Google Website Translator Gadget

mercoledì 26 ottobre 2011

Intimo contatto

Amici molto intimi? Romantica coppia gay? Nulla di tutto ciò: questi sono i temibili All Blacks, quelli della haka, quelli che urlano una danza di guerra, quelli che incutono riverenziale timore ad ogni avversario, i neo Campioni del Mondo al Mondiale di Rugby 2011.

Ma siamo sicuri che non ci sia sotto sotto qualcosa? Pare di no, da quanto spiegano qui sotto i fratelli Bergamasco. C'è forse, semplicemente, quella complicità, quella componente cameratesca, quella "fraternità" che sperimentiamo tra maschi durante la fase adolescenziale, indipendentemente da quali preferenze sessuali esprimeremo da adulti.
Questo cameratismo mi piace, questa libertà (oh, dico... gli ALL BLACKS!, pensate solo agli spettegules tra Ibra e Pique), questa naturalezza: anche questo, secondo me, è il bello del rugby.




"Un'altra delle ragioni che rendono lo spettacolo del rugby affascinante agli occhi di molte donne [e dei gay - aggiungo io - ndr] è l'apoteosi del contatto fisico: membra allacciate, corpi ammassati, abbracci e strette, avvinghiamenti e divincolamenti, cadute in coppia e grovigli sono la norma, e pongono il contatto in primo piano in una disciplina che, almeno in teoria, non appartiene alla lotta.
Ciò che colpisce è l'intimità di questo contatto: il placcaggio è una forma di abbraccio, e a ogni partita si osservano mani inserite tra gambe altrui, guancia a guancia tra prime linee, posizionamenti di teste (quelle dei numeri otto) in mezzo a...posteriori (quelli delle seconde linee). [...]
Le teorie sulle implicazioni di un contatto intimo tra persone dello stesso sesso come quello che ha luogo nel nostro sport, e le conseguenti psico-speculazioni più o meno fantasiose, non tengono conto della cosa più semplice: la squadra vive assieme, soffre assieme, festeggia assieme, combatte assieme, e in questo fatto, semplicemente, è racchiuso tutto il segreto della spontaneità con cui persone dello stesso sesso si esibiscono in abbracci e immersioni nelle masse di corpi altrui"
(Ma e Mi Bergamasco, Matteo Rampin - Andare avanti guardando indietro)

10 commenti:

  1. Bella analisi ma secondo me c'è qualcosa in più.....
    Per carità non per tutti ma questo cameratismo cela velatamente una piccola componente omosessauale, non voglio essere frainteso, ma non so come altrimenti chiamarla.
    Ho frequentato in prima persona gli ambienti del rugby e ora li frequento indirettamente.
    In primis, anche nel rugby ci sono gay, e ci mancherebbe altro!
    In altri soggetti (ripeto non tutti) ci può essere una componente che alimenta il cameratismo e che, secondo me, deriva proprio dall'attrazione fisica.
    Ocio che adesso mi incarto.
    L'ambiente e molto "macho" il "gay e fru fru" è bandito, ma proprio perchè io sono macho e assolutamente non sono fru fru, posso permettermi di giocare a schiafeggiarti il pisello, tanto non sono gay, posso permettermi di depilarmi totalmente nello spogliatoio, tanto non sono gay, oppure offrire la "birra del capitano", tanto non sono gay.
    In partita per carità il contatto è necessario ma sostengo che una certa attrazione per il corpo maschile, che derivi da ammirazione, da ambizione o altro c'è! e quindi mi permetto di affermare che una piccola componente di omosessualità c'è, l'attrazione per un soggetto dello stesso sesso.
    Spero di non aver generalizzato troppo, è una analisi difficile.

    RispondiElimina
  2. Poi sui "mostri" All Blacks e sulla vittoria ne possiamo discutere....
    Sono felicissimo della loro vittoria (piuttosto che i francesi!!!!) però, però, però.... anche loro sono dei mortali e lo hanno dimostrato.

    RispondiElimina
  3. Si in genere i giocatori di rugby tendono ad essere più rilassati nelle loro effusioni di affetto rispetto ai calciatori, magari forse è perchè sono meno sotto i riflettori dei giornali ma è una cosa che penso valga solo da noi in italia perchè in altre nazioni questo sport è più popolare del calcio.

    RispondiElimina
  4. @ Alberto - No! Ora mi fai rosicare!
    Voglio anch'io schiaffeggiare il pisello dei compagni di palestra, uffi! Hai presente cosa può voler dire schiaffeggiare il pisello di Sofficiotto?
    Però vedi, ci sono due ragazzi che giocano nella squadra locale di rugby e che vengono in palestra (uno, con un fisico da azzeramento totale della salivazione) che non si sognerebbero mai di farlo in quel contesto. Mi spiego: credo che giochi molto anche la componente del sentirsi "squadra", compagni di una stessa avventura, ecco il cameratismo che intendevo.
    Poi che ci sia anche questa componente di natura, come dire, omosessuale, ci può stare, anzi... bella riflessione la tua.

    Sugli All Blacks, li prendevo ad esempio come "simbolo" di quella virilità machistica, e vedere quelle foto con degli All Blacks in questi atteggiamenti così teneri, rincuora e sembra quasi paradossale. Sulla finale (che purtroppo non ho visto) han proprio dimostrato di non essere "dei" e anzi, quasi di aver paura di vincere. Però non si può negare che ogni incontro con loro rappresenti, almeno nell'immaginario collettivo, "la grande battaglia".
    E ora, sottovoce devi spiegarmi una cosa che non oso immaginare: che cos'è "la birra del capitano"? ;)

    @ loran - beh, vedere gli All Blacks in queste pose è come vedere in queste effusioni Totti e Cassano da noi. In Nuova Zelanda il rugby è lo sport per antonomasia e "la nazionale" sono semplicemente gli "All Blacks". Credo ci sia davvero in questo sport, o per le motivazioni indicate dai fratelli Bergamasco o per quelle portate da Alberto, una maggiore libertà al contatto fisico di ogni sorta.

    RispondiElimina
  5. Sono comunuqe infinitamente carucci :)

    RispondiElimina
  6. Voglio puntualizzare che la mia "analisi" non riguarda in modo assoluto tutti coloro che orbitano attorno al mondo del rugby, sia chiaro, sono sicurissimo che ci sono, e sono forse la maggioranza, eterissimi e anche omofobi (ma questi non sono spesso gay inconsci??? Eheheh!), chiaro questo, vero?
    Schiaffeggiare il sofficiotto potrebbe essere pericoloso, se inizia a vorticare potrebbe causare la decollazione di qualche astante!!! E poi Bruce Springsteen diceva: "you can look but you better not touch boy!".
    E veniamo alla birra... come ti dicevo dopo la partita possiamo berne una assieme... e se vuoi ti faccio assaggiare quella del capitano! ;) Nooooooo!!!! Schersoooooo!
    Allora, non so se sai che nel mondo del rugby le "matricole" vengono in qualche modo "iniziate", uno di questi riti è la birra del capitano (chiamata anche in altri modi). Consiste nel bere una birra che, prima di giungere al gargarozzo della matricola in oggetto, viene versata sul corpo del capitano, viene fatta scorrere o sul ventre scendendo poi dal pisello o sulla schiena scendendo poi dal culo. Per terra si stende la matricola con la testa tra i piedi del capitano e beve ciò che gronda dalle divine pudenda del capitano! Abbastanza fetish no?
    A parte che, dico io, una birra offerta è sempre una birra offerta!!! :D

    RispondiElimina
  7. guarda un po cosa ho imparato oggi! grazie Alberto.
    questo famoso rito della birra diventerà prossimo oggetto di conversazione coi miei amici al più presto! e mi potrò vantare parecchio di diffondere questa chicca wow...

    RispondiElimina
  8. si!se rinasco faccio il rugbysta!!bella la complicità e la fraternità!!!pazienza per il rito d'iniziazione;P se ho fatto il militare.....grazie Alberto per la notizia:)
    lost

    RispondiElimina
  9. @ Still - stra-concordo! :)

    @ Alberto - ecco, ti avevo detto "sottovoce"... e mi hai scatenato il putiferio.
    Comunque... aaargh! Molto fetish davvero! Anche se... vorrei essere in nazionale, per farmi offrire una birra da Capitan Parisse (frontal-version possibilmente).

    @ Nato_Stanco - ti vedo a raccontare questa chicca e tutti con gli occhi sgranati a chiedere "ma dove l'hai imparata questa?".

    @ lost - vuoi dire che hai avuto riti d'iniziazione simili in caserma? Cameratismo o nonnismo?

    RispondiElimina
  10. Era sottovoce, io parlo sempre sottovoce.
    A parte la birra in sè, deglutite, asciugatevi la bava, ricomponetevi prego..... che rischiate di scivolare, dicevo..... non si nota un voler giocare al limite? Un voler cercare quella, chiamiamola "eccitazione" del nuovo, del diverso? Secondo me sì. E la conferma l'ho avuta più volte quando, testimoni di situazioni simili, ho incrociato altri sguardi di astanti con lo stesso interrogativo: "ce fanno o ce sono?" alché passa tutto con una risata giustificativa come dire: "ma sì, che si divertano, tanto arrivano fino a lì e basta." Ma la stessa intesa di occhi dice pure: "quanti vorrebbero andare avanti? Ma vabbeh, stanno giocando..... eh sì stanno proprio giocando". In fonto è cameratismo anche questo e forse una via verso l'"accettazione".

    RispondiElimina

Se vuoi dir la tua, commenta qui:

Related Posts with Thumbnails