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martedì 9 ottobre 2012

Chi frequenti?


La mia vita da single di mezza età è solo parzialmente una vita socialmente attiva.
Ok, ammettiamolo che da 40enni è più difficile ritrovarsi con gli amici, passare del tempo insieme, andare al pub o al ristorante quando tutti, o almeno la maggioranza dei tuoi coetanei, si misurano con i tempi e le esigenze di una famiglia o di un divorzio e i figli più o meno piccoli.
Però, un salto al cinema, il ritrovo a cena da qualcuno o la serata in pizzeria ogni tanto ci stanno, così pure come la visita ad una mostra o più raramente un concerto, una partita di rugby, uno spettacolo a teatro.
L. è un po' disturbato da questa mia socialità. Chiariamoci: disturbo è una parola esagerata (e inappropriata) e il problema non è che io viva una vita "altra" fuori da lui. Il problema, se problema è, sta nel fatto che io, secondo lui, frequento troppi etero mentre lui se ne sta molto più in disparte. Lui come altri. 

Mi confrontavo con un gay, non dichiarato come me, lettore assiduo del blog (non diamo indicazioni ulteriori per il rispetto della sua privacy).
Mi raccontava di come poco alla volta la sua vita si era limitata al binomio casa-lavoro;
poco alla volta aveva lasciato le vite dei suoi amici a trascorrere senza di lui;
senza rotture si era comunque messo poco alla volta in disparte.
Son quelle cose che non capitano da un giorno all'altro ma disegnano la tua vita, appunto, poco alla volta.
L'età, certo, e quella storia che tutti ormai si son fatti la loro strada ma, soprattutto, il disagio di misurarsi a raccontare la propria omosessualità: mentire non gli pare più la soluzione, glissare l'argomento forse -come faccio io e come fanno le migliaia di inthecloset, quelli perlomeno che non negano spudoratamente inscenando una finta omofobia-, ma anche evitare l'argomento diventa una fatica per lui. Meglio a questo punto tirarsi da parte.

E' l'esperienza di molti, gay ma non solo. Isolarsi è la conclusione di chi fatica a vivere con serenità la propria identità.
E' vero, si può sempre vivere, fare, incontrare, sorridere, relazionarsi, senza dover condividere tutta  la propria interezza, ma mi rendo ben conto che nella pienezza di vita l'identità personale passa anche (forse soprattutto) attraverso l'identità affettiva. E se questa la devi per qualche motivo celare ti trovi quasi senza argomenti e senza voglia di metterti in relazione con gli altri.

Questo lettore mi racconta che per lui leggere il blog o interagire via e-mail con altre persone conosciute qui, è una boccata di ossigeno. Il suo bisogno ora, bisogno di amicizie, deve assolutamente passare attraverso amicizie gay. Solo con i gay si sente a proprio agio. Solo con loro può sentirsi rilassato. Dichiarato o no, con altri omosessuali sente di poter avere uno scambio che non riesce ad avere con gli etero.
Molto comprensibile, direi naturale, ma riflettevo con lui se questo atteggiamento non rischia di diventare col tempo (uso un parolone) "ghettizzante".

Però mi rendo conto che va naturalmente così.
Le persone che frequentiamo, di cui ci circondiamo, sono quelle con le quali stiamo bene e che condividono con noi comunanza di pensieri o di vissuto, con le quali possiamo sentirci liberi di esprimerci in completezza. E così va da sè che da bravi gay frequentiamo principalmente (o per alcuni esclusivamente) gay.

Ci si vede in giro, in ambienti gay, o gay friendly, solo tra gay con gay, locali gay, disco gay, spiagge gay. Ci puoi trovare qualche volta con qualche amica (si, le donne sono quelle che forse più facilmente accolgono la diversità nella cerchia di amici) oppure anche con quell'amico etero di sempre, che ti vuole bene e ti frequenta ma sempre e solo in compagnia della fidanzata o mogliettina, che "accompagnarsi da solo con un gay poi gli altri possono pensare male". Ma non è solo la faccenda di un mondo che tenderebbe a lasciarti in disparte, è spesso una scelta di natura proprio più personale, perchè più... "easy".


Strano come anche la liberazione con un coming out anzichè aprirti completamente nella più ampia socialità abbia per certi versi un effetto escludente (sto generalizzando, semplificando, banalizzando, ok... giusto per rendere più semplice il concetto).
Mi viene in mente anche la considerazione fatta mesi fa da Grant nel post "L'orso": "Col coming out, a volte, non si diventa sé stessi, ma si cessa di essere sé stessi."
(Grant, ti avevo promesso un post che nascesse da questa tua considerazione. Eccolo).

O ancora, come è capitato a tutti quei gay di provincia che conosco e che si sono liberati del loro armadio che, per poter essere sereni, hanno dovuto necessariamente tagliare i ponti con la propria realtà di provenienza. Ma questa è un'altra storia e forse ne parlerò un'altra volta.

68 commenti:

  1. gli amici che frequento io sono tutti etero, non è stata una scelta ragionata, ma seplicemente come succede in questi casi ci siamo trovati...
    i miei amici sanno della mia omosessualità che ormai è diventato un argomento come un altro, con loro mi sento libero di essere quello che sono e per questo mi ritengo fortunato :) anche se a pensarci bene qualche amico gay non mi farebbe male...

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    1. E' molto bello quello che dici e indica una piena accettazione da parte tua e degli amici tuoi. Niente ghetti, niente vergogne, solo relazioni!
      E' anche bello che dici che qualche amico gay non ti farebbe male: vero! C'è bisogno anche di un discorso "tra pari". :)

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  2. Tu fai troppo bene a continuare a coltivare le tue amicizie di sempre, anche perchè, e qui ti capisco benissimo, chiudersi in casa e ridursi a rimanere soli con se stessi, ma anche solo con la propria famiglia a lungo andare diventa alienante... io ci sono passata e ad un certo punto sono scoppiata e ho ricominciato ad uscire con le amiche, anche senza il marito, perchè sentivo il bisogno di non lasciare andare le amicizie e le passioni che ho. E a 40 anni, se queste amicizie e queste passioni non te le sudi, le perdi, punto. Niente di "easy", ma tutta fatica ed energie che devi trovare alla fine di una giornata che ti ammazza.
    Che poi, giustamente come dici anche tu, non è che sia poi tutta 'sta vita sociale, 2-3 volte in un mese, tra cinema e cene, 1 volta all'anno una giornata alle terme, ad ammazzare. Però è giusto così, anche questo ci vuole nella vita.
    Nel tuo caso poi, che della tua omosessualità non ne parli, a maggior ragione penso sia naturale che ti ritrovi con gli amici di sempre, dichiaratamente etero, con le loro famiglie, niente di strano... L. su, nessun motivo di essere geloso, la eterosessualità non è contagiosa, sono pronta a giurarlo!! XD
    Per gli omosessuali, però, capisco anche che sia difficile, perchè proprio parlando in generale, specie nei piccoli centri, è molto raro trovare totale accettazione della diversità, trovare quella serenità che è fondamentale per andare oltre, archiviare il discorso e riuscire a rilassarsi come normalmente si fa tra amici.
    Recentemente in un post Michele Darling giustamente dicava (la citazione è per non arrogarmi il merito di una considerazione che non ho fatto io, ma che mi è piaciuta veramente tanto... spero che non ti dispiaccia se la riporto qui):
    "Se chiedessi ad un maschio etero perché mai è etero, lui risponderebbe, nella migliore e più garbata delle ipotesi, “perché mi piacciono le donne”. Certi miei amici, quelli meno garbati, chioserebbero con “perché mi piace la fica”. Vorrei
    anch’io esercitare la stessa sfrontata libertà e, alla domanda “perché sei omosessuale”, rispondere: “perché mi piace il cazzo”... l’omosessuale (invece) è costretto (io sono costretto) a rispondere diversamente, approntando spiegazioni filosofiche, sociologiche, statistiche e scientifiche. Che palle, ragazzi."
    E ha ragione da vendere. Essere diversi è faticoso, e difendere la propria diversità lo è ancora di più, tanto che oggi si parla sempre di più non del diritto alla "diversità" ma del diritto all'"indifferenza". E c'è la sua bella e giusta differenza!!
    Come al solito mi scuso per essere stata così sintetica nei miei commenti. :D
    Baci al mio "diverso" preferito. Luci

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    1. mi hai fatto venire in mente una citazione:
      e la vita sta passando su noi
      di orizzonti on ne vedo mai
      ne approfitta il tempo
      e ruba come hai fatto tu
      il resto di una gioventù
      che ormai non ho più
      eccetera..

      beh, per i (pochissimi, credo) che non capiscono di cosa parlo,
      gustatevela
      http://youtu.be/BtG2rAj-5Xw

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    2. grande freedog e grande mimì ;) ahimè lei di amici ne ha avuti ma sono stati i nemici a soppravalicare.

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    3. Mi piace questo "diritto all'indifferenza" che propone Michel Darling. Mi piace anche quando racconti del bisogno di socialità che non si può ridurre solo alla vita di famiglia (o di coppia): sono due bisogni diversi ma ne abbiamo bisogno, di entrambi!

      @ freedog: l'ho nelle orecchie, questa canzone, dall'età di 3 anni... Mitica! E rubo il resto di una gioventù... Almeno il "resto" ;)

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  3. a me è andata più o meno così: i miei amici storici, etero, nel tempo si sono sposati e hanno fatto figli. La loro vita ovviamente è cambiata e nel tempo io ho deciso di isolarmi. Credo sia un fatto naturale. Forse il mio errore è stato quello di non capirlo subito e di ricercare, per tempo, compagnie diverse. Occorre diversificare le compagnie altrimenti l'isolamento diventa una scelta quasi obbligata. Ciao!

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    1. Grazie Amoon per aver commentato. Ciò che dici è davvero un'esperienza molto comune. Ma forse non si tratta solo di diversificare le compagnie ma saper costruire diversamente anche amicizie storiche con dinamiche cambiate, non credi?

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  4. Avendo da poco fatto coming out ho solo amici etero, anche se alcuni molto navigati.
    Il problema è che non basta solo l'affetto, ma bisogna condividere delle esperienze. Io non potrei mai andare con alcuni di loro in un locale per gay. Non è banale, perché andare a ballare o in un pub è normale!
    Ovviamente non voglio chiudere nessuna amicizia, ma sento dopo anni la distanza, in fondo noi siamo diversi, abbiamo esigenze diverse. Percepisco una rottura e ciò mi fa riflettere, anche se rimarremo amici, non condivideremo più alcune cose e qui inizia a traballare il mio concetto di “amicizia”.
    Posso dire che è brutto, mi pare che la mia vita sia finita, che io sia stato un'altra persona per anni. Mi sono reso conto che è difficile vivere apertamente, ero così bravo a fare tutto di nascosto e a mentire!
    Il post coming out è davvero duro, non è una passeggiata. E' solo un periodo breve, ma per alcuni potrebbe diventare eterno!

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    1. Il tuo commento ben racconta la fatica che stai vivendo che c'è ed è reale. Non rimpiangere però il tuo coming out, è un atto di rispetto molto profondo e importante quello che hai fatto.

      Certo (e questo aspetto mi piacerebbe scandagliarlo meglio), accade anche una specie di "rottura". Non solo degli altri con noi ma spesso tra di noi con gli altri. Saperla ben gestire significa evitare l'effetto ghetto.
      Stare sempre e solo con chi è come noi, chi la pensa come noi, chi ci capisce... ci riempie di accondiscendenza ma ci impoverisce di confronto e spirito critico.
      Sei un grande! :)

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  5. Questo post rappresenta tutto il brutto della società di oggi.. le persone ormai in età adulta, ormai sono costrette quasi ad accontentarsi di alcune cose della loro vita perché ormai è troppo tardi.
    Capisco benissimo il tuo continuare a coltivare le amicizie e le sensazioni che questo isolamento può dare... sono dell'idea che l'amicizia può nascere ovunque anche a 40 anni, basta avere il coraggio di passare sopra dei stupidi luoghi comuni.
    Come sai io sono giovane e anche dichiarato da parecchio tempo ormai. Spesso capitano questi momenti di confronto con adulti che sanno di me e del mio essere padre.. non tutti capiscono ma almeno ho la mia generazione dalla mia.
    I miei amici (tranne un bisessuale) sono tutti etero, ormai tra molti giovani l'omosessualità è stata sdoganata (purtroppo non da tutti ma siamo già in molti).
    Con i miei amici etero, posso parlarci tranquillamente della mia vita privata come loro fanno con me... e loro lo fanno non perché sono bisessuale (quindi per molti etero ignoranti "meno gay") ma perché ormai il rapporto è superiore a questi piccoli problemi. Certo magari se descrivo al dettaglio il sesso che faccio li metto a disagio, ma so di poter contare su di loro.
    Stranamente, la tua ultima riflessione (quella legata al post l'orso) la trovo molto veritiera. Da quando ho detto di me e della mia sessualità, molte persone si aspettano una persona totalmente differente sia di carattere che di azioni. Io per mia natura queste persone le ho allontanate da me perché odio il luogo comune.. in qualsiasi caso. Probabilmente sta a noi non lasciarsi andare durante il post dichiarazione... io ho avuto il coraggio anche di "sfanculare" amici storici dopo quel periodo perché mi trattavano da diverso.. e non in senso negativo, semplicemente mi trattavano diversamente. Forse non tutti hanno la forza o la voglia di stravolgere così tanto la vita.. tutto qua.

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    1. Ma anche "sfanculare" non rischia di essere una modalità per "lasciarci andare"?
      Cioè, a parte il sanissimo diritto di allontanarci da chi ci fa del male, non è questo appunto anche uno dei motivi che creano lo stile del "tu non mi capisci, non meriti la mia amicizia, quindi sto solo con chi mi capisce"?

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  6. Il fatto di definire i propri amici gay o etero ha a che fare esclusivamente con il linguaggio: l'universo di significati ampiamente accettato in un dato momento da una certa cultura. Una costruzione sociale, quindi. Mentre l'orientamento sessuale e qualcosa di naturale e congenito, che viene prima di qualsiasi categorizzazione.
    Se si rimuovesse questo "originale equivoco" non ci sarebbero più problemi di inclusione/esclusione: vivremmo tutti falici e contenti. Amen!

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    1. Vero. Altro grande discorso: nomi e significati, equivoci e incomprensioni, proprio perchè le parole, nonostante tutto, contano.

      Ma tu pensi sia vero (l'hai sperimentato, l'hai visto, l'hai vissuto...) oppure non ti ritrovi, nel discorso che esprimersi e affermare la propria identità sia da un lato liberatorio ma anche l'inizio di un percorso di costruzione di un altro io, (purtroppo non sempre fedele a se stesso) chè si deve conformare a questa nuova identità affermata? (oddio, si capisce qualcosa di ciò che ho scritto?)

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    2. Si tratta di un tema assai frequentato dai filosofi del linguaggio, come Ricoer. Dire cosa siamo non è solo un atto rappresentativo, descrittivo, ma ha anche un effetto performativo sulla realtà di ciò che siamo. Essa, nondimeno, precede la sua determinazione linguistica, è da essa presupposta.
      Chi ce capisce è bravo, soprettutto a quest'ora

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  7. Non basta vedersi di frequente per definirsi amici, ovviamente! In fatto di amicizia sono sempre stato esigente di mio; ma questo dipende da tanti motivi, anche da come si è fatti “dentro” … se poi ti accorgi gradualmente che la tua sensibilità, il tuo orientamento sessuale ti porta altrove, anche il rapporto di amicizia assume un colore più neutro … Per il resto sono d’accordo con te: i tuoi amici di scuola o di giovinezza si sposano, fanno figli, e tu resti spaiato; per un po’ ci si frequenta ma poi i rapporti si diradano per forza di cose, salvo poi sentirti dire: “non ti fai più vedere!” Sì, in qualche caso resta l’occasione - una volta tanto - di uno spettacolo teatrale, una mostra e, forse di qualche cena, forse … ma nulla di più …
    Anche per me, come a quel tuo lettore, è capitata la stessa cosa: “un poco alla volta” la mia vita è diventata lavoro, casa, impegni sociali. NELL’AMBITO DEL LAVORO O, NEL CONTESTO DEGLI IMPEGNI ECCLESIALI, ho sviluppato delle relazioni legate a quel determinato ambito, relazioni anche significative, ma mai amicizie! Al punto tale che mutando l’ambiente di lavoro o contesto di impegno sono cessate anche le relazioni amicali … Per me è naturale che sia così perché fuori dal contesto professionale, io sono “soltanto” persona (ma non è una dininuzio!) senza il mio paravento di ruolo e dopo aver parlato dell’universo mondo, ad un certo punto il mio essere single porta i miei interlocutori a porre le fatidiche domande: “perché non ti sposi? Non hai mai pensato di farti una famiglia?” E che cosa si può mai rispondere a simili, idiote domane?
    Nei piccoli centri, poi … perfino l’attesa nell’anticamera del medico può risultare “pericolosa”. Può capitare di incontrare un tuo conoscente di antica data, che non sa niente, o quasi, di te e che muore dalla voglia di sapere e – ad alta voce – ti pone una delle domande fatidiche … Tu non puoi dire ad alta voce: “ma fatti i cazzi tuoi!!!”
    E comunque, ora che da 8 anni sono legato a P. la mia vita sociale, la nostra vita sociale in quanto coppia non dichiarata è inesistente!

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    1. Ah ah (ridiamo per non piangere!), conosco bene quelle domande da anticamera che ti lasciano con un nido di vipere in bocca (educatamente frenate).

      Io, come dicevo, con tutta la fatica dell'età, ho ancora relazioni significative con alcuni amici di sempre. Pur non essendo "completamente" libero per l'idea del coming out (ma credo che anche i miei amici etero non siano sempre completamente liberi di raccontarsi al 100% visto che le contraddizioni abitano tutti) non voglio rinunciare a quelle amicizie e non mi basta il rapporto solo con il mio compagno, anche se vivessimo insieme. Mi farebbe fatica una coppia rinchiusa solo su di noi. Poi certo, ci si accontenta e si fa di necessità virtù, e a volte bisogna dire "tanta grazia" ad avere almeno un compagno...

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  8. Francamente non ci vedo nulla di male a continuare a frequentare amici etero. Noi omosessuali siamo solo il 10% circa della popolazione umana, quindi il 90% sono etero! Escluderli significa escludere la maggior parte della gente che ti circonda solo per cercare la compagnia di una minoranza. E in quella minoranza è assurdo pensare che ci sia tutta gente piacevole e simpatica! E poi, dai, si finisce per parlare di sole cose gay, come se l'omosessualità coprisse a 360° la vita di un individuo.
    Anch'io sono uno con la tendenza a isolarmi, vuoi per carattere, vuoi perchè più conosco gli esseri umani, meno me ne fido; e su questo, non distinguo tra etero e omo, per me gli esseri umani sono uguali e l'orientamento sessuale non fa differenza (soprattutto, ho provato entrambi gli ambienti e non ho trovato sostanziali differenze di trattamento).
    L'unico vantaggio è che ho imparato a curarmi ben poco dell'opinione della gente, cosa che mi sarà di indubbio vantaggio quando farò coming-out.
    Ps. Scusa (In) per averti asciugato con questo commento lunghissimo!

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    1. Molto interessante invece il tuo intervento. Mi fa molto pensare, ad esempio, la tua frase "come se l'omosessualità (o in generale la sessualità) coprisse a 360° la vita di un individuo". Condivido molto questo dubbio perchè spesso questo aspetto lo viviamo talmente forte e pregnante che rischia di essere percepito come esclusivo. Ma siamo fatti anche di altro.

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  9. Ho 21 anni, vivo in una grande città e ho fatto il mio primo coming out neanche 5 mesi fa. Ora tutti i miei amici più prossimi e alcuni parenti sanno di me (i miei genitori ancora no) e le cose sono andate molto meglio di quanto avrei potuto immaginare! Tutto questo è successo mentre la mia migliore amica di sempre ha avuto il suo primo figlio; è stato un periodo molto intenso per entrambi in modi molto diversi che però non ci ha allontanato ma ci ha avvicinato ancora più di prima. Questo per dire che, personalmente, avendo solo amici etero (non per scelta, semplicemente perché così è capitato) fargli sapere della mia omosessualità è stato fondamentalmente un passo importante per affermare me stesso, ma la natura dei nostri rapporti non è cambiata, anzi, vivo queste relazioni in modo completo e genuino senza dover più fingere o tacere cose che riguardano la mia sfera sentimentale e sessuale.

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    1. Molto bella la tua esperienza. Grazie per averla condivisa. E' un esempio di piena accettazione. Permettimi di dirti (ma non è demerito o un modo per sminuire) che la giovane età, la diversa percezione su questi temi della tua generazione ed il contesto di una grande città, hanno potuto aiutarti a portare a compimento questo bel passo. Bravo!

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  10. io ne ho 48 di anni non ho fatto coming out e la situazione è completamente diversa da chi ne ha 20,questo è chiaro.poi non abito in una grande città e anche questo sappiamo che influisce molto.i miei "amici" etero di sempre ci sono ancora se volessi. il fatto è che mi ero stufato(un pò tardi purtroppo) e stavo pensando che se volevo smuovere la mia vita sessuale sentimentale non poteva andare avanti come sempre, non avendo nessuna intezione di dichiararmi l'alternativa era "allontanarmi" da loro per non essere più sotto la lente di ingrandimento di tutti.poi il lavoro e nuovi ritmi, così mi ritrovo comunque non sereno e spesso solo.poi come dice Parigino dipende dal carattere e il mio non è facile...non penso che frequentando solo amici gay mi sentirei chiuso anzi....mi basta la "fauna" che per lavoro vedo tutto il giorno per rendermi conto che non sarei chiuso in un ghetto nei momenti privati e di relax!l'ideale a questo punto sarebbe avere un bel moroso quale migliore amico di quello!;))

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    1. Condivido molto, un conto è vivere in provincia ed un altro vivere in città, un conto è avere 20 con amici di 20 anni e un conto è averne 40 o 50 con amici sposati o in coppia etero ... I problemi e le sensibilità sono diversi, come giustamente dici tu!

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    2. Il mio vissuto, lo sai Lost, è molto simile al tuo. Quando dici che per "smuovere" la propria vita affettiva e sessuale c'era il bisogno di allontanarsi dalla lente di ingrandimento degli amici, è un passo che in una certa misura ho fatto anch'io. Non staccandomi da loro ma semplicemente non "partecipando" più questo mio aspetto.
      L'amicizia "fuori coppia" la ritengo comunque importante da coltivarsi, non mi sembra giusto rinunciarci anche se, nel nostro contesto, è a volte faticosa

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  11. Io ho sempre valutato tutte le possibilità d'amicizia, ma adesso dopo parecchi anni costretto a recitare la parte dello "scapolo sciupafemmine" mi sono rotto di portare la maschera. e purtroppo le persone che potrei frequentare non accetterebbero ciò che sono, quindi spesso mi tocca la solitudine.
    Però devo essere sincero che preferisco evitare di coltivare rapporti raccontando fandonie, se arriverà qualcuno di mentalità aperta benvenga!

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    1. Si. Capita.
      Per non rimanere soli, si va a recitare il ruolo che gli altri si aspettano.
      Non può essere la strada giusta e la conseguenza è quella che dici: o fingo o sto solo.
      Ma anche la solitudine non è "costruttiva" per la persona.

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  12. discorson dei discorsoni... cercherò di esser breve (ma non garantisco!).
    1. intanto andrebbero divisi gli amici VERI (che cmq non sono mai tantissimi) dalle conoscenze: se con un vecchio amico ci vuole un attimo a ritrovare l'empatia anche se non ci si è visti per anni (e a me capita), coi conoscenti più o meno superficiali (intendo chiunque, dallo scopamico ai colleghi di lavoro), se ci si perde di vista anche per poco tempo, quando ci si rivede, oltre a banalità tipo "come stai-cosa fai-come ti butta" difficilmente riesco ad andare. E sì che non credo di essere un asociale!
    2. cmq, tra lavoro (per chi ce l'ha) e impegni assortiti,non è che ci sia sto gran tempo per la vita sociale. Considerando poi quanto costa una cena fuori o un teatro, non so quanti riescano ad uscire ogni sera!
    3. [corollario] credo che la sessualità (o l'affettività) in questo c'entrino poco. Per me non fa differenza andare in un locale gay o etero; ok, evito i trucidoni fascistoidi o omofobi, non per autoghettizzarmi, ma solo per non avvelenarmi la serata.
    Forse perchè vivo a Roma e non in provincia, però sto problema dell'isolamento autoghettizzante lo vivo meno di voi.
    4. e poi, volete mettere quanto può essere rilassante una bella serata pantofolara col mio boy?

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    1. Sui tuoi spunti io credo questo: ci sono le conoscenze, quelle con cui semplicemente si parla del più e del meno, si beve qualcosa, si vede un film, e ci sono gli amici veri (pochi): quelli che anche se non incontri ti porti dentro con le loro storie i loro bisogni. I primi sono un piacevole momento di compagnia leggera (ed è un bisogno) ai secondi non saprei rinunciare (ed è un altro più importante bisogno). C'è poi la vita col tuo boy (bella pantofolara!) e questo è un ulteriore bisogno, quello forse autentico , necessario, intimo, di appartenenza, di relazione (IL bisogno,ma non unico).
      Sul tema della ghettizzazione ne citavo valutando come mi sembra di cogliere quando penso ad alcune esperienze di gay. La fatica del confrontarsi che porta a stare solo coi pari... Non so, ma mi pare di coglierla come un aspetto diffuso. E devo dire che un po' mi dispiace.
      La tavolata da "fate ignoranti" è intrigante, ma se non si è più capaci di stare a tavola con l'amico di scuola o quello con cui hai passato 20 anni di amicizie e vacanze insieme... boh... mi pare che qualcosa non torni.

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    2. Boh! sarà che (almeno io/noi) di gente ne ved(iam)o tanta, gay, etero, bisex, curiosi, omofobi e tutto er cucuzzaro. Perciò non mi pare che st'autoghettizzazione sia così marcata come dici!
      Che poi ogni tanto ci sia bisogno di ritrovarsi tra "pari", credo sia fisiologico per tutti, dai gay a chi fa la stessa professione (medici, notai, avvocati, bottegai..): ritrovarsi tra chi è della stessa "corporazione" serve, anche solo per scambiarci idee/pareri/progetti.

      Esempio pratico: a Roma da anni d'estate c'è il Gay village, che tutto è fuorchè ghettizzante.
      Anzi, ormai è un ritrovo di coatti de borgata, che di gayo ha poco più che il nome; tant'è che in tanti non ci mettiamo più piede, preferendo altri ritrovi dell'estate romana.

      E poi c'è anche una questione di gusti: al concerto di Madonna, Lady Gaga o (i più agèe) Patty Pravo il gaydar segnalerà un tasso di finocchiaggine altisismo, e non perchè ci si sia dato tutti appuntamento lì per autoghettizarci; ma per una banale comunanza di gusti. Musicali in questo caso!

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  13. ..ho avuto esperienze di persone ed amici che si autoescludevano dalla società ,frequentando solo amicizie gay, locali gay, professionisti gay...gli etero??? Delle BRUTTE PERSONE ,DA EVITARE...

    purtroppo c'è chi si creac il proprio ghetto, e questo è ancora più aberrante che essere esclusi o rinchiusi in un ghetto costruito da terzi...io, una persona la valuto per il suo modo di fare e per le capacità che ha, non perchè preferisce il cazzo alla patata, o viceversa...non vado dall'avvocato, solo perchè è gay, ma perchè è professionale e preparato.

    Sono d'accordo, una serata passata tra amici gay, in un locale gay, sei più libero di essere te stesso, (che poi per essere me stesso, è veramente necessario relazionare agli altri cosa ho fatto a letto ieri notte, o ingropparmi i l mio ragazzo in discoteca???) ma io gli amici veri li valuto per quello che mi passano, per come mi stanno vicini nel momento del bisogno...che po isiano gay o etero...cosa me ne frega???

    PoCo

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    1. "Quelli che scelgono quell'avvocato solo perchè è gay..." solo perchè è dei "nostri"...
      Efficace come quadretto.

      Capita in molti ambiti: quelli che schierati in politica frequentano solo amici e professionisti del proprio schieramento, quelli che scegliendo un circolo, un movimento, una religione stanno solo tra di loro... Le persone hanno bisogno di stare coi pari perchè i pari proteggono, sostengono, motivano e danno sicurezza. Ma questa sicurezza e l'incapacità del confronto rendono anche meno liberi...
      Ci si libera, ci si afferma, per costruirsi altre catene?

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    2. ...questo è lo stesso pensiero che ho elaborato io: credi di aver conquistato la libertà, in realtà ti sei solo costruito una gabbia in più, oltre quella che la società di accolla (a prescindere dall'orientamento sessuale)...un abbraccio!!!

      PoCo

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    3. Non è detto che sia solo così però. Si può, si dovrebbe, costruirsi la propria libera autenticità, con l'accortezza di abbracciare anche altre esperienze. Rompere le gabbie prima di crearle. Mica facile, ma c'è anche chi ci riesce. :)

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  14. Io di carattere credo di essere sempre stato un po' asociale. Il giro di "amici" l'ho perso dopo le medie. Le superiori le ho fatte a Padova e in ogni caso (frequentando una scuola al 99% di donne) sarebbe stato molto difficile averne avuto qualcuno che continuasse l'amicizia. C'è stato un periodo in cui frequentavo un gruppo di amici che sembrava affiatato solo che non appena qualcuno si trovava il moroso/morosa, non si facevano più vivi. Credo sia più questione d'età che di gusti sessuali. Nessuno di quegli amici sa che sono gay, ma nemmeno li vedo più. Adesso che sto con C. e convivo con lui ormai da quasi 4 anni, ho il SUO giro di amici etero/gay. Credo quasi tutti sappiano di lui e molti sanno di noi come coppia. In ogni caso non ci si frequenta molto. L'imbarazzo di frequentare persone etero sarebbe più che altro il dover giustificare perchè mi trovo sempre a casa di C. tutte le volte che vengono a trovarlo.
    Il mio giro di amici "solo miei" non c'è più (e con la convivenza mi sono spostato di una 40ina di km da dove stanno i miei). La vita va anche così. Certe volte ci si isola un po' perchè la coppia diventa autonoma anche in 2 e non sempre gli serve uscire. Sinceramente però dico che mi sento solo. L'ironia è che se anche fossi stato etero, probabilmente questa condizione non sarebbe diversa. Magari avrei avuto una fidanzata (che in famiglia sarebbe stata accolta con giubilo immenso) e forse avrei finito per frequentare gli amici suoi, ma la situazione come già detto non è diversa.
    Sarà cinismo, ma le persone sono sole. Ho un grande amico,gay. Sta a Como. Una splendida persona, che vedo forse una volta all'anno. E che mi spiace non frequentare, ci si sente molto spesso via whatsapp o rarissime chiamate con skype. Il fatto di avere amici che sento così vicini ma residenti così lontano mi ha fatto molto pensare sul mio carattere... Ho finito per mettermi tristezza commentando questo post, spero di non averla attaccata anche a voi.

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    1. Nessuna tristezza ma un grazie per aver condiviso.
      In genere la sola vita di coppia (o anche la sola famiglia) a lungo sfinisce perchè i bisogni sono anche altri. Questo tocca tutti, etero o gay, indifferentemente. Tocca le persone.
      Il bisogno di relazione appartiene a tutti noi ed è in quello e nelle risposte che sappiamo trovare (o abbiamo la fortuna di trovare) che si giocano le nostre serenità e le nostre tribolazioni.

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  15. a me non hai messo tristezza perchè capisco benissimo quello hai espresso. quindi capisco bene anche perchè ti senti solo anche se hai la fortuna di convivere con il tuo lui.

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  16. io ho pochissimi 'veri' amici. tantissimi conoscenti. di questi ultimi, frega poco. al massimo ci scappauna birra assieme....
    dei primi, non mi interessa quale orientamento abbiano o cosa facciano in camera da letto.... dal momento che, essendo frutto di un lavoro lungo e difficile di 'scrematura' e costruzione, sono amici. veri. sinceri. e loro, da me, si aspettano lo stesso. presenza, supporto, ma mai giudizio. stop.

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    1. E' vero luca: ci sono diversi livelli di "interesse" e importanza a seconda del tipo di relazioni che instauriamo.

      Costruire rapporti liberi e onesti diventa un'esperienza appagante e che "ha" e "da" significati a noi stessi.

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  17. Parto dal post di Java. "le persone sono sole". Verissimo. nasciamo soli e nella vita andiamo avanti da soli. Ma per vivere abbiamo bisogno degl'altri, in minima parte dipendiamo da altri. Forse esco un po' dal tema ma essere e sentirsi soli è ciò che ci allontana dall'essere uomini. Le amicizie come avete detto possono essere più o meno profonde, essere di "compagnia" o essere di "confidenze" ma come diceva aristotele: "L'amicizia è una virtù o s'accompagna alla virtù; inoltre essa è cosa necessarissima per la vita. Infatti nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, anche se avesse tutti gli altri beni (e infatti sembra che proprio i ricchi e coloro che posseggono cariche e poteri abbiano soprattutto bisogno di amici; infatti quale utilità vi è in questa prosperità, se è tolta la possibilità di beneficare, la quale sorge ed è lodata soprattutto verso gli amici? O come essa potrebbe esser salvaguardata e conservata senza amici? Infatti quanto più essa è grande, tanto più è malsicura). E si ritiene che gli amici siano il solo rifugio nella povertà e nelle altre disgrazie; e ai giovani l'amicizia è d'aiuto per non errare, ai vecchi per assistenza e per la loro insufficienza ad agire a causa della loro debolezza, a quelli che sono nel pieno delle forze per le belle azioni." diciamo che lui meglio di me esprime un concetto che io ritengo "sacro". Direi in aggiunta che (come dice luca) nell'amicizia non esiste o non dovrebbe esistere giudizio ergo etero o meno chissene! io ne ho sia taluni che altri e se qualcuno me li tocca sono una iena uguale! scusate per la lunghezza del post ma avete aperto un argomento a me caro. ciao a tutti i lettori ;)

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    1. Grazie Federico!
      Dici: "essere e sentirsi soli è ciò che ci allontana dall'essere uomini" e lo condivido.
      Il bisogno di relazione lo portiamo dentro dalla nascita. Esistiamo se siamo in relazione. Con la madre dapprincipio e poi con il resto della famiglia, crescendo con gli amici, gli amori, i colleghi, i compagni dell'ospizio. Non siamo nati per essere isole.

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  18. Quante belle cose ho letto!!!
    Quanti argomenti!!! Anche se tutti voi non siete amici.... ma vi immaginate una serata attorno ad una tavola imbandita a discutere di queste cose? O un dopocena difronte ad un caminetto?
    ... che peccato, quanta sinergia perduta.... mi mangerei le palle se ci arrivassi!!!!! (beh... ci farei anche altre cose se ci arrivassi!!!!).
    Voglio essere schematico per essere breve altrimenti chi mi ferma più.
    - Essere soli o meno dipende solo da noi.
    - I veri amici ci sono sempre anche se sanno che sono gay.
    - Farsi veri amici (o mantenerli) costa fatica, certo.
    - Mantenere i veri amici è un impegno costante.
    - Omo o etero, crescendo i momenti per ritrovarsi diminuiscono.
    - Costa fatica trovare comunque momenti per trovarsi con gli amici, anche se sposati, anche se con figli, anche se omo.
    - Per quanto amici non è necessario scendere nei dettagli di un rapporto sessuale (sia etero che omo).
    - Se condiviso si può scendere nei dettagli di un rapporto sessuale (sia etero che omo).
    - Anche un etero può andare a ballare o a bere una birra in un locale gay.
    - Le "compagnie" (gruppo di persone solitamente giovani) hanno un loro determinato significato in una determinata fase della vita (solitamente quando si è più giovani) ed è quindi normale che si dissolvano quando i soggetti crescono.
    - La funzione delle "compagnie" è esclusivamente legata ad una determinata fase della crescita (è quindi "anormale" una compagnia di cinquantenni..... senza offesa per alcuno).
    - Forse a 20 anni è più facile conoscere nuova gente e quindi più probabile trovare nuovi amici.... forse.
    - A 40 anni si hanno più strumenti intellettivi per creare o scovare nuove amicizie (si ottimizzano i tempi).
    - A 20 anni si fanno mille cose... ma circa 900 vanno a finire nel cesso perché inutili.
    - A 40 anni si dovrebbe sapere cosa si cerca, cosa si ama.... ricerca semplificata.
    - A 20 anni non c'è ancora una "mentalità" si è tutti un po' "biondi inside".
    - A 40 anni ci si guarda negli occhi e si capisce chi per primo racconta balle, a sé stesso ed agli altri.

    Ragazzi, tutti noi abbiamo i nostri "se" e i nostri "ma", i nostri problemi e le nostre vittorie, non raccontiamoci palle (a noi stessi, intendo), se vogliamo qualcosa, alziamo il culo per ottenerla e non importa quanto costi e non importa quanto tempo ci vorrà, non inganniamo noi stessi, è la peggiore delle sconfitte.

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  19. Cazzo! E dovevo essere breve!!!

    E adesso la butto là: Nessuno ha mai pensato di incontrarsi nella vita reale? Intendo tra i lettori di questo blog?
    Una sorta di raduno. Alcuni forum sul web organizzano il tutto.
    So per certo che alcuni dei presenti lettori si sono incontrati personalmente e la cosa ha funzionato, ci si conosce.
    So che per molti internauti la cosa "non s'a' da fare" perchè il web è il web. Embeh?
    Una data, un luogo e per chi vuole mantenere l'anonimato, un nuovo nick, nemmeno collegabile a quello che si conosce in questo blog e poi si vedrà.
    Sparata grossa? Pisciato fuori dal boccale? Forse sì, però....

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    1. Alberto sei un genio!!!
      Sarebbe un preciso dovere morale del padrone di casa ospitarci tutti nel suo armadio!! Giusto?? Giusto!!!
      Sennò mi rendo disponibile per una cena a base di tortellini, tigelle e gnocco fritto... ma a condizione che ci sia anche LUI!!
      ... sempre che non decida di bannarmi dal blog per stalking... :D

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    2. se il menù è quello,io sono drogato di tortellini gnocco fritto e poi tigelle e piadina, io ci sono!anche senza di LUI!..:D mmhhh e i dolci??!!

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    3. Anch'io ci sono! Sarebbe l'occasione giusta per farmi il mio primo gnocco, senza tradire la mia dolce metà!

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    4. Dovrete fare senza di me: avete mai visto una "Cena con Batman" dove si presenta Bruce Wayne, un "Pranzo con Superman" dove arriva Clark Kent, una "colazione con Zorro" dove si svela Don Diego Della Vega?
      Cioè, per vostra curiosità mi andate a smitizzare un mito come (In)co? Non si fa, no, no... non si fa!
      Pittosto sarebbe meglio un "(In)co in tour" per il bel paese, che si fa tutti i gnocci lettori, tradendo si la sua dolce metà!

      P.S.: Luci monella... ci hai provato ancora, eh? ;)

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    5. caro Alberto,ti consiglio l'esperienza....col gnocco!

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    6. Ceeerto che ci provo... ci provo sempre comunque dovunque e con chiunque... peccato che non ci riesca mai!! XD
      PS - potresti anche indentificarti con Ironman, che tutti sanno essere quel gran figo di Tony Stark...

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    7. Ma secondo me In snobba a tutti! Io me lo vedo, seduto capotavola e noi di fianco... Hihihi
      Io però non disdegnerei tortelli e gnocco fritto! Ingrato!

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  20. Uffff ma devo sempre spiegarvi tutto? Allora io intendevo questo: azzerate gli ormoni (soprattutto i signori qui presenti) e azzerate le curiosità (signore hehe e signori).. ci si trova non per sapere chi è Inco, chi è Lost chi è Alberto, o meglio se si vuole rivelarlo bene, altrimenti nessuna domanda personale, si discute e stop, ci si chiama con nomi di fantasia tipo... i pianeti del sistema solare... io voglio essere Ur-Ano eheheheh.
    A parte gli scherzi, la mia proposta era mirata ad un incontro costruttivo che non vuole soddisfare pruriti o curiosità.

    Secondo me, pur mantenendo un certo anonimato (chi lo desidera) SI-PUO'-FA-RE!!!

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    1. Bello ed emblematico che per un tema come questo la soluzione, la proposta, l'invenzione sia quella della tavolata (e semmai il caminetto). Il massimo della convivialità e dell'immaginario nell'amicizia. Tra libagioni e la semplicità dello stare a tavola nascono confronti anche molto appassionati.

      Però... non credo che l'anonimato possa funzionare. Ritrovandoci tra sconosciuti saremmo quasi a parlare come ad un convegno, un meeting di lavoro. Perchè ci sia convivialità e scambio credo ci sia bisogno di sapere, semmai non il nome di battesimo, ma che quello alla mia destra è Lost col quale ho già interagito nel blog, poi laggiù c'è Luci, chi sta parlando ora è Amleto e quello che vuole sempre intervenire è... chi è? spetta spetta... Ur-ano!!!

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    2. Beh, Ur-ano è eccezionale (l'ho mutuata da Priscilla, non è farina del mio sacco, si sapeva), dunque, il fatto di non sapere che stia parlando non lo trovo fondamentale, sarebbe un primo incontro, le cose importanti sarebbero i contenuti non i relatori, sarebbe un po' come resettarsi, tornare vergini, e soprattutto un'occasione per capire che non siamo soli, che c'è gente che vive le stesse esperienze e gli stessi pensieri e che il mondo, tutto sommato, non è così grande, ma sicuramente vario e bello.

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    3. Poi magari qualche regola ferrea, come nelle sette segrete (Eyes wide shot.... non le secene di sesso intesi?...) tipo, vietate domande personali, riferimenti personali, ecc.ecc.... parola d'ordine: "Fidelio", seconda parola d'ordine: ".........", ...... non esiste una seconda parola d'ordine HAHAHAHAHAH!

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    4. Eyes wide shOt ? Ricordi?, quel pornazzo con getti di sborra negli occhi spalancati...? ah ah ah...

      E per quanto riguarda il tornare vergini... Nooooo, bastaaaa! Quello nooooo!
      XD

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  21. Concordo in anonimato si potrebbe fare con nomi di fantasia e inco passetebbe x uno di noi lettori del blog insieme a L.
    una cena fuori cosi nessuno ci mette la casa e tutti siamo alla pari in un posto tranquillo dove si cena e si puo parlare che non sia troppo affollato x poter chiaccherare anche dei piu disparati argomenti senza essere nemmeno sentiti dagli altri del locale.

    Che ne dici inco? Con queste premesse riusciremo a convincerti?

    Peccato lasciare solo nel ghetto del virtuale (che è anche peggio di quello reale) una possibilità cosi bella di confronto diretto reale no?...

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    1. Ma il problema non è convincere me. Nel più totale anonimato, ch'io ci sia o non ci sia, cosa cambierebbe? Parlare una sera con uno che credo essere (In)co e poi non lo è, o uno che credo essere Majin ed invece è (In)co...

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  22. Ammetto che appena ho visto il titolo di questo post ho pensato di non leggerlo per evitare di pormi delle domande, che poi mi sono dovuto porre. Anzi, non l'ho neanche dovuto fare perchè già avevo in mente le risposte. I rapporti sociali, la socialità, sono stati sempre il mio cruccio. Nella mia adolescenza ho sempre preferito le cerchie ristrette, anche se poi quando occasionalmente mi sono trovato nelle grandi compagnie non ho mai deluso i compagni di una sera; ero una persona interessante, ma in fondo il mio vero desiderio, la mia condizione ideale era la solitudine. Sarà che sono troppo complicato, tra idee politiche particolari, gay, e poi ancora credente ma anticlericale.. a stento riesco a capirmi io, come posso pretendere che riescano a farlo gli altri ? Nel mio mondo sono solo, la mia dimensione è così irraggiungibile che nessuno è riuscito ad entrarvi a pieno nè ho concesso io ad alcuno di entrarci, per proteggerlo da quello che poi avrebbe dovuto fronteggiare se avesse saputo di me. Parliamoci francamente, io per primo se fossi stato etero non credo avrei trattato un amico stretto alla stessa maniera dopo il coming out : magari anche in buona fede, ma avrei modificato il modo di comportarmi semplicemente perchè le cose sarebbero cambiate (a questo mi riferivo, e ti ringrazio Inco per la citazione). Non ho mai amato le ipocrisie, e un'amicizia vera non può averne per definizione, altrimenti non si tratta di un'amicizia pura, autentica.
    Cosa fare, allora ? Dire di sé e allontanare le persone che non accettano questa (gigantesca) parte di noi ? O millantare una vita parallela fatta di avventure con donne belle e avvenenti ? No, nessuna delle due fa per me, e spiego perché.
    Nella mia vita ci sono persone di ogni tipo : carpentieri, casalinghe, fornaie, professori, e chi ne ha più ne metta, e ognuno di loro possiede almeno un pregio - o comunque una qualità - per cui le frequento. Se tutta questa selva di gente dovesse venire a sapere il mio essere gay, penserebbe di trovarsi di fronte una persona aliena, dimenticherebbe il Grant vecchio (ovvero quello autentico) comportandosi come se dovesse fronteggiare una nuova persona, diversa. E io come reagirei a tutto questo ? Allontanando tutta questa gente solo per questo gigantesco equivoco ? Andrei a distruggere anni di conoscenze per aver rivelato un lato di me che nelle relazioni con tutte queste persone non aveva nessun peso ! O magari cambiando me stesso adattandomi a quello che la gente crede di trovarsi di fronte ? No, mi inorridisce.
    Ci ho riflettuto tanto, ma l'unica via per preservare me stesso, quello che sono, senza autolesionandomi fingendo disperatamente di essere quello che non sono, è isolarsi. Ho solo 21 anni, e quindi come puoi immaginare "amicizie" universitarie, liceali, ogni tanto si esce la sera.. sì, tutto vero, ma NESSUNO di tutti questi si può definire un vero amico, un amico autentico. L'unico grande amico di me stesso sono sempre stato io, e me la sono sempre cavata bene. Sarà semplicemente che la solitudine è la mia dimensione ? Probabilmente sì, ma ciò non significa che ogni tanto non sia triste. Sono giovanissimo e tante cose possono cambiare, anzi probabilmente lo faranno perché sono un ragazzo in continua evoluzione, però adesso le cose stanno così.

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    1. Tu frequenti persone di estrazione sociale, età, categorie diverse e ritieni di cogliere in loro ciò che vale di più..... pensi però che queste persone non sappiano fare altrettanto con te nell'ipotesi sapessero che sei omo.....
      ... questa però è presunzione, forse tipica di un ragazzo di 21 anni.
      C'è tanta bella gente in giro, e vale la pena viverla in pieno.

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    2. Vedo dal tuo profilo che sei di Treviso.. beh, se vieni a farti un giro dalle mie parti capirai di che tipo è la persona media con cui ti trovi ad aver a che fare e quali sono le sue idee. Già vivere nel profondo sud non è facile, figuriamoci trovarsi in un paese di 3mila anime cosa può significare. Ora vivo prevalentemente in una grande città (sempre del sud) e le cose sono cambiate parecchio, ma le distanze con la parte più avanzata del Paese restano abissali, e parlo di forma mentis, di sacre tradizioni decennali, di religione, non certo di infrastrutture (meglio evitare questo tasto). E' un caso che nella storia del mio paese non esista nemmeno una persona che abbia fatto coming out ? Sono l'unico codardo ? No, è una scelta di buonsenso. Sfido chiunque a viverci in determinate condizioni

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  23. Il succo del mio discorso è che sono pure brave persone, ma non capirebbero, non ci arriverebbero proprio. Omofobo non sempre è sinonimo di cattiveria e crudeltà, questo bisogna capirlo. C'è semplicemente chi non riesce a concepire questa cosa così distante da sé. E il mondo è pieno di belle persone anche se ignoranti (e quindi omofobi). Chiedergli di capire, significherebbe chiedergli troppo

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    1. Lontana da me l volontá di darti del codardo, ci mancherebbe. Il mio discorso si riferiva a persone che ritieni amiche tue e quindi degne di stima, tutto qui, i dettagli puoi conoscerli solo tu, scrosanto.

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  24. Sì figurati, me lo sono auto-dato perchè in fondo è questione di coraggio nel fare determinate scelte.. ti ho risposto nel merito della tua osservazione

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    1. Mi colpisce quando nel tuo intervento dici: "a stento riesco a capirmi io, come posso pretendere che riescano a farlo gli altri ?"
      Su questo condivido l'invito che fa Alberto a cogliere la bellezza delle persone che nella vita si incontrano. Sarà una rivelazione il giorno in cui ti accorgerai che qualcuno (un amore, un amico) anche se non ti capisce, ti vuole comunque bene. Voler bene alle persone (banalità, ma che per me fu una folgorazione, talmente banale che non la capivo) è riuscire ad accoglierle così come sono, a volte anche senza capirle.

      Sul discorso del contesto in cui si vive e sul coming out... conosco benissimo quel contesto che descrivi pur vivendo al nord (stesse dinamiche, pensa a talune affermazioni leghiste per esempio). Paesino di 2000 abitanti, famiglie numerose, allargate e onnipresenti, una cultura contadina che ingloba e non fa allontanare di casa neppure dopo i matrimoni...
      Leggevo di uno studio che mostrava come la differenza per quanto riguarda la percezione e accettazione dei gay non passasse più tra Nord e Sud d'Italia ma tra grandi città e piccoli centri urbani. Era quella la discriminante.

      In quel contesto ci vivo e soprattutto ci son cresciuto. I miei vent'anni erano ancora, veramente, altri tempi.

      Io faccio il tifo per te, per la tua serenità, sperando pure in un progresso di civiltà del nostro paese. Che sia un armadio (come il mio) o un coming out, a provare ad essere felici, almeno un po', ce lo dobbiamo. :)

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  25. Sì hai ragione.. dobbiamo provarci :)

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  26. Delle volte si rischia. A parlare con gli amici e raccontare una verità che come minimo potrebbero rinfacciarti e dirti "embè e hai aspettato tutto questo tempo?". Sta a te (e ad ognuno di noi) capire se avere quelle persone accanto ha maggiore importanza rispetto al rischio di raccontare di noi. Io ho rischiato ben poco. Non ho detto loro nulla perchè tanto il gruppo si era già sfasciato. Ognuno era già per i cazzi suoi, guarda ben che belle amicizie! ho 34 anni, ben pochi passati con un gruppetto di amici, ma il mio carattere è questo. Faccio presto a legarmi con qualcuno, anche se spesso resto deluso. Forse sono io a farmi eccessive aspettative. La vita la si vive in prima persona, la mia felicità non può essere delegata a chi mi vive attorno o per compensare le sue aspettative. Se non si impara a vivere da soli non si va molto distante. Io sono in questa situazione purtroppo. Da una mamma che mi ha viziato fin troppo sono passato ad un compagno che è quasi un papà. Un rapporto certamente non sano. Mi vizia e cerca in me una conferma delle sue poche certezze. In un rapporto a 2 bisognerebbe prima maturare l'amore per sè stessi. Credo sia questo che crea coppie e rapporti stabili, con un nostro compagno/a e anche con gli amici. Altrimenti cerchiamo negli altri continue conferme a debolezze che nessun altro può risolvere...

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    1. "la mia felicità non può essere delegata a chi mi vive attorno o per compensare le sue aspettative"...

      Mi fai pensare che però quando accade questo è perchè non abbiamo ancora risolto un certo livello di indipendenza dagli altri. Su questo ad esempio non mi sento maturo...

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    2. Infatti, credo che pochi possano permettersi di affermarlo. Dovrebbe essere la condizione più diffusa invece è il contrario

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