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martedì 15 marzo 2011

La vita segreta


Mi ha scritto giorni fa un lettore: un uomo maturo che confida di essere, come me, "in the closet". Esperienza diffusa, me ne sto rendendo conto dai feed-back che ricevo.
Anche lui ha un blog e alimenta la sua "vita segreta" dando spazio e sfogo alle sue fantasie in questo modo virtuale. Una frase sua mi ha particolarmente colpito: "vivere la mia omosessualità è da sempre una lotta ma ormai ci sono abituato e questo segreto, il mio segreto, è diventato il mio modo di vivere".
E' così anche per me, me ne rendo conto. Il mio "segreto" è una parte di me, ormai così naturale al punto che non definirei più questo mio vissuto come "lotta" e neppure come "maschera". Semplicemente io mi sento così: un vissuto affettivo che è privato, solo mio.
Nella mia giovinezza, complici anche alcune tendenze bisessuali, pensavo e speravo che prima o poi il mio lato gay svanisse crescendo. Poi vidi che non succedeva. Non fu facile rendersi conto di questa impossibilità a cambiare fino a che, forse per sfinimento interiore, accettai che io ero così, e non era nè cosa cattiva, nè cosa buona. Ero semplicemente... così! Questa accettazione è dentro di me, mentre esteriormente il "segreto" vive ancora.
Ricevo anche altre e-mail: da chi mi sprona a fare coming out, a chi mi provoca a fare coming out, a chi mi deride o si arrabbia perchè non faccio coming-out. Tutto serve per confrontarmi.
Ricevo anche e-mail (molte meno in verità, ma anche queste ci sono), di chi rimpiange di aver fatto coming-out, di chi vive con più fatica oggi che quando manteneva la sua affettività nella sua sfera privata e segreta.
Questo per dire che non c'è mai una soluzione univoca, un'unica strada da percorrere, un unico cammino, un unica possibilità.
Il tutto va ben soppesato, scelto. Perchè da certe strade non si deve tornare indietro e forse neanche si può.

Ancora una volta, questi pensieri, li ho ritrovati già scritti come se li avessi scritti da me:

Talvolta Philip pensava a cosa sarebbe successo se sua madre lo avesse sorpreso circondato dalle sue lucide riviste, mucchi in­teri sparpagliati dappertutto sul pavimento, variopinte come i giocattoli e i tasselli delle costruzioni con le quali, da bambino, si era spesso costruito castelli in miniatura per abitarci lui stes­so. Immaginò l'espressione della sua faccia, gli occhi spalanca­ti, la bocca aperta per la confusione. Oltre questo, non riusciva a immaginare niente. La sua vita, supponeva, sarebbe finita in un lampo, com'era incominciata. Con un po' di fortuna, sareb­be rinato senza questo bisogno.

Fu solo molti anni dopo che Philip riuscì a guardare in fac­cia questa possibilità, a immaginare la scena che non si verificò mai, la scena in cui sua madre entrava nella sua stanza e lo sor­prendeva chino sulla sua lettura pornografica. Immaginò l'ef­fetto che gli avrebbe fatto essere costretto a parlarne, ammette­re le gonfie erezioni e i "giocattoli" degli annunci pubblicitari e i sergenti dei fotoromanzi, "che serravano le labbra" su reclute accondiscendenti. Sua madre forse avrebbe reagito relativamen­te bene, decise. Avrebbe lasciato la stanza, dandogli il tempo di ripulirla. Più tardi, con calma, sarebbe tornata sull'argomento, avrebbe detto qualcosa di saggio per non parlarne mai più, im­maginando, supponeva Philip, che questa fosse una fase infan­tile, che col tempo avrebbe superato. E lui, cosa avrebbe detto lui? La sua vita sessuale si era nutrita in segreto; non ne aveva mai parlato con nessuno, neppure con se stesso. Poteva essere reale qualcosa di così privato, si chiedeva? Non gli sarebbe capi­tato un giorno o l'altro di conoscere una ragazza, e innamorar­sene? Non si sarebbe verificato un cambiamento degli ormoni sui quali stava imparando qualcosa proprio in quei giorni du­rante la lezione di scienze, che gli rendesse possibile fare l'amo­re con una donna come tutti gli altri uomini, sposarla come tut­ti gli altri uomini? Allora se ne sarebbe liberato, di quell'altra vita, della vita segreta; gli sarebbe scivolata via di dosso, sco­nosciuta a tutti salvo che a lui, come un guscio, e lui ci avrebbe ripensato come a un sogno lontano. Solo se sua madre l'avesse scoperto, se l'avesse sorpreso - solo allora non avrebbe più potuto tornare indietro. (D. Leavitt - La lingua perduta delle gru)

venerdì 14 gennaio 2011

Mettersi a nudo?

15 gennaio - aggiornamenti: aggiungo intervento di Nanà e mio commento. Sul fondo del post.
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Che dire sui vostri commenti al mio post precedente?
Che ci son tanti spunti di riflessione, che domani  aiuteranno (spero) me e L. nella ricomprensione dell'accaduto. Spunti, perchè le somme dovremo alla fine tirarle da noi. Oltre ai vostri commenti mi sono arrivate anche alcune e-mail personali. Anche lì, qualche riflessione in più c'è. Mi sono domandato se vale veramente la pena mettersi a nudo e ho cercato di darmi una risposta anche a questo.
Ma cerchiamo di andar con ordine:

TEO dice ciò che già mi ero ed avevo detto a L. : "Non ci siamo giurati amore eterno, non ci sono impegni..." e mi chiedo se non ci sia un po' di ragione nel suo parlare di "eccessivo rigurgito di coscienza". E' vero che, caratterialmente io tendo spesso a drammatizzare i miei vissuti. Un commento di questo tipo mi aiuta a stemperare il mio malessere. Pone anche la questione dell'ipotetica fedeltà di L. Io non so, non ho dettagli o dubbi particolari, ma non era questo il punto. Il punto non è "i miei o suoi divertimenti extra", ma il fatto di far del male ad una persona a me vicina. Ma davvero... stemperare gli eccessivi rigurgiti di coscienza mi può aiutare. Grazie Teo.

RUSSEL sottolinea la reazione di L., arrabbiato perchè crede più di me al nostro vissuto insieme. Devo dire che L. più che rabbia ha espresso dolore e fatica e, in onor di verità, non ha fatto "muro" contro di me. In alcun modo. Sul fatto ch'io stia vivendo ora ciò che mi sono sempre negato, Russel trova quasi comprensione, sottolineando che il suo bisogno è invece quello di rapporti seri. E' il mio augurio per lui e chissà, anche per me, se un giorno avrò la capacità di mettermi in gioco totalmente.

LORAN mi trova pienamente d'accordo. La differenza tra il pensato,detto e agito è una delle prime difficoltà. Si scontra con le nostre incoerenze, in questo caso l'incoerenza mia "nei fatti" e l'incoerenza di L. nel ritrovarsi "ferito" dopo non aver mai posto vincoli. Nella situazione più frustrante ora si trova L., me ne rendo conto e mi spiace. Potesse essere tutto più facile.

LORENZO pensa positivo. Ch'io tenga ad L. per ciò che abbiamo iniziato a percorrere è indubbio. Il bisogno di onestà nasce da questo. Avrei potuto finger di nulla, farmi i miei porci comodi e un domani, valutare se e come continuare. Ma in Lorenzo c'è forse un errore di fondo nella comprensione del nostro vissuto. L. ha centrato bene il problema quando mi ha detto "insomma non ti prendo abbastanza", cioè c'è da chiedersi "quanto" teniamo l'uno all'altro. A livello 10? 50? 100? Sarebbe possibile quantificare? Ci sono livelli? La nostra è una relazione? O un'amicizia intima? Domande a cui dobbiamo dar risposta. O almeno tentare.

MR MOSCONE: che dire? Touchè! Mi brucia il suo intervento. Brucia perchè un po' lo sento "rigido", quasi evocativo di sensi di colpa, soprattutto quell'augurati che..., ma forse brucia perchè tocca un tema vero, il bisogno di relazione che va costruito nei fatti, e la paura della solitudine. Lo ringrazio.

MAJIN79 parla delle attese sottaciute e direi che centra uno dei tanti punti in questione. In verità è che per tanti, troppi motivi, (contingenti, ma non solo, insieme alle nostre paure) le condizioni di "non-esclusiva" erano date proprio a protezione di ciò che non poteva realizzarsi. Costruire implica un conoscersi, frequentarsi, darsi un vissuto agito comune. Questo manca e mancherà. Ma forse non mancavano nel desiderio di L. altre attese.

FRANCESCO propone un fulcro su cui ragionare e lo percepisco come centrale. I binari che presenta non sono figurativi ma reali e che entrano nel mio vissuto fortemente. Lo ringrazio per l'invito a non angustiarmi ma a capire.

LAVEGA quasi mi solleva da ogni responsabilità. Fai quel che ti pare insomma, e se L. non capisce... "cavoli suoi". E' una facile soluzione, ma non mi appartiene. Ho sempre pensato che le felicità che si basano solo sui "nostri" bisogni siano fragili. Non mi è mai piaciuta la gente che per "star bene" fa star male gli altri. Certo nessuno è chiamato a vivere ciò che non sente per la paura di deludere o ferire, ma ad esempio, porsi le domande se è possibile non far male (purtroppo non è sempre possibile) mi sembra una prova di responsabilità. Io non riesco ad essere una di quelle persone che scambiano il loro sorridere menefreghista per "ottimismo". Comunque leggo anche il suo intervento come modo per darmi conforto e come invito a non mettermi troppo in croce. Grazie.

I'M SO GUY mi insegna che c'è sempre da imparare, dai momenti belli e brutti, dagli sbagli, perchè tutto serve. Ci voglio credere, anche se sbagliare mi da sempre fastidio perchè colpisce il mio ego. Ma leggo questo suo consiglio come un'esperienza già vissuta e dalla quale imparare.



Segnalo poi anche due interventi arrivati a mezzo e-mail:
MP dice "mi ricordo che nelle mie prime esperienze ho fatto molti errori, ho sicuramente ferito alcune persone che mi volevano bene e anche io sono stato ferito da altre, ho conosciuto tanti ragazzi in poco tempo e non sapevo bene come gestirli, perchè cmq ero alla ricerca del ragazzo giusto per me... ecco, volevo dirti questo per incoraggiarti a continuare anche tu nella ricerca del tuo uomo...e intanto goditi le avventure di sesso, vedrai che poi ti resteranno tanti bei ricordi anche di questa fase un pò "convulsa" . Questo intervento, come quello di Teo, mi aiuta ancora a stemperare e a sentire che anche i miei errori sono parte di un cammino già percorso da altri. E' consolatorio.

invece mi scrive nel finale della sua lettera "la vita è tua, e puoi cercare di avere o meno consensi con la tua platea e la tua coscenza...ma penso che tu dentro di te sappia quello che vuoi... per cui vivi..." Questo intervento lo sento affettuoso nell'invito a vivere ma stridente per quell'uso del termine "platea". Il blog sarebbe il teatrino dove mettere in scena la mia vita per cercare considerazione da un pubblico presente. Che nei blog e nel nostro raccontarci ci sia di mezzo anche il coltivare un "ego personale" ci sta, ma l'utilizzo principale è quello di avere una valvola di sfogo. Potrei non andare troppo nel personale, potrei solo postare filmati e belle immagini, parlare del bel tempo o del nostro governo o di Lady Gaga... ma il resto? ciò che non dico al mondo, a chi lo dico? Dovrei mettere una maschera anche qui?


Ecco perchè, a rischio di figuracce o impopolarità ho voluto ancora una volta mettermi a nudo.

Grazie a tutti per i vostri interventi e per la partecipazione. 

Aggiornamenti: aggiungo intervento di Nanà e mio commento.


In(consapevole)
..ripogo i miei occhiali dalle lenti rosa, che mi rendono la vita tutta positiva e vediamo...
Ho sempre ritenuto che l'onestà fosse una delle prime cose in un rapporto che sia etero, gay, o che diavolo fosse! Quindi fin dall'inizio ci si conosce e si parla anche di queste cose, poi quando si fa un passo oltre nel rapporto e si ufficializza di essere una coppia o quasidovrebbe essere tutto già stabilito... Hai mai parlato con L di certi tuoi pruritini sessuali? sono sbocciati solo adesso?...
Spesso in un rapporto a due non ci si capisce proprio perchè non si vuole ascoltare e scoprire l'altro.
Ma secondo me parlando anche di "certe voglie", risolverai tutto fra te e "L"
Un abbbraccio profondo, for you

@ Nanà Lanuit - tra tutti gli errori di cui mi posso rimproverare devo ammettere che almeno con L. non ho mancato di onestà (qualcuno direbbe che esserlo al 100% è stato un errore).
No, il problema non è che L. non conosce e non soddisfa i miei pruriti e quindi io vado a cercare altrove. Il problema sono un'1 h e 1/2 mezza d'auto CIASCUNO per trovarci a metà strada, il problema è che tra un incontro e l'altro passano una, due o tre settimane...il problema è che nessuno dei due oggi vuole/può uscire dall'armadio al punto da dirsi... ci proviamo? Diventa difficile costruire... Capisci?

domenica 13 giugno 2010

C'è posta per me/3 Dormo?

Da qualche settimana il mio blog ha subito un'impennata di accessi. Con questi sono arrivati molti più contatti ed e-mail che gradisco sempre anche se, scusatemi, forse non riesco a garantire a tutti ed in tempi brevi una risposta. Ma, vi prego, contattatemi pure se di va: l'occasione di un confronto è sempre buona cosa.
Tra queste e-mail me ne arrivano alcune private che naturalmente non riporto, begli scambi di idee, esperienze più o meno sofferte, più o meno felici e risolte. Sono queste le tipiche e-mail che mi aspetto di ricevere e per cui ringrazio!!!
Poi ci sono state 2 lettere maleducate scritte da presunti etero (cosa navighino a fare in un blog gay...!?!) e qualcuna ancor più maleducata da gay (la cosa mi infastidisce di più devo dire), incavolati perchè non faccio outing e incolpandomi che tutte le "sfighe" dei gay siano per quelli come me che continuano a nascondersi. Non amo chi dice agli altri come deve vivere con quella supponenza di avere la verità in tasca e ricette che valgon per tutti. Non è corretto ed è un attegiamento molto vicino a quelle affermazioni degli etero che dicono che non siamo normali, che dobbiamo guarire, etc, etc. E' una vita che sopporto gente che dice cosa DEVO fare. Risparmiatemi queste cose almeno voi che avete vissuto qualche stessa mia fatica.
Poi mi arrivano altre lettere, anche critiche ma decisamente più educate. Non mi spaventa la critica soprattutto se fatta non per ferire ma per scambiarsi opinioni. Di queste ne riporto due: diverse ma simili. Il comun denominatore di queste due lettere potrebbe essere: MA IO DORMO? Mi han fatto riflettere.
La prima:
Egregio signor scrittore e autore del blog, sono un ragazzo di 18 anni e casualmente mi sono imbattuto nel suo blog. All'inizio non avevo capito che fosse un blog dove la maggior parte degli articoli hanno un video porno alla fine, ma solo un blog dove lei raccontava la sua storia. Io sono etero e l'unica cosa che mi hanno dato i video pubblicati da lei è l'eliminazione della curiosità di come fanno sesso due omosessuali! BASTA! Detto ciò né critico i gay né sono omofobo! Lei tuttavia la criticherei poiché gli omosessuali da stimare sono quelli che lottano per essere riconosciuti nella società come coppie normali (anche se amano coloro dello stesso sesso) e che mostrano di esserlo! Io, dalle sue storie, le do un consiglio!! Lei deve uscire da questo stato di chiusura!!!!! Lo so, può essere difficile perché magari la famiglia e gli amici non la possono prendere bene ma le persone (non importa quante siano) che le vorranno davvero bene non se ne andranno anzi... le staranno più vicino!!! E gli altri le staranno vicino dopo! Dico ciò perché mi è parso di capire che lei viva anche bene nella sua condizione invece, secondo me, dovrebbe uscirne!!!! Mi sbaglio? La prego di rispondere a questa mail poiché io sono un ragazzo giovane e vorrei capire come vanno le cose e, se mi darà una risposta "decente" potrò anche capirla! distinti saluti. [XXXXXX]
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La seconda:
Ciao, mi chiamo [XXXXXX] e ho scoperto da un po' il tuo blog, è molto eccitante ed attendo con curiosità e non solo le nuove uscite....però, tu mi fai impazzire....non mi permetto di criticarti perchè non conosco la tua vita ed anche in quel caso non lo farei, ma a volte hai dei commenti ingenui e secondo me non riesci a goderti tutto quello che c'è da godere. Per esempio il massaggio, guarda che farsi fare un massaggio da un bel ragazzo è semplicissimo, nelle saune ce ne sono sempre, scusa forse tu non frequenti saune gay, e sono sempre o quasi dei professionisti e non dei marchettari. Spero di leggere una tua risposta A presto
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Si... devo decisamente dire che dormo e non ho ancora capito molto della vita ma tant'è... perlomeno, mi presento almeno qui per quel che sono.
Giusto per lasciarmi e lasciarvi con una battutina: lasciatemi dormire, ma almeno con il tizio nell'immagine di questo post. Non ha forse un culo strafantastico?

martedì 11 maggio 2010

C'è posta per me/2

Come promesso una settimana fa, riprendo un commento al mio post "Nudo alla meta". L'intervento di Thomas. In merito al mio celebrare un anno di blog e le conquiste e la fatica a raccontarmi e ad iniziare un cammino per esprimermi, mi scrive:
Non è un pò troppo greve l'atteggiamento?Insomma questi abbracci e auguri,non si tratta di andare in guerra,né di abituarsi a vivere con una gamba.Se si togliesse alla cosa il significato che sembra debba avere,tutto sarebbe più semplice.Cosa costa così fatica?Chi l'ha detto che dobbiamo per forza esporre un'etichetta?Chi lo dice che non puoi goderti gli uomini in pace,senza farti problemi di coscienza? Ovviamente scrivo generalizzando,non conosco la tua storia,ma noto che molti che vivono di sottecchi hanno questa grande problematica:un cammino tortuoso,sofferente,pregno di melodrammaticità.Secondo me bisogna bandire l'idea del dover entrare in un recinto;vivere la propria vita senza appartenere ai gay,agli etero o ai confusi.Perché il coraggio stà anche nell'essere solo vivi e nel fare solo ciò che vogliamo,senza dover rendere conto a nessuno.E se veramente togli le maiuscole alla questione,tutto si fà meno problematico.Però sottolineo,avere coraggio,questa è la questione,di essere ciò che si vuole,sputando in bocca a chiunque.
Thomas
Mi ha provocato questo intervento. Non mi pone domande nuove o nuove riflessioni ma sempre e ancora mi scuote. Già. Cosa costa così fatica nel vivere in pienezza quello che sono? Eppure, teoricamente basterebbe poco. Se solo non fosse che, per caratterialità io, come un sacco di altre persone nel mondo, ho bisogno di sentirmi in relazione con gli altri, e nello stare in relazione esprimo anche il bisogno di essere voluto bene, e per sentirmi voluto bene ho sempre trovato la maniera sbagliata, cioè cercare il consenso, negarmi un po', compiacere. Son quelle dinamiche che ti porti dentro sin da bambino: fai il "bravo" perchè alla mamma piace così, ti adatti al gruppo perchè quegli amici ti voglion così... son piccole cose, banali, ma accetti il compromesso, perchè per la fatica che ti può costare (e a dir vero neanche poi troppa, ci si abitua facilmente ad esser così), costa sempre meno fatica che avere il coraggio di andare contro. Ci sono persone che invece affermano la propria identità nella maniera opposta: andare contro, uscire dalle righe, emergere... anche quello, se pur opposto, è un modo per gridare "io esisto" e quindi cercare attenzione. Ci sono persone così, ma io no.
Poi ci sono le convenzioni sociali: e che ti piaccia o no ti ci ritrovi dentro. E anche lì, o sei uno che ci fa la guerra o che si adatta. Non sempre e non solo per vigliaccheria. E' che nella tua forma mentis si è inculcata comunque l'idea che quelle convenzioni siano giuste. E te lo chiedi se sai che la maggioranza le condivide.
Così ti ritrovi adulto, di vita ne hai passata. Hai costruito relazioni, conoscenze, amicizie, e ti fan star bene. E ne hai bisogno come il pane. E ti rendi conto che se anche non sei stato del tutto vero con te e con gli altri, non è che però hai vissuto solo menzogne. E che le gioie e le fatiche, gli scambi di opinione, i discorsi seri, le 4 cazzate e la condivisione di idee erano comunque vere. E ti ci aggrappi. E le vuoi tenere strette. E allora sei schiacciato tra l'impulso a far verità e la paura che quella verità faccia credere, legittimamente, a chi ti stava intorno, che sei stato falso in tutto il resto. Ma così non ci stai. Perchè non è vero neppure così.
Ma basterebbe poco, come dice Thomas. Un impulso di libertà. Fare verità, chiarezza, una volta per tutte.
Oppure, ancora come sottolinea Thomas, e questa la condivido, rifiutare le etichette: etero o gay o bisex o... Io sono io, punto e basta. Sarebbe più facile se fossimo isole. Ma visto che isole non siamo, quello che vivi gli altri lo vedono e quindi, l'etichetta che tu fuggi te la appiccicano. Gli etero soddisfatti di averti scovato, i gay che godono del tuo outing. Allora o te ne freghi, ed è una possibilità, ma bisogna esserci nati a sapersene fregare altrimenti stai peggio, oppure ti nascondi. Ancora.
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Un video carino sull'outing, sull'essere ciò che si è. Semplifica molto, è anche adolescenziale, ma proprio perchè semplifica conduce velocemente alla radice dei discorsi. Viene dal filmetto "Eating Out 2". Ora, mi piacerebbe molto che i lettori del blog condividano con me i loro pensieri su questo tema. Con il rispetto di sapere che ogni pensiero è unico, che ogni storia è una storia diversa. Butto qui l'invito a dir la vostra.
E per alleggerire la tensione vi lascio alle belle immagini di Troy, uno dei protagonisti del film Eating out 2, nell' INTERO del suo splendore.

martedì 30 marzo 2010

C'è chi esce dall'armadio

Tutti parlano del coming out di Ricky Martin. Una notizia che forse è una non notizia. Come tutti ho letto anch'io la sua lettera sul suo sito e mi piace. Devo dire che è una bella lettera. La riporto qui e la traduco per voi. Perdonate le mie imprecisioni ma fermarmi qui a trascriverla, a lavorarci sopra, è quasi una terapia.
Alcuni mesi fa ho deciso di scrivere le mie memorie, un progetto che, sapevo, mi stava portando vicino ad una meravigliosa svolta nella mia vita. Dal momento che scrissi la prima frase mi fu chiaro che quel diario sarebbe stato lo strumento che mi avrebbe aiutato a liberarmi dalle cose che mi stavo portando dentro da molto tempo. Cose che erano per me troppo pesanti da tener dentro. Scrivendo il resoconto della mia vita, mi avvicinai molto alla mia verità. E questo è qualcosa che merita di essere festeggiato.
Da molti anni c'è solo un luogo dove sono in contatto con le mie emozioni senza paura, e questo luogo è il palcoscenico. Essere sul palco riempie la mia anima in molti modi, quasi completamente. E' il mio vizio. La musica, le luci ed il boato del pubblico sono elementi che mi fanno sentire capace di tutto. Questo afflusso di adrenalina crea una dipendenza incredibile. Non vorrò mai smettere di vivere queste emozioni. Ma è la serenità che mi ha portato ad essere dove oggi sono. Un fantastico ed emozionante luogo di comprensione, riflessione e illuminazione. In questo momento sto provando la stessa libertà che sento solo sul palco e che senza dubbio, devo condividere.
Molta gente mi dice: "Ricky, non è importante", "non ne vale la pena", "tutti questi anni di lavoro, tutto quello che hai costruito crollerà", "molta gente al mondo non è pronta ad accettare la tua verità, la tua realtà, la tua natura". Siccome questi consigli venivano da gente che amo profondamente, ho deciso di continuare la mia vita senza condividere col mondo la mia completa verità. L'essermi lasciato irretire dalla paura e dall'insicurezza è diventato il mio auto-sabotaggio. Oggi mi prendo la piena responsabilità della mia decisione e delle mie azioni.
Se qualcuno oggi mi chiedesse:"Ricky, che cosa ti fa paura?" risponderei "del sangue che scorre nelle strade nei paesi in guerra, dei bambini schiavizzati, del terrorismo, del cinismo di alcune persone in posizione di potere, della distorta interpretazione della fede". Ma paura della mia verita? No, non più. Al contrario, mi riempie di forza e coraggio. Questo è ciò di cui ho bisogno, specialmente ora che sono padre di due splendidi bambini che son così pieni di luce e il cui loro sguardo sul mondo mi insegna cose nuove ogni giorno. Continuare a vivere come ho fatto sino ad oggi sarebbe indirettamente sminuire lo splendore con cui i miei figli son nati. Basta! Le cose devono cambiare. Questo non sarebbe successo 5 o 10 anni fa, ma succede oggi. Oggi è il mio giorno, questo è il mio tempo, il mio momento.
Questi anni di silenzio e riflessione mi hanno rafforzato e mi hanno ricordato che l'accettazione deve nascere da dentro e che questo tipo di verità mi dà la forza di provare emozioni che non sapevo nemmeno che esistessero.
Cosa succederà ora? Non importa. Posso solo concentrarmi su ciò che mi sta accadendo in questo momento. La parola "felicità" acquista un nuovo significato per me, oggi. E' stato un cammino interiore molto intenso. Ogni parola che esce da questa lettera nasce dall'amore, accettazione, distacco e reale soddisfazione. Scrivere questo è un solido passo verso la mia pace interiore, la mia parte vitale di evoluzione.
Sono così fiero di dire che sono un uomo omosessuale fortunato. Mi sento benedetto per essere quello che sono.
RM
Ma quando si dice "fortunato" intende per la fortuna di avere al fianco un bonazzo così?

venerdì 29 gennaio 2010

C'è posta per me

Ho ricevuto un commento al post precedente, ma anziché pubblicarlo in quell'angolino nascosto, lo trascrivo qui, in uno spazio apposito, quasi un "angolo della posta". Chissà che questo blog possa svilupparsi anche in questo senso. E' scontato dire che i vostri interventi sono sempre i benvenuti e, anche se i commenti sono in genere "rari", il contatore del blog vede passare ogni giorno molte persone. Il vostro essere in tanti, attenti e presenti può solo farmi piacere. Ma ora passo a riportare ciò che mi è stato scritto da un giovane che si firma ma di cui riporto solo il suo acronimo "Dvd":
"Ciao Zio! Ti chiamo Zio perchè data l'età, mia (24) e tua ( sulla quarantina, da quello che mi pare di capire), potremmo benissimo essere zio e nipote... spero tu non me ne voglia =) Devo complimentarmi con te, il tuo blog è veramente bello! Ti seguo ormai da qualche mese (ho anche lasciato un commento tempo fa... su un figaccione di nome Gary, mi pare) Ogni tardo pomeriggio quando torno a casa (fino a dicembre dall'università, da gennaio dal lavoro), accendo il pc e, prima cosa che faccio, apro le ante di un bell'armadio per vedere che è successo al suo interno... se leggere speranzoso una nuova parte di vita dell'uomo che abita dall'altra parte... oppure se constatare (un po' deluso) che oggi l'uomo dell'armadio non si è fatto vivo... che gli impegni quotidiani non gli han lasciato tempo per passare nell'armadio... quando però lasci qualcosa di te è sempre un piacere! I tuoi post "hot" son (quasi) sempre di mio gradimento =) Ma in realtà, i post in cui parli di te son quelli che mi piacciono veramente! impagabile il penultimo, quello sull'istruttore in palestra! Spero ti abbia fatto piacere il mio commento, e mi sentirei di dirti di cercare di vivere un po' più liberamente la tua omosessualità... tanto penso che la gente intorno a noi si accorga di come stanno le cose, anche se noi cerchiamo di nasconderci (spesso anche da noi stessi, e qui parlo per me)... ti saluto abbracciandoti ed augurandoti un buon weekend =)"
Carissimo Dvd, quello che mi scrivi, non nascondo, mi gratifica molto. Leggere della tua assiduità nel seguire il blog e sapere che (quasi) sempre apprezzi ciò che pubblico, in modo particolare i post più personali, mi fa pensare che forse, riesco a far vibrare nei lettori qualche corda assonante alla mia. Questo blog è per me un po' passatempo, un po' valvola di sfogo. Incapace a fare "outing" nella vita, approfitto di uno spazio virtuale per dire, senza riserve, quello che sono, quello che penso, comprese le mie pulsioni. Ecco che il blog è anche un po' il cassetto segreto dove archiviare quel materiale "hot" che trovo nel mare della Rete e che non vorrei perdere, e pazienza se non tutti i video sono sempre di gradimento per tutti. Ciascuno ha infatti i suoi "pallini" e ti dirò, anch'io ogni tanto mi stupisco nel trovare interessanti generi che non credevo potessero piacermi.
Mi chiami zio.... azz... mi fai sentire davvero un vecchiardo, ma è naturale che a 24 anni un quasi 40enne possa essere percepito solo così. Visto che però sono zio già nella realtà, orgoglioso e fiero (!!!), considerami piuttosto l'amico maggiore, il vicino di casa adulto, il single attempato che sempre c'è nella squadra di calcetto giovanile...
Ti ringrazio anche per il consiglio: i consigli sono sempre preziosi, anche quando non li vorremmo sentire e ci punzecchiano. Sul cercare di nascondersi "anche da noi stessi", credimi, è un problema di molti. Anch'io ho passato anni a nascondere, sminuire, ridimensionare a me stesso la mia natura sessuale, aggrappandomi ai desideri etero che avevo, anzi ho (come nella Scala di Kinsey... non tutti sono etero o omo al 100% ma spesso, anzi la maggioranza, vive diversi stadi). Ora, però, almeno su questo punto mi sento più sereno, definito, in pace con me stesso. Ho deciso che almeno con me stesso non baro più.
E con il resto del mondo? Beh, un passo alla volta! ;-)
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