi due anni me la tiravo e fingevo di non conoscerlo.
Ma giuro: io fatico a riconoscere le persone dai volti, soprattutto fuori dai contesti in cui le ho incontrate. Un volto visto anche spesso ma ritrovato dopo tempo in un altro contesto probabilmente non lo saprò associare ad una conoscenza.
Questa incapacità di riconoscere i volti si chiama "PROSOPAGNOSIA", oddio non credo di avere proprio questo deficit mentale, ma qualche carenza si, da anni. E mi preoccupa. E mi fa continuamente fare figuracce.

Certo è che il pisello, occhèi, diciamolo, il cazzone... di Giuseppe, non lo dimentico. Chissà per quale motivo: chiamiamola prosopagnosia, chiamiamola memoria selettiva, ma alla fin fine la mia è semplicemente una
"memoria del cazzo".

martedì 15 gennaio 2013

Travestire i bisogni


Per la serie, siamo belli perchè siam complicati, vi propongo una riflessione:
L'amore che dovrebbe essere l'espressione genuina e non filtrata dei nostri bisogni a volte si veste di finzioni per esistere. 
Leggevo il brano che vi riporto qui sotto (un esempio relativo ad una coppia etero, ma vale per tutti) e mi trovavo ad interrogarmi. Quando scatta un interesse per una persona come ci approcciamo? Abbiamo bisogno di mettere in atto strategie per conquistare chi ci piace e ottenere da quella persona ciò che fa parte dei nostri desideri? A volte non sono strategie del tutto consapevoli. Vediamo:


Immaginiamo la situazione seguente: Tomas di Amburgo si trova per affari a Portland, Oregon, dove conosce Jen. Hanno tutti e due ventotto anni e lavorano nell'industria informatica. Jen piace subito a Tomas. Passano alcuni giorni e lui inizia a conoscerla meglio, ride alle sue battute sulle persone con cui lavorano, ammira le sue acute analisi politiche e le sue opinioni intelligenti su musica e film. Inoltre, Jen gli fa tenerezza: quando gli ha raccontato, a cena, che chiama sua madre ogni giorno anche quando è in viaggio e che il suo migliore amico è il fratello minore, che ha undici anni e adora arrampicarsi sugli alberi, l'ha trovato molto dolce. 
Quando un amico chiede a Tomas di Jen, lui gli confida di trovarla piuttosto carina. Anche lui piace a Jen, ma non nello stesso modo. Lei vorrebbe farlo sdraiare sul copriletto viola della sua camera al motel (il Crown Court Inn) e mettersi a cavalcioni sopra di lui. Vorrebbe prenderglielo in bocca e contemplare l'espressione di piacere sul suo viso

Da quando si sono conosciuti, ha immaginato ripetutamente il suo corpo seminudo in posizioni diverse. L'ultima volta ha fantasticato di farlo con lui in una delle sale riunioni in cui lavorano. Ma a parte questo ruolo nel suo immaginario sessuale, Jen - che è un'amica leale, una cittadina perbene e che un giorno diventerà anche una buona madre - non ha alcun dubbio: per lei Tomas sarebbe un compagno fisso del tutto inappropriato. Non riesce a immaginare di sopportare per una vita intera la sua allegria, il suo amore per gli animali e il suo entusiasmo per il jogging. La sera prima ha avuto grossi problemi a concentrarsi sulla lunga storia che lui le ha raccontato a proposito di sua nonna, che è ricoverata in una casa di riposo con una malattia che i medici non riescono a identificare. Dopo il sesso, Jen sarebbe più che felice di non rivederlo mai più.

Il dilemma che queste due persone affrontano è endemico nella nostra società, che perfino al giorno d'oggi non offre alcun sistema semplice per dare voce ai nostri desideri di amore e sesso, spesso divergenti. Tendiamo a girare intorno a ciò che vogliamo, a travestire con pretesti i nostri bisogni, in genere mentendo, spezzando il cuore a qualcuno e soffrendo, tra frustrazioni e sensi di colpa. Non siamo ancora arrivati a una fase dello sviluppo umano in cui Jen potrebbe dire apertamente a Tomas di desiderarlo sessualmente e nulla di più. Alle orecchie di molti, questa affermazione sembrerebbe brutale (forse anche crudele), animalesca e volgare. Ma nemmeno Tomas, del resto, può essere sincero, perché il suo desiderio di trovare l'amore con Jen sembrerebbe sdolcinato e mediocre. Il tabù che gli impedisce di dichiararle: « Voglio amarti e prendermi teneramente cura di te per il resto della vita » è forte come quello che vieta a lei di dirgli: «Vorrei scoparti nella mia stanza d'albergo e poi dirti addio per sempre». Per avere una possibilità di ottenere ciò che vogliono, entrambi devono mentire sui propri desideri. Jen deve stare bene attenta a non lasciar intendere che il suo interesse per Tomas è puramente sessuale e Tom non può dar voce alla sua ambizione d'amore, per paura che Jen se la dia a gambe. Entrambi sperano di riuscire a ottenere il risultato desiderato senza dover specificare esplicitamente di cosa si tratti. Quest'ambiguità di solito dà origine soltanto a tradimenti e aspettative infrante. Chi vorrebbe amore ma ottiene solo sesso si sente usato. Chi cerca sesso ma per ottenerlo deve fingere di volere amore, se costretto a iniziare una relazione, si sente in trappola o, se riesce a fuggire, si sente perverso e disonorevole.
In che modo la nostra società potrebbe mettere Tomas e Jen, e altri come loro, nelle condizioni di ottenere un risultato migliore? 
Prima di tutto riconoscendo che nessuno dei due bisogni ha un primato morale sull'altro: desiderare l'amore più del sesso, o perfino al posto del sesso, non è «meglio» o «peggio» del contrario. Entrambi devono avere un ruolo nel repertorio di sentimenti e desideri umani. 
Secondo, in quanto società, dobbiamo trovare il mezzo di far sì che questi due bisogni possano essere espressi liberamente, senza paura del biasimo o della condanna morale. Dobbiamo mitigare i tabù che circondano questi due appetiti per ridurre al minimo la necessità di dissimulazione, e quindi il dolore e i sensi di colpa che provoca. Finché  l'unico modo di ottenere sesso sarà fingere di essere innamorati, alcuni di noi mentiranno tentando il tutto per tutto. E finché l'unica chance di trovare un amore duraturo sarà fingersi avventurieri pronti a fare sesso in una stanza di motel con qualcuno che abbiamo appena conosciuto, altri correranno il rischio di sentirsi abbandonati il mattino seguente. 
E' arrivato il momento di dare al bisogno di sesso e al bisogno d'amore lo stesso rispetto, senza alcuna patina di moralismo. Sono necessità che possono essere provate in maniera indipendente l'uma dall'altra e che hanno un valore e una validità equivalenti. Sono necessità che non ci devono costringere a mentire per poterle soddisfare.
[Alain de Botton - Come pensare (di più) il sesso]



Mi pare che non sia questo che non abbia funzionato tra me e L., ci sarà invece altro che dovrò capire. Ma sull'argomento di questo esempio siamo da subito stati onesti nel raccontarci le esigenze di entrambi: il bisogno di sesso, quello fisico ormonale e godereccio, nella primissima fase, accompagnato dal bisogno di "affetto e compagnia" imparando a conoscerci.

Forse è anche vero che per dei gay sia più facile non farsi troppi scrupoli a esprimere il bisogno di fisicità perchè non accompagnati dal timore di essere considerati volgari (come può esserlo invece per una donna) mentre vedo di più la paura ad esprimere il bisogno di amore (come tutti i bravi maschietti che vogliono fare i duri e indipendenti).

Mi chiedo però se ci son stati altri aspetti dove non siamo stati in grado di manifestare appieno le nostre aspettative e ora rischio di crucciarmi e voler psicanalizzare il nostro amore per capirci qualcosa, quando semmai non c'è poi molto da capire ma semplicemente da accettare.

Ma voi cosa ne pensate? Non su di me e L. ma su questo tipo di dinamiche? Vi siete riconosciuti in qualcosa di simile nelle vostre esperienze?

For good. Per sempre


Quali sono quelle ragioni particolari per cui alcune persone entrano a far parte significativamente della nostra vita?
Perchè ci sono persone verso le quali siamo particolarmente attirati?
"Nulla è per caso" qualcuno dice, oppure "tutto è a caso ma si può dargli comunque senso", sostiene qualcun altro.
Ci sono incontri che non aggiungeranno niente a quel che sei, altri invece, come certi amori, non solo condivideranno una parte della tua storia ma la plasmeranno anche.

Quando i cammini si separano ti ritrovi a chiedertelo: in cosa sono cambiato? Cosa porto con me dopo questa esperienza come bagaglio in più?
C'è chi si scopre migliore chi solo più insicuro,
chi ha saputo sentirsi amato come poche volte nella vita, chi invece tradito.

Penso a tutto questo accompagnandomi con il brano che vi posto qui sotto. Sono parole e domande che faccio anche mie: "chi può dire se son cambiato in meglio? Credo davvero di essere cambiato in meglio. Perchè ti ho incontrato, perchè ti ho conosciuto. Sono cambiato. Per sempre"

I've heard it said
That people come into our lives for a reason
Bringing something we must learn
And we are led
To those who help us most to grow
If we let them
And we help them in return
Well, I don't know if I believe that's true
But I know I'm who I am today
Because I knew you:

Like a comet pulled from orbit
As it passes a sun
Like a stream that meets a boulder
Halfway through the wood
Who can say if I've been changed for the better?
But because I knew you
I have been changed for good

It well may be
That we will never meet again
In this lifetime
So let me say before we part
So much of me
Is made of what I learned from you
You'll be with me
Like a handprint on my heart
And now whatever way our stories end
I know you have re-written mine
By being my friend:

Like a ship blown from its mooring
By a wind off the sea
Like a seed dropped by a skybird
In a distant wood
Who can say if I've been changed for the better?
But because I knew you:
Because I knew you:
I have been changed for good

And just to clear the air
I ask forgiveness
For the things I've done you blame me for
But then, I guess we know
There's blame to share
And none of it seems to matter anymore

Like a comet pulled Like a ship blown
From orbit as it Off it's mooring
Passes a sun, like By a wind off the
A stream that meets Sea, like a seed
A boulder, half-way Dropped by a
Through the wood Bird in the wood
Who can say if I've been changed for the better?
I do believe I have been changed for the better
And because I knew you
Because I knew you
Because I knew you
I have been changed for good.


sabato 12 gennaio 2013

Mostrare il pacco a Milano

Ripartiamo con qualcosa di leggero.
beh,  questo pacco leggero non sembra...
Avete voglia di curiosare sotto i pantaloni della gente che incontrate sulla strada? Scoprire le gambe più o meno pelose, snelle o muscolose, gracili o tornite? Dare una sbirciatina ai "pacchi" degli uomini in mutande e divertirvi ad osservare quanto quegli slip o boxer siano più o meno pieni? Oppure volete mostrare a tutto il mondo che belle chiappe vi disegna quell'intimo che vi è stato regalato per Natale?

Niente di più facile!
O perlomeno, sarà facile domani pomeriggio se siete a Milano o Roma.
Domenica 13 gennaio infatti è organizzato il NO PANTS SUBWAY RIDE,  un flash mob che sarà attuato in molte città del mondo. Da Boston a Londra, da Toronto a Parigi e quindi anche da noi (so di Milano e Roma)

Ma badate bene, non è nulla di erotico, niente di sconcio o con nudo esibizionismo. Gli organizzatori parlano di semplice goliardata per puro divertimento.

Si tratta in pratica di riunire i partecipanti volontari (ci può andare chiunque) in un punto prestabilito della città (Piazza Leonardo da Vinci, fermata "Piola", ore 14 per chi è a Milano), salire in metrò e togliersi pantaloni e gonne, mantenendo un normale atteggiamento quotidiano: leggere il giornale, ascoltare musica, chiacchierare con l'amico. Il divertimento, dicono, sta nell'esperienza collettiva fuori dalle righe e nel guardare le espressioni di stupore o perplessità della gente.





Quasi quasi una capatina in metrò domenica la faccio... Se ci capitate o partecipate pure voi, armatevi di fotocamera.

giovedì 10 gennaio 2013

Del blog

Sono alcuni mesi, dal luglio scorso almeno, che mi domando quale senso abbia per me continuare a mantenere vivo questo blog. Le motivazioni che mi avevano spinto ad aprirlo stanno lasciando spazio ad altro nella mia vita.
C'era dapprincipio il bisogno di sfogarmi, il bisogno di raccontarmi e "sputtanandomi" conoscermi, per respirare quella libertà di chi esprime tutto, senza pudori, scrivendo ciò che nella mia vita non riesco a dire.
C'era il bisogno di confronto con esperienze "altre" legate all'omosessualità.
C'era il bisogno di compagnia. Compagnia virtuale che è arrivata in abbondanza, oltre ogni più rosea aspettativa, tra i commentatori del blog e in chi mi scrive privatamente.

Portare avanti un blog poi, questo blog, era anche un piacevole passatempo: pensare a cosa scrivere, selezionare il materiale fotografico e video, mi aiutava a riempire un po' delle mie serate solitarie. Sapere poi che dall'altra parte dello schermo c'è anche chi attende con curiosità, diventa fonte di soddisfazione e gratificazione personale.

Ma come dicevo, già la scorsa estate alcuni di questi aspetti venivano meno. Il bisogno di raccontarsi sta lasciando spazio ad un altro di maggior intimità. Il bisogno di ritornare "a lavorar la vita", in questo armadio che ormai ha imparato a trovare alcune uscite secondarie, e ritrovare una mia nuova privacy.

Ad agosto la decisione di chiudere sembrava imminente. Solo l'insistenza di L. ha fatto si che continuassi. Per rimandare la chiusura a Natale quando ormai mi era chiaro di voler terminare questa bella esperienza.

Poi il sentore che tra me e L. qualcosa stava cambiando e la paura, si la paura, di ritrovarmi solo. Senza neanche più uno spazio dove sfogarmi, dove sentirmi in contatto con gli altri e anche un po' coccolato (a proposito di coccole: grazie a tutti per le vostre manifestazioni d'affetto) e così ho temporeggiato.

Il blog è stato sempre argomento presente tra noi due. Anche domenica sera, uscendo dalla camera d'albergo, quando il quadro era ormai caduto, ho detto a L.: "credo proprio che NON sia questo il momento giusto per chiudere il blog" e lunedì mattina chiedergli ancora "cosa e come raccontare di noi?".

"Non saprei....sono sicuro che deciderai per il meglio", è stata la sua risposta.
Mai ha messo bocca su cosa andavo a scrivere di noi, ne avrebbe avuto anche il diritto visto che riguardava anche lui. Un po' per rispetto verso di me, un po' perchè anche a lui andava bene così. Quello che scrivevo esponeva anche lui ma era anche un modo per aprire uno spiraglio dal suo armadio e questa cosa lo gratificava.

Non so quanto e cosa scriverò nei prossimi post. C'è il rischio che ne venga fuori una lagna depressiva oppure quello di fingere una normalità che non c'è, solo perchè si "deve continuare". The show must go on?
Andrò a ispirazione personale, tutta mia, secondo il momento, in questa fase dove i miei vissuti hanno bisogno di essere riletti e lasciati decantare.
Probabilmente ne verranno fuori risultati schizofrenici, tutte le mie contraddizioni: pensieri intimistici e spudorate voglie di cazzo.
pensieri intimistici...
...e spudorate voglie di cazzo
Ancora per un po' mi farò compagnia con il tempo che impiegherò a scrivere e con la vicinanza di chi continuerà a seguirmi.
Quando qualcosa cambierà, vedrò di salutare e ringraziarvi.

Intanto un coup de théâtre, tanto per esagerare...

lunedì 7 gennaio 2013

Fran!


A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'é una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran.
Cos'é che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? [...] Non si capisce.
E' una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto.
Quando cade un quadro.
Quando ti svegli un mattino, e non la ami più.
Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra.
Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui.
(A.Baricco - Novecento)
La notizia è questa e non ci giro intorno poi molto:
la storia tra me e L. è finita.

E' finita ieri, tra le lenzuola del nostro alberghetto, quello che era da tanti mesi (come aveva suggerito "freedog" solo qualche post fa) la nostra Brokeback Mountain, il luogo privilegiato dei nostri incontri.

E' finita per vari motivi: alcuni chiari, altri aleatori che un po' mi lasciano sgomento. Alcuni mi vedono del tutto consapevole e comprensivo, altri raccontano delle nostre fragilità. Vorrete capire che, per rispetto più di L. che mio, non verrò a raccontare.


E' finita come quel quadro che cade giù, con la differenza che la cosa non è stata improvvisa ma da dicembre mi accorgevo di scricchiolii e cedimenti.
Ma quando il quadro cade è sempre un fran! e ti spaventi.
E ora non vorresti pensarci per non fare impazzire il cuore. A botta calda impazzisce prima quello.

E' finita facendo l'amore, o forse ieri era già "solo" sesso. E' finita tra sorrisi e goccioloni. E' finita col cuore che mi scoppia d'affetto e nessun rancore.
Nessun rancore.

Ho sempre pensato che la fine di un amore come è stato il nostro, così nascosto, privato, intimo, che ha dovuto sopportare in silenzio anche le macerie del terremoto, sarebbe stata devastante e rabbiosa. Un amore così, pensavo, poteva finire solo con un gran litigio e rabbia in corpo da vomitare addosso all'altro.
Non è così. Per fortuna, non è così.

Vorremmo anche, come dire..., accompagnarci alle nostre nuove vite.
Spero di non essere sopraffatto dal dolore. All'oggi siam tristi ma sereni. Questa cosa mi da pace.
C'è solo quella paura, quella domanda che compare alla fine di ogni amore: che la bellezza che ti è stata data da vivere non la potrai raggiungere più...

Finito il tempo di cantare insieme
si chiude qui la pagina in comune
il mondo si è fermato io ora scendo qui
prosegui tu, ma non ti mando solo…

Ti lascio una canzone
per coprirti se avrai freddo
ti lascio una canzone da mangiare se avrai fame
ti lascio una canzone da bere se avrai sete
ti lascio una canzone da cantare…
una canzone che tu potrai cantare a chi… 
a chi tu amerai dopo di me….

Ti lascio una canzone da indossare sopra il cuore
ti lascio una canzone da sognare quando hai sonno
ti lascio una canzone per farti compagnia
ti lascio una canzone da cantare…
una canzone che tu potrai cantare a chi…
a chi tu amerai dopo di me…
a chi non amerai senza di me….

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