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sabato 4 maggio 2013

Siamo ciò che amiamo

...lo rilesse, lentamente. Quando finì respirava in modo irregolare, forte, e il suo piede tamburellava sulla base di scuro metallo della libreria. Il cuore le batteva forte. 


L'articolo parlava di un bambino piccolo, di nome Michel, nato da un'adolescente sbandata, probabilmente ritardata, il frutto di uno stupro. Fino all'età di quasi due anni aveva vissuto con sua madre in un casamento popolare vicino a un cantiere edilizio. Ogni giorno la madre vagava dentro, intorno e fuori dell'appartamento, persa nella sua follia. Si accorgeva appena della presenza del bambino, non sapeva nemmeno come nutrirlo e come occuparsi di lui. I vicini erano allarmati per le grida di Michel, ma quando andavano a bussare alla porta per chiederle di tranquillizzarlo, spesso lei non c'era. Usciva a tutte le ore, lasciando il bambino da solo, incustodito. Poi un bel giorno, quasi improvvisamente, i pianti si interruppero. Il bambino non gridava più, e non gridò neanche la notte seguente. Per giorni non si sentì neanche un rumore. Vennero chiamati la polizia e gli assistenti sociali. Trovarono il bambino sdraiato sul suo lettino accanto alla finestra. Era vivo e straordinariamente in buona salute, considerando quanto era stato trascurato. In silenzio, giocava sul suo squallido lettino, fermandosi ogni qualche secondo per guardare fuori della finestra. Il suo gioco era diverso da qualsiasi altro gioco avessero mai visto. Guardando fuori della finestra, sollevava le braccia, poi le bloccava bruscamente, si rizzava in piedi sulle gambe scarne, poi cadeva; si piegava e si alzava. Faceva strani rumori, una specie di scricchiolio con la gola. Cosa stava facendo?, si chiesero gli assistenti sociali. Che razza di gioco poteva essere questo? 
Poi guardarono fuori della finestra, dove erano in funzione alcune gru, che sollevavano travi maestre e travetti, o allungavano palle di demolizione sul loro unico braccio. Il bambino stava osservando la gru più vicina alla finestra. Quando questa si sollevava, lui si sollevava; quando si piegava, lui si piegava; quando le sue marce stridevano e il motore ronzava, il bambino produceva uno stridio con i denti, un ronzio con la lingua. 
Lo portarono via. Lui gridò istericamente, e non si riuscì a calmarlo, tanta era la sua desolazione per essere separato dalla sua adorata gru. Anni dopo Michel era un adolescente che viveva in un istituto speciale per handicappati. Si muoveva come una gru, faceva i rumori di una gru e, benché i medici gli mostrassero molte fotografie e giocattoli, reagiva soltanto alle fotografie delle gru, giocava soltanto con delle gru giocattolo. Soltanto le gru lo rendevano felice. Divenne famoso come "Il bambino-gru". E la domanda contro cui Jerene continuava a sbattere, leggendo l'articolo, era questa: che suono aveva? Che effetto faceva? Il linguaggio apparteneva a Michel soltanto; per lei era perduto per sempre. Come dovevano essere parse meravigliose e grandiose quelle gru a Michel, in confronto alle piccole e goffe creature che lo circondavano. Perché, Jerene ne era convinta,
ciascuno, a modo suo, trova ciò che deve amare, e lo ama; la finestra diventa uno specchio; qualunque sia la cosa che amiamo, è quello che noi siamo.
(David Leavitt - La lingua perduta delle gru)

Sì, è quello che noi siamo...



7 commenti:

  1. Questo passaggio del libro mi fa sempre commuovere.
    Fa riflettere tantissimo, sopratutto pensando alla sofferenza di chi viene privato e allontanato dall'oggetto (o soggetto) del suo amore. Traumi enormi, incomprensibili da chi non sa pensare con il cuore.
    E l'amore è molto più bravo di noi a scegliere. Ci guida verso universi costruiti apposta per noi. Chi è veramente innamorato non cerca altro, vive in un mondo perfetto per lui.
    L'amore ha regole universali, valgono per tutti e nessuno riuscirà mai a cambiarle. E questa è una cosa che rassicura, perchè prima o poi ci si renderà finalmente conto che quelle regole non sono soggette al giudizio dell'uomo e nessuno potrà permettersi di dire che sono sbagliate.
    Non ci sono amori sbagliati al mondo, c'è solo chi sa cos'è l'amore e chi no.
    Bacio tessoro :*

    Ps: quindi se io, per ipotesi, fossi innamorata di te, cosa sarei? :D

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    1. ..saresti la classica frociarola, lucì!
      e la persona più indicata a sto mondo per andasse a occupà de pari opportunità; ma in sto manicomio criminigeno che è diventata l'Italia ovviamente manco te prenderebbero in considerazione!

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    2. [criminigeno=criminogeno; sorry..]

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  2. A mo questo passaggio più di ogni altro passaggio di ogni altro libro che abbia letto... non per nulla la parte finale è anche quella con cui mi presento nel mio profilo...

    Il mio problema non è mai stato comprendere il senso di queste parole, ma capire cosa io ami, cosa cerchi davvero...

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  3. Il punto è quando e come ti accorgi di aver trovato quello che ami perchè se devo ancora trovarlo devo darmi una mossa ma se l'ho già trovato e devo amare quello che ho allora devo impegnarmi perchè non è sempre facile e ogni tanto fa anche male.

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  4. siamo sicuri che quando l'amore butta alla nostra porta, ci troviamo alla sua altezza e in grado di coglierlo e di viverlo pienamente? a me l'amore non ha ancora bussato, però alcune volte si è avvicinato, e devo dire che avrei risposto negativamente, nel mio caso, a entrambe le domande!

    Triste, ma per me è (ancora=? sempre?) così!

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  5. Il bambino e quindi l'adolescente ha trovato nella gru un oggetto d'ammirare, emulare e quindi seguire. La gru ha preso la veci della madre. Una storia molto triste pero molto significativa e pedagogica.

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