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giovedì 23 agosto 2012

Letture d'estate: Legati alle persone

Frattanto, dentro al computer di Walter, la mascherata erotica continuava a ritmo serrato. I nuovi venuti che s'inserivano erano talmente tanti, che il canale era spesso intasato, soprattutto il venerdì sera. Si poteva provare a immettersi per ore senza ricevere altro che un segnale di occupato, una situazione che mandava in bestia i vecchi appassionati; Bulstrode non faceva che raccogliere firme su petizioni elettroniche, o spedire lettere furibonde tramite la posta elettronica agli uffici amministrativi del servizio, che erano situati a Duluth. A parte questo, le cose procedevano come al solito; ogni volta che s'inseriva, Walter era felice di vedere qualche vecchio nome familiare incastonato nella lista pornografica. 
Si continuava a raccontar bugie e a tollerarle. Che importanza aveva? In fondo forse nessuno di loro si sarebbe mai incontrato. Due degli habitué,Mastermind e Orsetto Panda si erano conosciuti, ed era stato un disastro; si erano dati un appuntamento segreto in un albergo di Washington D.C., tuttavia, quando l'eccitante week-end era finalmente arrivato, non erano ancora entrati nella loro stanza che si erano inseriti nel computer sotto la sigla congiunta "Master/Panda". Restarono lì tutto il venerdì sera e anche il sabato. Cos'è che non aveva funzionato? si chiese Walter. Forse che la presenza fisica dell'altro era più di quanto ciascuno dei due potesse sopportare? Oppure erano semplicemente rimasti talmente delusi dalla reciproca realtà smascherata che per salvare quel che potevano delle loro fantasie avevano scelto di tornare al mezzo elettronico dove era iniziato il loro corteggiamento? 

Il problema con l'intimità vera, come aveva appreso Walter molto tempo prima, è che non si può semplicemente annullarla chiudendo un interruttore. La gente vera può bussare alle porte che uno si è chiuso alle spalle; conosce il tuo nome, il tuo numero di telefono. Vive con te. E questo, decise Walter, nell'insieme non era poi tanto male. Quel che gli aveva offerto il computer era la sicurezza dell'isolamento, la sicurezza del controllo. Attraverso i circuiti arrivavano voci, parole, numeri di telefono, ma si poteva sempre interrompere la comunicazione, si poteva sempre disinnescarla. Non c'era niente da rischiare, niente da perdere, nemmeno con Bulstrode. Eppure, da quelle vette di sicurezza, da quelle vette di autoprotezione e anonimato, Walter non sognava altro che il ricco paesaggio della pericolosa pianura umana. Era strano; per la maggior parte della sua vita aveva tenuto gli occhi fissi davanti a sé, sulla legge, oppure su qualche sogno di fuga, in Europa, in Asia; aveva dato per certo che guardando soltanto davanti a sé sarebbe riuscito alla fine a liberarsi della tristezza e della insoddisfazione della sua infanzia. Ma più si spingeva lontano, più si rendeva conto che, gli piacesse o no, era indissolubilmente legato alle persone che erano state importanti per lui e a quelle che lo erano ancora, le persone il cui amore lo definiva, la cui morte lo avrebbe sconvolto. Non avrebbe mai voluto, non avrebbe mai potuto essere Bulstrode, uno che s'inventava da sé, intoccabile, un viaggiatore della tastiera. E di questo era contento. [...] 

Spense la macchina. Da qualche parte in casa c'era Danny. Che fare? Che dirgli? 
S'incamminò, poi, per un attimo, esitò. 
Non fare l'idiota, si rimproverò. Vai da lui. 
Danny era seduto al tavolo di cucina, a leggere il giornale. 
Avvicinandoglisi da dietro, Walter fu improvvisamente invaso da una ondata di affetto per il suo collo ben rasato, la sua bella testa rotonda. 
«Danny...» disse. 
«Sì?»
«Danny, io...» Esitò. 
Danny posò il giornale, girò la seggiola per guardarlo. «Che c'è, Walt?» 
«Mi sei mancato» disse Walter. 
Danny alzò gli occhi su di lui. Walter aveva le braccia dietro la schiena e la testa piegata in avanti, come un bambino che faccia penitenza. 
«Ma io non sono andato da nessuna parte» disse Danny piano. «Io sì invece.» 
Danny allungò una mano, e fece una lieve carezza sulla guancia di Walter. «E adesso sei tornato?» gli chiese.
«Sono tornato» disse Walter. «Sono tornato.»
(David Leavitt - Eguali Amori)

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