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domenica 21 aprile 2013
Il pericoloso piacere delle vite spiate e della scrittura
Quando tutto gira intorno al piacere del racconto delle vite degli altri. Il piacere voyeuristico dell'entrare di nascosto in altre storie e lasciarsele raccontare. Appassionarsi alle vicende, far crescere la curiosità, interrogarsi sul seguito, voler interagire seppure da esterno.
E' il tema del film "Nella Casa" che ho visto ieri sera al cinema, film che mi ha stupito e appassionato. E' un racconto che sta a metà tra un thriller e una commedia alla Woody Allen. Si sorride e si rimane spesso in sospensione, in attesa di un evento drammatico che sembra sempre imminente.
Un film che parte all'inizio di un anno scolastico dove un professore di lettere si appassiona ai temi a puntate di un alunno dal presente oscuro. Temi che raccontano in modo minuzioso e coinvolgente le visite presso la casa di un compagno di classe.
Il professore partirà dalla voglia di far emergere il naturale talento narrativo del ragazzo dandogli lezioni private di scrittura, ma userà lo studente per assecondare i suoi piaceri da voyeur. Il ragazzo da parte sua, sarà un abile manipolatore della vita del professore.
Non vado altro, ma ve lo consiglio, come film davvero piacevole e appassionante... che mi ha anche portato a una riflessione sul mio blog dove si intrecciano pruderie e racconti personali, che mi ha fatto chiedere dove, ciò che racconto, mi ha portato o mi sta portando, visto che come nel film, lo scritto interagisce poi con l'agito della mia quotidianità.
Una riflessione che mi ha fatto pensare a quanto il voyeurismo e la scrittura abbiano in comune due caratteristiche: essere pericolose e al tempo stesso essere entrambe creative.
sabato 19 gennaio 2013
Prosopagnosia
Dimmi che cazzo hai e ti dirò chi sei.
Nel senso... fatti guardare e chiedimi poi di che colore hai gli occhi. Non te lo saprò dire. I capelli? Lunghi o corti? Erm... lasciami pensare.
Ma fammi vedere il pisello et voilà, quello con buona probabilità non lo dimenticherò.
Mi succede. Troppo spesso. Forse si chiama "memoria selettiva"? La capacità di ricordare solo ciò che realmente interessa?
Come, tanto per dire, con "Cazzellotto", di cui vi avevo già parlato.
Non vi saprei dire ora esattamente particolari caratteristiche del suo volto, come farei fatica a riconoscerlo/associarlo tra le persone che conosco se lo incontrassi in via del Corso, anzichè in palestra.
Ma il suo pisello, quello si che lo riconosco. L'ho notato dall'inizio, anche per quella strana caratteristica che aveva di spogliarsi completamente per cambiarsi per andare in sala pesi, mettendosi comodo nei pantaloncini, senza portare le mutande. Proprio come questo del video:
Ma di altro vi stavo parlando.
Com'è il pisello di Luca? Ah, si... Lo ricordo bene. Tozzo ma grosso.
E Andrea? Uhm, niente di che...
E Sofficiotto, che pure è una vita che non vedi? Eh... quello lo ricordo bene, eccome se lo ricordo... Quanti pensieri impuri ho fatto sulle panche di quello spogliatoio...
E quindi, com'è il pisello di Giuseppe?
Ecco, qui casca l'asino.
Si perchè Giuseppe ha un pisello asinino. Lungo, eccessivamente lungo, e abbastanza grosso... e lo sembra ancora di più se abbinato alla sua eccessiva magrezza e un toracino minuto.
Basso e calvo, quasi cinquantenne, da due anni Giuseppe frequenta la mia palestra. Io con lui ho sempre fatto saluti solo di cortesia e mai un dialogo. Una persona con la quale mai mi è venuta l'ispirazione di condividere qualcosa. Perchè poi avrei dovuto? Devo mica parlare con tutti.
E invece AVREI DOVUTO! Vi spiego.
Rimanendo soli in spogliatoio, gli ultimi due utenti poco prima della chiusura, è più imbarazzante il silenzio e quindi ci siam messi a chiacchierare con parole di cortesia: il tempo. Una chiacchiera tira l'altra e lui dice "si, beh, io lavoro poco lontano da casa tua". "Davvero?" chiedo, "non ti ho mai visto".
Lui mi guarda strano e dice: "scusa, ma io sono il socio di Tizio, il tuo amico, ci conosciamo da anni".
Oh cazzo!
"Scusami ma non ti avevo riconosciuto, ti sarò sembrato un orso in questo tempo che non ti ho mai rivolto la parola, io delle persone che non ho spesso sott'occhio mi dimentico, non le so riconoscere". Ero imbarazzato. Anche perchè mentre dicevo così mi sovveniva che con Giuseppe abbiamo condiviso una settimana bianca anni fa e un lungo week-end in Toscana, lui, il mio amico, le loro mogli e i loro figli. Cioè, voglio dire, mica uno visto una volta a cena e poi basta.
Avrà pensato che sono o fuori di testa o molto più probabilmente che in questi due anni me la tiravo e fingevo di non conoscerlo.
Ma giuro: io fatico a riconoscere le persone dai volti, soprattutto fuori dai contesti in cui le ho incontrate. Un volto visto anche spesso ma ritrovato dopo tempo in un altro contesto probabilmente non lo saprò associare ad una conoscenza.
Questa incapacità di riconoscere i volti si chiama "PROSOPAGNOSIA", oddio non credo di avere proprio questo deficit mentale, ma qualche carenza si, da anni. E mi preoccupa. E mi fa continuamente fare figuracce.
Certo è che il pisello, occhèi, diciamolo, il cazzone... di Giuseppe, non lo dimentico. Chissà per quale motivo: chiamiamola prosopagnosia, chiamiamola memoria selettiva, ma alla fin fine la mia è semplicemente una
"memoria del cazzo".
mercoledì 28 novembre 2012
Voyeur in palestra
I motivi sono molti:
-per il benessere fisico: il mio corpo sente il beneficio della sollecitazione delle sue fibre muscolari, c'è la necessità di stare e sentirsi in forma;
-per il benessere psichico: la palestra è il luogo per un po' di socializzazione extra-lavoro oppure per staccare dal mondo esterno (cuffie nelle orecchie e iPod con le mie scelte musicali), il luogo per scaricare le tensioni e le ansie con una corsa intensa o per rilassarmi in sauna;
-per un piacere estetico: coltivare un minimo di dignità e dare un minimo di forma al mio corpicciolo;
-per la salute degli occhi: si, perchè chi frequenta un po' le palestre sa bene cosa gli occhi possono vedere e quali benefici possa portare l'esercizio di messa a fuoco da vicino e da lontano ;)
Per quest'ultimo motivo ho scelto appositamente:
-una palestra grande e molto frequentata (più si è più vi è la possibilità di trovare manzi);
-una palestra con ampi spogliatoi;
-una palestra con le docce aperte: nessun divisorio, nessuna tenda, ma un'unica area comune dove lavarsi tutti insieme appassionatamente.
![]() |
lavarsi, ho detto! |
Guardate questa ripresa fatta di nascosto e trovata in rete per rendervi conto: visioni come queste non hanno prezzo.
Tenendo conto che tipi così spudoratamente strafighi e bonazzi, pure nella mia palestra ci sono e me li godo anch'io, nudi sotto la doccia.
Tenetevi forte e mani a posto durante la visione!
Da urlo!
(E voglio conoscere la vostra reazione!)
domenica 9 settembre 2012
Il piacere di mostrarsi
Siamo tutti un po' voyeur, cantava Zero, e siamo un po' esibizionisti, aggiungo io.
Nell'era del rispetto della privacy, sacrosanta esigenza, si alimenta il bisogno di condividere continuamente tutto di noi. Lo facciamo coi social network, dove raccontiamo in quale pizzeria siamo, quale pizza abbiamo mangiato e quanto ci piace il cameriere.
Lo facciamo coi telefonini e una connessione wireless, il fenomeno instagram sta spopolando e tutti a raccontarci mostrandoci e "elaborando" un pochettino l'immagine con colori e filtri magici.
Vogliamo farci i cavoli nostri, vogliamo libertà, pretendiamo che nessuno ci rompa le scatole ma nello stesso tempo abbiamo l'esigenza di metterci in mostra. Se mi vedi, allora esisto. Se mi followi conto, se interagisci con me, valgo.
Io, ne sono cosciente, sono nel pieno di questo vortice. Da una vita riservatissima intenta al solo nascondere e conservare dentro di me pensieri e le "sporcacciose pudicizie" a questa fase del blog dove oltre al raccontarmi ho sentito il bisogno di mostrarmi. E così, dalla breve parentesi di "Ringo" negli (In)arrestabili il passaggio è stato poi anche più "fisico" e ancora genitale sia nel mio cassetto di Tumblr dove senza raccontarvelo, così a spot, inserivo qualche mio dettaglio, ai post di questi giorni nel dopo vacanza dove le foto mie e di L. insieme ci hanno mostrato in carne e pompa.... ossa, volevo dire ossa!
Ragionandoci, il bisogno di essere visibili per esistere (concetto fuorviante, ...perchè si può stare bene anche se nessuno ti guarda...) sappiamo essere presente da sempre. Eppure oggi forse qualcosa sta cambiando. Ieri ti mostravi in volto ma non mostravi i genitali, nell'era di internet mostri più facilmente i genitali che il volto.
Credo sia qualcosa legato all'eccessiva eroticizzazione della nostra società. Non mi tiro fuori, se siete su questo blog è perchè sapete che qui, oltre alle mie elucubrazioni, non vi faccio mancare pane per i vostri ormoni.
Lo pensavo ancora oggi, facendo una capatina in cam4. In cerca di un momento di solitario piacere trovavo tanto ben di dio che si mostrava. Chi senza volto appunto, chi totalmente.
Persone che stanno ore in cam ad esibirsi per un pubblico sconosciuto, a dare eccitazione e a riceverne altrettanta solo all'idea che c'è dall'altra parte dello schermo qualcuno che ti desidera.
Il fenomeno mi pare interessante, merita più di una riflessione.
Ma ora, dopo tanto pensare, vi confesso che mi parevano altrettanto interessanti i personaggi che oggi ho visto e che ho gentilmente archiviato qui per voi. ;)
Nell'era del rispetto della privacy, sacrosanta esigenza, si alimenta il bisogno di condividere continuamente tutto di noi. Lo facciamo coi social network, dove raccontiamo in quale pizzeria siamo, quale pizza abbiamo mangiato e quanto ci piace il cameriere.
Lo facciamo coi telefonini e una connessione wireless, il fenomeno instagram sta spopolando e tutti a raccontarci mostrandoci e "elaborando" un pochettino l'immagine con colori e filtri magici.
Vogliamo farci i cavoli nostri, vogliamo libertà, pretendiamo che nessuno ci rompa le scatole ma nello stesso tempo abbiamo l'esigenza di metterci in mostra. Se mi vedi, allora esisto. Se mi followi conto, se interagisci con me, valgo.
Io, ne sono cosciente, sono nel pieno di questo vortice. Da una vita riservatissima intenta al solo nascondere e conservare dentro di me pensieri e le "sporcacciose pudicizie" a questa fase del blog dove oltre al raccontarmi ho sentito il bisogno di mostrarmi. E così, dalla breve parentesi di "Ringo" negli (In)arrestabili il passaggio è stato poi anche più "fisico" e ancora genitale sia nel mio cassetto di Tumblr dove senza raccontarvelo, così a spot, inserivo qualche mio dettaglio, ai post di questi giorni nel dopo vacanza dove le foto mie e di L. insieme ci hanno mostrato in carne e pompa.... ossa, volevo dire ossa!
Ragionandoci, il bisogno di essere visibili per esistere (concetto fuorviante, ...perchè si può stare bene anche se nessuno ti guarda...) sappiamo essere presente da sempre. Eppure oggi forse qualcosa sta cambiando. Ieri ti mostravi in volto ma non mostravi i genitali, nell'era di internet mostri più facilmente i genitali che il volto.
Credo sia qualcosa legato all'eccessiva eroticizzazione della nostra società. Non mi tiro fuori, se siete su questo blog è perchè sapete che qui, oltre alle mie elucubrazioni, non vi faccio mancare pane per i vostri ormoni.
Lo pensavo ancora oggi, facendo una capatina in cam4. In cerca di un momento di solitario piacere trovavo tanto ben di dio che si mostrava. Chi senza volto appunto, chi totalmente.
Persone che stanno ore in cam ad esibirsi per un pubblico sconosciuto, a dare eccitazione e a riceverne altrettanta solo all'idea che c'è dall'altra parte dello schermo qualcuno che ti desidera.
Il fenomeno mi pare interessante, merita più di una riflessione.
Ma ora, dopo tanto pensare, vi confesso che mi parevano altrettanto interessanti i personaggi che oggi ho visto e che ho gentilmente archiviato qui per voi. ;)
giovedì 12 aprile 2012
Screen-shot!
Lo confesso e lo confesserete anche voi.
In questi anni il pc ha guadagnato a pieno diritto la classifica dei migliori contesti dove masturbarsi.
Il primo posto per me resta sempre il letto ma subito dopo c'è lo stare di fronte al monitor del pc.
Il bagno è la terza opzione.
Insomma, un monitor e una connessione ad internet ti regalano moltissime opportunità. Navighi e ti cerchi ciò che desideri, che siano foto, video, parole eccitanti... o una cam.
Capita talvolta che proprio una cam regali esibizioni inaspettate. Me ne stavo qualche sera fa a "godermi" (è la parola più adeguata) qualche ometto che si esibiva nel solito sito di esibizioni in cam, quando son stato letteralmente ipnotizzato da uno strabonazzo statunitense, se non ho capito male, dello Utah.
Beh, sapete... in genere i troppo fighi se la tirano parecchio e concedono poco. E infatti, per un po' di minuti lo si vede solo in volto, splendidi occhi azzurri e berretto, e ammicca, ammicca ammicca e niente più. Ma ad un certo punto... Wow! Si è mostrato e si è esibito in uno spettacolare show che mi ha arrapato all'inverosimile!
Quindi tenevo una mano sul pc per fare degli screenshot, perchè dovevo farlo mio a tutti i costi, l'altra mano sul... beh, lo potete immaginare da soli.
Screenshot su screenshot la seratina è terminata con il mio screen-shotted. Quasi fosse un quadro di Pollock (beh... non esageriamo)...
Ma ne valeva veramente la pena.
Non ci credete?
Vi mostro quanto ho visto, ditemi voi se non è da orgasmo.
Ecco, solo a ripostarlo mi ha rieccitato di nuovo. Figuratevi a vederlo in una esibizione live!
E ora, tirate fuori il vetril anche voi e pulite i vostri schermi.
Che ve ne pare?
P.S.: Purtroppo la sua esibizione è terminata senza regalarci il suo shot!
In questi anni il pc ha guadagnato a pieno diritto la classifica dei migliori contesti dove masturbarsi.
Il primo posto per me resta sempre il letto ma subito dopo c'è lo stare di fronte al monitor del pc.
Il bagno è la terza opzione.
Insomma, un monitor e una connessione ad internet ti regalano moltissime opportunità. Navighi e ti cerchi ciò che desideri, che siano foto, video, parole eccitanti... o una cam.
Capita talvolta che proprio una cam regali esibizioni inaspettate. Me ne stavo qualche sera fa a "godermi" (è la parola più adeguata) qualche ometto che si esibiva nel solito sito di esibizioni in cam, quando son stato letteralmente ipnotizzato da uno strabonazzo statunitense, se non ho capito male, dello Utah.
Beh, sapete... in genere i troppo fighi se la tirano parecchio e concedono poco. E infatti, per un po' di minuti lo si vede solo in volto, splendidi occhi azzurri e berretto, e ammicca, ammicca ammicca e niente più. Ma ad un certo punto... Wow! Si è mostrato e si è esibito in uno spettacolare show che mi ha arrapato all'inverosimile!
Quindi tenevo una mano sul pc per fare degli screenshot, perchè dovevo farlo mio a tutti i costi, l'altra mano sul... beh, lo potete immaginare da soli.
Screenshot su screenshot la seratina è terminata con il mio screen-shotted. Quasi fosse un quadro di Pollock (beh... non esageriamo)...
Ma ne valeva veramente la pena.
Non ci credete?
Vi mostro quanto ho visto, ditemi voi se non è da orgasmo.
Ecco, solo a ripostarlo mi ha rieccitato di nuovo. Figuratevi a vederlo in una esibizione live!
E ora, tirate fuori il vetril anche voi e pulite i vostri schermi.
Che ve ne pare?
P.S.: Purtroppo la sua esibizione è terminata senza regalarci il suo shot!
sabato 25 febbraio 2012
Effetto Medusa
"Tanto piacere". Intanto, uno sguardo al volto, una stretta di mano, e un'occhio al pacco.
Uff, l'occhio cerca sempre di trattenersi ma lui scappa un po' dove vuole... e scende.
Rimprovero spesso L. che, è più spudorato di me: a lui non je frega dello sguardo al volto e della stretta di mano, passa subito al sodo. Per fortuna, al nostro primo incontro ha dovuto prima guardarmi in viso, giusto perchè ero seduto in auto. "Bruttino", avrà pensato, ma forse neanche troppo visto che ha poi deciso di continuare la sua esplorazione.
Comunque dicevo, i "pacchi" sono come la medusa mitologica: ci metti sopra gli occhi e poi, valli a distogliere. Resti lì, di sasso o come si dice, impietrito. Non c'è scampo!
E allora è pericoloso volger loro lo sguardo soprattutto quando sembrano interessanti, vispi e il loro proprietario continua a curarsi di loro con continue toccatine.
C'è chi addirittura li filma di nascosto e non riesce a fermare il filmato. Ve lo mostro: il risultato, col video al contrario, è da torcicollo, ma la sostanza... interessante ed estremamente pericolosa.
Uff, l'occhio cerca sempre di trattenersi ma lui scappa un po' dove vuole... e scende.
Rimprovero spesso L. che, è più spudorato di me: a lui non je frega dello sguardo al volto e della stretta di mano, passa subito al sodo. Per fortuna, al nostro primo incontro ha dovuto prima guardarmi in viso, giusto perchè ero seduto in auto. "Bruttino", avrà pensato, ma forse neanche troppo visto che ha poi deciso di continuare la sua esplorazione.
Comunque dicevo, i "pacchi" sono come la medusa mitologica: ci metti sopra gli occhi e poi, valli a distogliere. Resti lì, di sasso o come si dice, impietrito. Non c'è scampo!
E allora è pericoloso volger loro lo sguardo soprattutto quando sembrano interessanti, vispi e il loro proprietario continua a curarsi di loro con continue toccatine.
C'è chi addirittura li filma di nascosto e non riesce a fermare il filmato. Ve lo mostro: il risultato, col video al contrario, è da torcicollo, ma la sostanza... interessante ed estremamente pericolosa.
sabato 18 febbraio 2012
Amore simbiotico
Mi ha sempre affascinato l'alone di mistero che avvolge la dimensione "simbiotica" dei fratelli gemelli. Quelle voci o leggende metropolitane che raccontano di stesse sensazioni, pensieri comuni, telepatia... Mi piacerebbe conoscere qualche esperienza diretta anche da qualche mio lettore.
Mi chiedo se è comune l'esperienza dei fratelli gemelli di innamorarsi della stessa persona, mi chiedo se in gemelli monozigoti l'amore che si prova per se stessi, l'istinto di conservazione, sia sempre proiettato anche sull'altro. Mi chiedo se nel crescere ci sia comunanza di pulsioni, se la scoperta della propria intimità sia anche la scoperta dell'intimità della propria metà.
Ci ho ripensato oggi sfogliando le immagini di questa coppia di fratelli gemelli portoghesi, bellissimi modelli portati alle ribalte da Dolce e Gabbana all'età di vent'anni e che ho scoperto casualmente e già archiviato qui nel mio cassetto. Sono Jonathan e Kevin Sampaio.
Beh, non riesco a distogliere gli occhi da queste fotografie: loro sono di una bellezza che riesce a commuovermi.
E non so perchè, ma mi piace immaginare siano gay (forse mi viene facile il collegamento con la loro professione di modelli) e vedere in quegli occhi uguali e luminosi, un certo amore e desiderio l'uno dell'altro.
Qui, vi propongo una loro intervista nel backstage. Sono banalissimo nel mio commento, ma mi viene semplicemente da dire: ma che belli!
Tornando alle domande che mi ponevo all'inizio del post, ripenso ad un libro di cui vi avevo già parlato qui: "C'è silenzio lassù" che racconta, tra l'altro, anche la storia di due fratelli gemelli, di cui uno innamorato simbioticamente dell'altro.
Vi riporto un estratto che racconta della prima volta in cui Riet, la fidanzata di Henk, uno dei due gemelli, starà a dormire nella loro casa e che i genitori divideranno di camera, riportando dopo anni i due fratelli a dormire insieme.
"Pecore e capri vanno separati", disse una sera mia madre al tavolo della cucina. Quella sera sarebbe venuta Riet.
"Come?" fece Henk.
"Pecore e capri vanno separati."
Henk dovette pensarci un po'. "Ma anche voi siete una pecora e un capro, no?" disse nel tono più innocente possibile, facendo un gesto rivolto al papà.
Papà gli rispose con un grugnito.
Riet dormì in camera di Henk, Henk in camera mia. Su un materasso appoggiato a terra. Non sapevo cosa dire, non riuscivo quasi a respirare, cosa che attribuivo al caldo soffocante. La finestra era spalancata, le tende aperte, la luce della luna piena entrava nella stanza. Henk era per metà sotto il lenzuolo, il torso nudo nel riflesso azzurrognolo. Era così bello. Dopo un lungo silenzio, opprimente quasi come il caldo, mi bisbigliò qualcosa che non capii.
"Come?" dissi
"Shhh!"
"Che cos'hai detto?" mormorai.
"Vado di là."
"DaRiet?"
"E da chi se no?" Si sedette scostando il lenzuolo.
Poi mise giù i piedi e si alzò. Raggiunse la porta come se camminasse sulle uova e l'aprì centimetro per centimetro. Ci volle parecchio prima che il suo corpo, infilato in un paio di grandi mutande bianche, uscisse
dalla mia stanza e la porta si richiudesse. Da allora non sopporto più le notti di luna. Quella luce azzurrognola che penetra nella stanza perfino attraverso le tende o le veneziane, quella luce che non ce modo di tenere fuori, è fredda anche d'estate. [...]
Dopo che Henk mi aveva detto di stare zitto ed era scomparso dalla mia camera come se camminasse sulle uova nelle sue grandi mutande bianche, mi ero inginocchiato alla testa del letto. Le braccia incrociate sul davanzale della finestra, il mento appoggiato al gomito, guardavo fuori. Respiravo l'odore dell'acqua calda del canale e delle vecchie tegole cotte dal sole.
La luce della luna era così chiara che ho visto passare una lepre nel prato al di là del canale. Era sola, sembrava in cerca di qualcosa, correva avanti e indietro e ogni tanto si alzava, in ascolto, con le zampe anteriori ciondoloni. Dietro la lepre i campi erano deserti fino alla diga. Niente mucche, niente pecore. Adesso i capri sono separati, avevo pensato.
Anche la finestra della camera di Henk era aperta. Sussurravano, ma a voce così bassa che non capivo una parola. Già mi vedevo accucciato a piedi nudi nella grondaia, le mani aggrappate alla finestra aperta, la testa il più vicino possibile al davanzale.
Tornare semplicemente a coricarmi tirandomi il lenzuolo sopra la testa era impossibile. Scesi dal letto, andai alla porta, l'aprii con cautela e uscii sul pianerottolo. Aspettai che i miei occhi si abituassero al buio. Poi feci qualche passo e mi inginocchiai davanti alla porta della camera di Henk. Sono vecchie porte a pannelli, con buchi della serratura esageratamente grandi. All'inizio vedevo solo del movimento, ma poco a poco presero forma. Di Riet si vedevano solo le gambe. Henk riempiva praticamente tutta la serratura. Io avevo un ginocchio a terra e l'altro alzato. Avevo fatto scivolare una mano sotto l'elastico delle mutande. Le portavamo grandi, a quell'epoca, bianche e con un elastico robusto.Sempre pulite perché, diceva mia madre, magari finisci all'ospedale. Ero così impegnato a guardare che il caldo pulsare del mio sesso sul ventre mi aveva sorpreso. Avevo iniziato a seguire i movimenti di Henk, con lo sguardo e con la mano. Finché non mi venne un crampo alla gamba con il ginocchio sollevato. Fui costretto ad alzarmi. Mentre mi alzavo, guardai il piccolo lucernario in fondo al pianerottolo. Vidi i pioppi illuminati dalla luna e me stesso che mi alzavo, davanti a una porta chiusa, con una mano ancora nelle mutande.Tendendo le dita dei piedi mi liberai dal crampo al polpaccio.
Per qualche motivo non potevo tornare in camera mia. Forse perchè da li avrei potuto sentirli e quindi me li sarei visti davanti. In punta di piedi andai verso la porta sempre aperta della cameretta nuova. Entrai e mi sdraiai sulla moquette blu, sotto la finestra a bilico. Mi addormentai e la mattina dopo mi svegliai molto presto. Solo allora tornai nel mio letto. Henk non era ancora rientrato.
Agosto 1966, quasi quarant'anni fa. A volte non capisco come sono potuto diventare così vecchio. Quando mi guardo allo specchio, continuo a vedere attraverso la mia faccia segnata dal tempo un ragazzo di diciotto, diciannove anni. E ancora oggi mi chiedo chi stessi guardando quella notte.
(Gerbrand Bakker - C'è silenzio lassù)
Mi chiedo se è comune l'esperienza dei fratelli gemelli di innamorarsi della stessa persona, mi chiedo se in gemelli monozigoti l'amore che si prova per se stessi, l'istinto di conservazione, sia sempre proiettato anche sull'altro. Mi chiedo se nel crescere ci sia comunanza di pulsioni, se la scoperta della propria intimità sia anche la scoperta dell'intimità della propria metà.
Ci ho ripensato oggi sfogliando le immagini di questa coppia di fratelli gemelli portoghesi, bellissimi modelli portati alle ribalte da Dolce e Gabbana all'età di vent'anni e che ho scoperto casualmente e già archiviato qui nel mio cassetto. Sono Jonathan e Kevin Sampaio.
Beh, non riesco a distogliere gli occhi da queste fotografie: loro sono di una bellezza che riesce a commuovermi.
E non so perchè, ma mi piace immaginare siano gay (forse mi viene facile il collegamento con la loro professione di modelli) e vedere in quegli occhi uguali e luminosi, un certo amore e desiderio l'uno dell'altro.
Qui, vi propongo una loro intervista nel backstage. Sono banalissimo nel mio commento, ma mi viene semplicemente da dire: ma che belli!
Tornando alle domande che mi ponevo all'inizio del post, ripenso ad un libro di cui vi avevo già parlato qui: "C'è silenzio lassù" che racconta, tra l'altro, anche la storia di due fratelli gemelli, di cui uno innamorato simbioticamente dell'altro.
Vi riporto un estratto che racconta della prima volta in cui Riet, la fidanzata di Henk, uno dei due gemelli, starà a dormire nella loro casa e che i genitori divideranno di camera, riportando dopo anni i due fratelli a dormire insieme.
"Pecore e capri vanno separati", disse una sera mia madre al tavolo della cucina. Quella sera sarebbe venuta Riet.
"Come?" fece Henk.
"Pecore e capri vanno separati."
Henk dovette pensarci un po'. "Ma anche voi siete una pecora e un capro, no?" disse nel tono più innocente possibile, facendo un gesto rivolto al papà.
Papà gli rispose con un grugnito.
Riet dormì in camera di Henk, Henk in camera mia. Su un materasso appoggiato a terra. Non sapevo cosa dire, non riuscivo quasi a respirare, cosa che attribuivo al caldo soffocante. La finestra era spalancata, le tende aperte, la luce della luna piena entrava nella stanza. Henk era per metà sotto il lenzuolo, il torso nudo nel riflesso azzurrognolo. Era così bello. Dopo un lungo silenzio, opprimente quasi come il caldo, mi bisbigliò qualcosa che non capii.
"Come?" dissi
"Shhh!"
"Che cos'hai detto?" mormorai.
"Vado di là."
"DaRiet?"
"E da chi se no?" Si sedette scostando il lenzuolo.
Poi mise giù i piedi e si alzò. Raggiunse la porta come se camminasse sulle uova e l'aprì centimetro per centimetro. Ci volle parecchio prima che il suo corpo, infilato in un paio di grandi mutande bianche, uscisse
dalla mia stanza e la porta si richiudesse. Da allora non sopporto più le notti di luna. Quella luce azzurrognola che penetra nella stanza perfino attraverso le tende o le veneziane, quella luce che non ce modo di tenere fuori, è fredda anche d'estate. [...]
Dopo che Henk mi aveva detto di stare zitto ed era scomparso dalla mia camera come se camminasse sulle uova nelle sue grandi mutande bianche, mi ero inginocchiato alla testa del letto. Le braccia incrociate sul davanzale della finestra, il mento appoggiato al gomito, guardavo fuori. Respiravo l'odore dell'acqua calda del canale e delle vecchie tegole cotte dal sole.
La luce della luna era così chiara che ho visto passare una lepre nel prato al di là del canale. Era sola, sembrava in cerca di qualcosa, correva avanti e indietro e ogni tanto si alzava, in ascolto, con le zampe anteriori ciondoloni. Dietro la lepre i campi erano deserti fino alla diga. Niente mucche, niente pecore. Adesso i capri sono separati, avevo pensato.
Anche la finestra della camera di Henk era aperta. Sussurravano, ma a voce così bassa che non capivo una parola. Già mi vedevo accucciato a piedi nudi nella grondaia, le mani aggrappate alla finestra aperta, la testa il più vicino possibile al davanzale.
Tornare semplicemente a coricarmi tirandomi il lenzuolo sopra la testa era impossibile. Scesi dal letto, andai alla porta, l'aprii con cautela e uscii sul pianerottolo. Aspettai che i miei occhi si abituassero al buio. Poi feci qualche passo e mi inginocchiai davanti alla porta della camera di Henk. Sono vecchie porte a pannelli, con buchi della serratura esageratamente grandi. All'inizio vedevo solo del movimento, ma poco a poco presero forma. Di Riet si vedevano solo le gambe. Henk riempiva praticamente tutta la serratura. Io avevo un ginocchio a terra e l'altro alzato. Avevo fatto scivolare una mano sotto l'elastico delle mutande. Le portavamo grandi, a quell'epoca, bianche e con un elastico robusto.Sempre pulite perché, diceva mia madre, magari finisci all'ospedale. Ero così impegnato a guardare che il caldo pulsare del mio sesso sul ventre mi aveva sorpreso. Avevo iniziato a seguire i movimenti di Henk, con lo sguardo e con la mano. Finché non mi venne un crampo alla gamba con il ginocchio sollevato. Fui costretto ad alzarmi. Mentre mi alzavo, guardai il piccolo lucernario in fondo al pianerottolo. Vidi i pioppi illuminati dalla luna e me stesso che mi alzavo, davanti a una porta chiusa, con una mano ancora nelle mutande.Tendendo le dita dei piedi mi liberai dal crampo al polpaccio.
Per qualche motivo non potevo tornare in camera mia. Forse perchè da li avrei potuto sentirli e quindi me li sarei visti davanti. In punta di piedi andai verso la porta sempre aperta della cameretta nuova. Entrai e mi sdraiai sulla moquette blu, sotto la finestra a bilico. Mi addormentai e la mattina dopo mi svegliai molto presto. Solo allora tornai nel mio letto. Henk non era ancora rientrato.
Agosto 1966, quasi quarant'anni fa. A volte non capisco come sono potuto diventare così vecchio. Quando mi guardo allo specchio, continuo a vedere attraverso la mia faccia segnata dal tempo un ragazzo di diciotto, diciannove anni. E ancora oggi mi chiedo chi stessi guardando quella notte.
(Gerbrand Bakker - C'è silenzio lassù)
mercoledì 1 febbraio 2012
Ad amar l'amatoriale
Dal post "Barbatrucco" sono sorte un po' di provocazioni e i commenti spassionati di molti hanno spinto qualche lettore a volersi far conoscere, pur rimanendo nel loro armadio, in quello che Fragoroso.82 ha definito come tema il "Barba e pezzi forti".
In realtà Frago proponeva un contest, una gara, ma io preferisco gestire questa sua geniale ideozza suina semplicemente come una "vetrina" per chi vorrà "rivelarsi" un po' di più.
Perchè a noi l'amatoriale piace, che a veder corpi anche non sempre perfetti, non photoshoppati, veder particolari e qualche ritaglio, semmai anche non fotograficamente precisi, cresce l'intrigo...
Voglio dire, in rete capita di imbattersi pure in immagini come queste e pur non essendo modelli, pur non essendo famosi, pur non essendo patinati... sono terribilmente ed eroticamente forti perchè prima di tutto VERI!
Quindi, ho creato una pagina, la vetrina degli (In)arrestabili. Potete accedervi dal link in testa al blog, nella scheda (In)arrestabili, che verrà aggiornata a seconda della partecipazione spontanea dei lettori.
Se vi intriga l'intrigo, fatevi sotto, io non vi fermo, io non vi arresto. Siete (in)arrestabili! Semmai vi arresta qualcun altro...
In realtà Frago proponeva un contest, una gara, ma io preferisco gestire questa sua geniale ideozza suina semplicemente come una "vetrina" per chi vorrà "rivelarsi" un po' di più.
Perchè a noi l'amatoriale piace, che a veder corpi anche non sempre perfetti, non photoshoppati, veder particolari e qualche ritaglio, semmai anche non fotograficamente precisi, cresce l'intrigo...
Voglio dire, in rete capita di imbattersi pure in immagini come queste e pur non essendo modelli, pur non essendo famosi, pur non essendo patinati... sono terribilmente ed eroticamente forti perchè prima di tutto VERI!
Quindi, ho creato una pagina, la vetrina degli (In)arrestabili. Potete accedervi dal link in testa al blog, nella scheda (In)arrestabili, che verrà aggiornata a seconda della partecipazione spontanea dei lettori.
Se vi intriga l'intrigo, fatevi sotto, io non vi fermo, io non vi arresto. Siete (in)arrestabili! Semmai vi arresta qualcun altro...
martedì 17 gennaio 2012
Fittizia intimità
C'era gente che inventava se stessa e una fittizia intimità senza rischi, a distanza: per annullare il gioco dei sentimenti, bastava un tocco solo sulla tastiera del computer...
Sulla quarta di copertina di "Eguali amori", altro romanzo di Davit Leavitt, trovo queste parole. Mi appartengono, fanno parte del mio bagaglio e così mi ritrovo già alla cassa della libreria con un nuovo libro che mi terrà compagnia.
Prima di L., prima di A., prima di sgattaiolare fuori dal mio armadio di tanto in tanto, c'erano le chat.
Erano appunto, bellissima definizione, "un'intimità senza rischi".
Vi entravo con dati anagrafici falsissimi, nome fittizio, età fittizia e aspettavo on-line, il contatto di qualcuno. Le richieste erano le solite: cosa cerchi? Sei attivo o passivo? Come sei? Hai la webcam?
In quella fase le mie chattate duravano si e no un minuto: non appena le mie risposte erano "conoscenza, non cerco sesso immediato", chi educatamente diceva "ok ciao", chi staccava senza neppure il saluto, chi provava a interagire qualche minuto ma poi, forse giustamente, glissava.
Poche volte si incontravano persone che si fermavano a scambiare 4 chiacchiere. Erano in genere quelli "come me", gay non dichiarati ed un po' impauriti e in quelle occasioni io ne approfittavo per interagire, raccontare i miei dubbi, spiegare le mie reticenze, manifestare le mie paure. Era quello il confronto che cercavo in quel momento, la conferma che ciò che portavo dentro non appartenesse solo a me, il bisogno di sentirsi meno strani e meno estranei a questo mondo.
Uno dei pochi col quale il discorso si protrasse per tanto tempo fu proprio A. che incontrai dopo più di un anno di chiacchierate on-line.
Capitolo A. a parte, talvolta, seppur più raramente, capitavano persone che chiedevano sesso virtuale e pur non ottenendo da me una pari risposta accettavano di esporsi in cam soddisfacendo un loro bisogno esibizionistico mentre io soddisfacevo quello voyeuristico.
Era una goduria per i miei occhi poter vedere cazzi più o meno grossi, più o meno belli, fisici più o meno prestanti che acconsentivano alle lascive mie occhiate e interazioni in cam: girati, avvicinati, abbassati, fammi vedere... Era strano e cosa nuova per me andare al di là del solo guardato, diverso dai soliti video porno. C'era una minima interazione, seppur distante, ma c'era. Gli occhi si saziavano di quelle immagini e il desiderio fisico, quello, almeno in parte.
Poi, ci fu la mia parziale e camuffata uscita dall'armadio.
Ora, dopo essermi sperimentato in incontri reali, le mie "storie", il desiderio di webcam si è totalmente ridimensionato. Il bisogno oggi è quello di una interazione, anche affettiva, maggiore, e in questa fase ciò che non voglio annullare è proprio il gioco dei sentimenti.
Ma a ripensare a certe visioni ancora la libido s'accende.
Voglio dire, provate a pensare di trovarne anche solo per una volta uno come quello che vediamo in questi pochi minuti amatoriali, poi me la racconterete...
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