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martedì 27 marzo 2012

Figli gay? C'è di peggio!

Cosa passa nella testa di un genitore quando viene a conoscenza dell'omosessualità dei propri figli? Quali reazioni? Quali pensieri?
C'è chi si dispera e prova dentro di se la vergogna chiedendosi "dove ho sbagliato?". C'è chi riconosce di averlo sempre saputo ma è preoccupato per paura delle discriminazioni che il figlio vivrà. C'è chi è tranquillo e riconosce che la cosa più importante sia la serenità del proprio figlio. C'è chi reagisce con rabbia e si sente tradito e allontana il figlio dalla propria vita. Chi invece assicura che niente potrà cambiare l'amore che prova per lui. Chi banalmente spera che almeno non lo sappiano i parenti e gli amici...
Sarebbe interessante conoscere, per chi ha fatto coming-out, la reazione dei vostri genitori. Penso che ogni storia sia particolare, ogni reazione davvero personale. Intanto vi lascio ad un brano dal libro "Eguali Amori" di Leavitt dove si racconta appunto come madre e padre vivono il lesbismo della figlia April e l'omosessualità del figlio Danny.


Riguardo all'omosessualità dei loro figli Louise e Nat mantenevano un atteggiamento di speranzosa rassegnazione. Le loro parole definitive sull'argomento sembravano essere: be', al mondo c'è anche di peggio. Ed era vero: Louise aveva delle amiche i cui figli erano eroinomani, o guerriglieri in Nicaragua, o - peggio ancora, infinitamente peggio - amiche i cui figli erano morti, troppi, a quanto pareva, morti in incidenti automobilistici, di overdose, o di strani cancri causati dai medicinali che le loro madri avevano innocentemente inghiottito nella loro giovinezza. Grazie a Dio lei non aveva preso il D.E.S., un farmaco antineoplastico, ma sua sorella Eleanor sì, e adesso Joanne, la figlia di Eleanor, ne soffriva le conseguenze: un'isterectomia a ventidue anni, la difficoltà di adottare bambini, e naturalmente la minaccia del cancro che le pendeva sulla testa, e avrebbe continuato a incombere fin quando non fosse stata rimpiazzata da qualche cosa di peggio o di meglio o quanto meno di più definibile: la realtà del cancro, che, come sapeva Louise, se non altro si portava appresso una specie di rassicurazione dovuta alla chiarezza: se non altro si sapeva che cosa si stava combattendo. Sul lungo periodo, Louise lo sapeva, era stata fortunata.


Decise d'ignorare gli articoli che Eleanor le spediva, ritagliati dalle oscure riviste di psicologia di Sid, sapendo che era soltanto l'invidia che induceva Eleanor a passarglieli: «La ricorrenza dell'omosessualità nei consanguinei: natura o educazione?» «Famiglie con più di un figlio omosessuale: una ricerca» «La sindrome del bambino-femminuccia e della bambina-maschiaccio: nuove testimonianze collegano il comportamento infantile allo stile di vita omosessuale». Erano sempre fotocopie ordinate, con un appunto su un foglietto di carta agganciato alla prima pagina, un appunto introdotto dalla fotografia di una cuoca felice che mescolava del cibo in una pentola e le parole: «Buone notizie dalla cucina di Eleanor Friedman». Ho pensato che potesse interessarti leggere questo articolo.. E., Sid ha pensato che poteva interessarti dare un'occhiata a questo... E.
Ma Louise aveva smesso ormai da lungo tempo di cercare di capire il complicato gergo degli articoli, o di seguire i grafici elaborati. Li infilava, senza leggerli, in uno schedario sotto la lettera O, e cercava di ricordare le tragedie della vita di Eleanor: la protesi e la gruccia, la figlia che non avrebbe mai avuto bambini, e il figlio di cui non aveva mai notizie, che lavorava in una fabbrica di scatolame in Alaska, con il cervello stonato come l'altoparlante di uno stereo che ha suonato a un volume eccessivo. Il figlio di Eleanor, Markie, aveva ucciso il
gatto: lo aveva messo in cuffia e aveva alzato il volume al massimo, poi aveva messo il gatto nella vasca da bagno, e infine nel forno a microonde; il tutto era il risultato di un brutto trip, come aveva detto Markie più tardi, quando lei e Sid erano tornati a casa. Doveva ricordarselo, pensava tra sé Louise quando arrivavano gli articoli con la posta: doveva ricordare che il gatto l'aveva trovato Eleanor, e più tardi aveva dovuto ripulire il forno.
Comunque, Louise non credeva veramente di avere due figli omosessuali. Non riusciva dei tutto ad accettare l'omosessualità di April. Si ricordava fin troppo bene quanto andasse pazza per i ragazzi nei primi anni di college. April si era innamorata appassionatamente di un ragazzo o di un altro fino a Joey Conway, il culmine della sua passione. E Louise sapeva che faceva sul serio, lo sapeva. Riconosceva dai tempi della sua giovinezza lo sguardo folle negli occhi della figlia, quello sguardo da cui era chiaro che avrebbe fatto qualsiasi cosa per quest'uomo, qualsiasi cosa per tenerselo. Per quel che ne sapeva Louise, l'omosessualità di April era più che altro una posa politica, una fase che stava attraversando, che aveva più a che fare con il femminismo che con il desiderio vero e proprio. (Sceglieva però di ignorare il fatto che questa "fase" ormai durava da dieci anni.)




Danny era un'altra storia; con Danny sembrava che non ci fosse scampo. Louise lo aveva capito molto presto, non tanto da sintomi convenzionali - Danny non si metteva i suoi vestiti né giocava con le bambole o niente del genere - ma dal fatto che tendeva a opporsi a certe attività, agli sport o a guardare le partite di football o a lavorare in giardino con suo padre, e preferiva invece starsene in cucina con Louise, a chiacchierare con lei mentre cucinava, o seduto nella sua stanza a ritagliare fotografie di paesaggi dalle riviste per incollarle su un quaderno che aveva già riempito con disegni psichedelici a pennarello. Louise sorrideva ripensando a queste cose, e comunque, se non altro lui era al sicuro, non stava battendo i quartieri bassi di San Francisco, viveva con un giovane responsabile in una bella casa in un quartiere residenziale.

Era un avvocato. Di successo. Avrebbe potuto andar peggio. Avrebbe potuto essere in Alaska a lavorare in una fabbrica di scatolame. Avrebbe potuto essere morto.
Naturalmente sulle prime si era infuriata: aveva scaricato su di lui tutte le umiliazioni represse della propria giovinezza. In quel lontano pomeriggio di tanto tempo fa le era parso che il mondo in cui era cresciuta fosse infinitamente meno incerto, più rigido di quello da cui le stava parlando ora suo figlio, e tuttavia lei si era attaccata a quelle rigidezze, comprendendo che il loro motivo ultimo era quello di proteggere, di mantenere la stabilità delle cose, d'impedire che i quartieri di belle casette e ordinati negozi di droghiere esplodessero completamente. «Non credi che sia egoista da parte tua voler soddisfare tutti i capricci sessuali che hai?» gli aveva detto, ma intendeva qualcosa di lievemente diverso: intendeva chiedergli come facesse ad avere il coraggio di andare contro una corrente tanto forte come quella della convenzione semplicemente per soddisfare un desiderio, quando soddisfarlo significava capovolgere il mondo, significava capovolgere tutto. Sembrava folle, e anche terribilmente coraggioso. [...]
Quanto a Nat, rimase imperturbabile; accettò la notizia senza sforzo, sembrò non reagire nemmeno. Da bambino era stato talmente bistrattato - bistrattato perché era un secchione o era troppo intelligente o troppo strano - che gli mancava l'armatura di pregiudizi con la quale andavano in giro quasi tutti i mariti. In realtà sembrava che non gliene importasse un granché...
(David Leavitt - Eguali Amori)

49 commenti:

  1. Già...chissà cosa passa nella mente dei genitori. Proprio in questi ultimi giorni stavo cercando il mondo per dirlo ai miei. So che non la prenderanno male, ma dirlo è sempre complicato. Riuscirà il nostro intrepido Febo a compiere la sua missione?

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    1. Ci riuscirai Febo. Ti sento determinato. Volere è potere :)

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  2. Uhm, per me il problema è (stato?) ammetterlo a me stesso. Per quanto riguarda i miei, mio padre non lo vedo da una vita e francamente non mi tange cosa pensa, mia madre probabilmente ne sarebbe felice, anzi era lei che cercava di incoraggiarmi a provare con i ragazzi se non mi trovavo bene con le ragazze...(si, lo so è da non credere)
    Il problema dei nipotini mancati ovviamente è a parte, ma se ne dovrebbe fare una ragione...

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    1. Il problema è l'ambiente lavorativo (rischio il posto per molto meno) e gli amici... :V

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    2. Caro S, proprio da non credere, che madre aperta!
      Pare secondario ma non lo è il coming out al lavoro e tra gli amici. A volte ci si aspetta che tutto sommato in famiglia arrivi, semmai col tempo, la giusta comprensione. Ma fuori?

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    3. Beh, direi che vivendo in un paesino del veneto... qui la mentalità cosmopolita e tollerante quando è arrivata la prima volta è stata presa a colpi di provincialismo a canne mozze e da allora non si è più rivista...

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  3. Questo argomento mi coinvolge da vicino.
    Da un lato, con tre bimbi piccoli, mi sono interrogata tantissime volte sulle mie aspettative nei loro confronti e cosa questo significasse nella loro educazione. Mi aspetto che siano etero? che siano professionisti di successo? che imparino le lingue? che amino viaggiare? che siano ambiziosi? che amino il nuoto? potrei andare avanti all'infinito, ma alla fine quello che sento di desiderare per loro è che riescano ad avere una vita che li renda felici. E' semplice e difficilissimo al tempo stesso. Sono personcine che crescono accanto a te, grazie a te e nonostante te e arriverà il momento che nella vita saranno soli e saranno quello che vorranno e potranno essere.
    Su un altro piano vorrei raccontarti questo: pochi giorni dopo aver letto e commentato il tuo post "Vieni a vivere con me?" ed aver cercato di capire come mai non avessi voglia di uscire allo scoperto e goderti la tua vita con L. alla luce del sole ed in piena normalità (come sono ancora convinta che vi meristereste), ho affrontato con mio marito l'argomento della ipotetica omosessualità dei nostri figli (due femmine e un maschio). Mio marito si è posto sulla classica posizione del "mi dispiacerebbe, ma dopotutto la vita è loro e non ci potrei far nulla", mentre io ho affermato che non sarebbe un problema, che non potrebbe esserlo in alcun modo perchè sono profondamente convinta che l'omosessualità non sia una scelta. Non mi pongo neppure il problema dell'accettazione o meno perchè, per quel che mi riguarda si tratterebbe solo di prendere atto di questa caratteristica dei figli.
    Mi sono dilungata così tanto però per arrivare al succo del discorso: la posizione di mio marito mi ha fatto riflettere. Come posso avere la presunzione di convincere te ad uscire allo scoperto, fregandotene di tutta l'intolleranza e l'ignoranza che magari ti gira intorno, quando neppure in casa mia riesco ad argomentare e a convincere il mio compagno che non c'è assolutamente niente di anormale nell'omosessualità?
    Perchè si fatica sempre così tanto ad accettare l'esistenza di qualcuno che "si permette" di andare contro la "normalità"?
    Un bacio. Luci

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    1. Ogni giorno ho la conferma di essere stato molto fortunato ad aver trovato la mia compagna, l'altra metà di me!
      Una cosa è certa: quando guardiamo nostri figli, quello che desideriamo per loro è esclusivamente la loro felicità.
      Sembra poco, ma è tutto.

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    2. Una riflessione molto bella Luci69. Ti assicuro che è già un bel passo la risposta di tuo marito. In genere si trovano muri punto e basta, e neanche se ne vuole parlare di "certi" argomenti. Credo che ogni omosessuale abbia una collezione di messaggi, sin dalla prima infanzia, che gli dicono "così è sbagliato" e elaborare quella voglia di rompere quelle strutture è un lavoro bello, possibile ma sicuramente non facile e in alcuni casi neanche troppo liberatorio. Ecco che credo che ciascuno abbia il proprio cammino da percorrere e ciascuno è chiamato a dare le "sue" risposte.

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    3. Alberto, non è assolutamente poco, anzi :)
      E per il poco che ti(vi) conosco son convinto che proprio per la sintonia e la libertà di pensiero che sapete esercitare nel vostro rapporto di coppia potrete lasciare ai vostri figli quella piena possibilità di realizzazione personale. Bravi

      Ma non è comunque facile: in generale i genitori vogliono il bene dei figli, il problema è quando le differenti visioni del mondo entrano in conflitto. Faccio un gioco e penso a cosa NON vorrei per i miei figli. Ok, ora che l'ho pensato scopro che invece mio figlio vuole proprio quella cosa. Il tutto si complica. Serve un dialogo, aperto e diretto e la voglia da parte di entrambi di capirsi. Eppure...
      Capite la fatica dei genitori ad accettare una condizione non condivisa ed i loro tentativi a riportare su quella che considerano "buona strada" il figlio che, nel loro modo di vedere sta uscendo dalla traiettoria di ciò che è bene per la sua vita?
      Ecco che allora la libertà di pensiero, libertà anche dai propri giudizi, dev'essere uno strumento che va continuamente coltivato e rimesso in discussione.
      Ricordo che anni fa lessi un'intervista, mi pare fosse (non sono del tutto sicuro) a Catherine Spaak: raccontava della sua famiglia molto aperta, genitori che le lasciavano vivere le sue esperienze, famiglia di artisti dove le frequentazioni e i temi erano improntati alla più ampia libertà di pensiero. Bene, quando nella sua giovinezza si interrogava se battezzarsi ci fu rottura (non ricordo se poi sanata) Come è possibile? Probabilmente quell'unico argomento, la religiosità, andava a toccare certi nervi aperti.
      Così, pur non calzando del tutto come esempio (l'omosessualità non è una scelta ma condizione naturale) per qualche genitore è anche motivo di "scandalo" o "fatica" la dimensione affettivo-sessuale dei figli.

      Voglio dire: capita che, per il bene dei figli, i genitori non riescono comunque a fare il loro bene. Capita che i figli stessi non riescono completamente a capire le fatiche e i tentativi dei genitori.

      Intanto va fiero del sapere che almeno sulla loro sessualità sai già che non interferirai perchè questo è un principio che hai già fatto tuo.

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  4. Questo post mi ha fatto riflettere, anche io devo dire tutto alla mia famiglia… Non ho tanta paura, credo che lo abbiano capito, la mia preoccupazione è che tutto possa cambiare. Io sono molto legato alla mia famiglia, ho dei genitori fantastici, molto più avanti dei miei parenti, ma il fatto che si possa rompere il nostro rapporto mi spaventa. Se i miei parenti dovessero allontanarsi dai miei genitori, perché il figlio di questi ultimi è gay, dovrei essere la causa di una frattura in famiglia. Se dovessi pensare a tutto questo mi viene un’ansia, ma che faccio!? Devo fingere per tutta la vita, mi dispiace ma non me la sento…
    Spesso i genitori sbagliano e si illudono, facendosi delle aspettative sui figli. Grazie a dio ho una sorella sposata, che darà ai miei genitori dei nipoti; se i miei avessero avuto solo me, si sarebbero scordati di diventare nonni.
    I genitori spesso credono di essere le vittime, quando in realtà non sanno che cosa voglia dire essere gay, scoprire sé stessi, odiarsi e volersi cambiare… Molti credono che sia un vizio, una moda, un capriccio… Non metto in dubbio che per loro inizialmente sia uno choc, ma credo che col tempo tutto si risolva, l’amore verso un figlio non si può distruggere a causa della sessualità del figlio… Forse si deve mettere da parte l’orgoglio, capire qual è la realtà ed affrontare il tutto a testa alta, andando contro corrente. Spero che la prossima generazione viva la situazione con meno difficoltà…
    Ops ho scritto una cifra!
    Buona notte IN

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    1. Sono sicuro, Amleto, che già la tua generazione avrà la forza risoluta di vivere la propria autenticità sessuale.
      Sento che il passo per te è vicino. Auguri!

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  5. La reazione nel mio caso è stata contenuta sia per il fatto che eravamo nello studio degli psicologi in una seduta di terapia famigliare sia perchè dell'omosessualità nella mia famiglia se ne è sempre parlato e mai in termini dispregiativi o di scandalo, i libri di Pasolini e Bassani facevano parte dei libri di casa anche prima che io nascessi.
    Però anche a distanza di più di 10 anni dal mio coming out mi rendo conto (grazie anche a questo post) che non ho mai chiesto ai miei genitori cosa hanno provato nell'apprendere questa notizia magari un giorno di questi glie lo chiedo.

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    1. Credo sarebbe una bella domanda da farsi...
      Ti ha aiutato sicuramente il contesto aperto che già respiravi in casa tua

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    2. Si penso di si comunque c'è da considerare che un aiuto l'ha dato anche il fatto che avevo trent'anni, un età in cui si ha più consapevolezza di se stessi e più sicurezza rispetto all'adolescenza e alla prima maturità.

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  6. Beh, la mia situazione te l'ho detta a suo tempo in pvt,.Comunque da allora qualcosa è cambiato, ovvero l'ho detto a mia mamma e la reazione è stata sostanzialmente di indifferenza. Cioè mi ha detto di stare calmo e di non fare cazzate, di stare attento e di non frequentare giri strani di viverla in maniera tranquilla senza esagerare e senza leggerezze e di prendere sempre tutte le precauzioni possibili. Dopodichè non ne abbiamo praticamente più parlato. Ovviamente con mio padre la questione è e resta completamente tabù e su questo mamma concorda. Diciamo che pensavo in una reazione diversa, pensavo molto peggio ma alla fin fine mia mamma era l'unica della famiglia con cui sentivo di poter parlarne. Diciamo che è stata una reazione neutra, cioè non mi sembra l'abbia presa malissimo ma nemmeno è contenta.

    LDJ-88

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    1. a me (nel secolo scorso.. >_< ) andò pressappoco come a LDJ: avevo 15 anni ed era un periodo in cui.. mi davo molto da fare. ^_*
      Paesello piccolo, la gente mormora e lo spettegola a mia madre (il babbo era morto da un paio d'anni prima); sua reazione? colla solita grazia da carro armato, mi chiede "è vero che sei frocio?". io: "sì". Lei: "beh, vedi di non fare ca§§ate!"
      e finì lì.

      Il giorno dopo trovai sulla mia scrivania una scatola di condom con un biglietto "usali, chè ti voglio sano. e non cercarti guai!"

      Insomma, per lei non è MAI stato un problema, anzi! ha conosciuto tutti i miei partners ed è rimasta amicissima di più di qualcuno di loro.

      E il mio boy (tra una settimana festeggiamo i nostri primi 70 mesi inieme) è più innamorato di lei che di me..

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    2. Beh, intanto con tua madre il coming out l'hai fatto. Chissà se ti legge con occhi nuovi o la tua "confessione" è stata semplicemente una conferma di ciò che già pensava.

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    3. Beh Fabio, anch'io m'innamorerei di tua madre. Spesso, anche la domanda diretta (e bravo tu a dar la risposta diretta) racconta molto la voglia di affrontare il problema, voglia che spesso dice di per se che l'argomento non è drammatizzato. Fortunato!

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    4. Ah, Fabio... dimenticavo! Auguri per il vostro 70mo mesiversario! :)

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    5. Francamente non ne ho idea. Cioè, mi pare che non accusi il colpo. Nel senso che il rapporto è sostanzialmente identico. Solo che della faccenda non ne abbiamo praticamente più parlato. Su quell'aspetto è calato un religioso silenzio. Sostanzialmente non è cambiato nulla.

      LDJ-88

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    6. grazie per gli auguri, caro!

      PS: quanto al carro armato, fidati: anche lei ha i suoi bei difetti, tra cui sicuramente NON c'è mai stata l'omofobia! (e sì, so benissimo di essere stato molto fortunato in questo!!)

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  7. Quanto ci accomuna in queste frasi sembra identificare una casistica che a questo punto dovremmo avere il coraggio di definire normale. Fare coming out con i propri genitori lo vedo lontano perché credo che in fondo loro sappiano. Dare conferma innescherebbe meccanismi che non avrebbero ragione d'esistere... se ne parlerebbe con frasi del tipo: "Eh! Te pareva!", etc. ... Ricostruire inutilmente passaggi di vita cercando di giustificare anche l'aria che abbiamo respirato sinora... no, non si può! Si può invece, a mio avviso, ripartire da zero, come sto cercando di fare. Mettere difronte al fatto compiuto le persone che ami spesso è meno distruttivo di quanto si creda. Dimostrare che si è persone nuove, serene, anche perché si dà voce a quello che si ha dentro da sempre, attraverso i fatti, che siano dei rapporti seri, o che non lo siano, è quello che si dovrebbe fare affinché la propria esistenza assuma un valore che si possa definire come tale. E mi rendo conto che non solo l'omosessuale vive la propria esistenza come un fardello: se non ci fosse un omosessuale in famiglia, la pecora nera, o la mosca bianca, non esiterebbe a venir fuori dalle parole e dalle considerazioni che gli stessi componenti del nucleo familiare farebbero sgorgare dalle loro essenze per sentirsi "migliori"... e sono sempre più consapevole del fatto che tutti lo facciano per dare un senso alla loro esistenza, giudicando quella degli altri. La vita è spregiudicatamente pregiudizievole... non si fa altro che esprimere giudizi su qualsiasi cosa senza guardare la propria natura. Quando si giudica la natura dell'altro secondo me c'è qualcosa che non va... e lo noto anche in molti omosessuali. Mamma e papà non so se da qui a domani avranno la conferma che il loro figlio strano, ma non poi così strano, stronzo, ma di buon cuore, irrequieto, ma riflessivo, e chi più ne ha più ne metta magari è pure una 'nticchia ricchione? Non lo so... ad oggi sono cazzi miei in tutti i sensi!
    F :)

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    1. Molto personale la tua argomentazione ma non ho capito una cosa: mettere di fronte al fatto compiuto, non è comunque un coming out? Io credo sia solo una modalità di rivelarsi. Che sia il discorsetto o il fatto compiuto è sempre un dire "ecco, questo è ciò che sono"

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  8. Anch'io te ne avevo già parlato in privato, per me il problema, più che la mia famiglia (sospettano da anni, e non solo loro) sono io stesso. O meglio, la cosa del giudizio altrui m'è quasi indifferente, ma son davvero stufo di rispondere alle domande sulle mie scelte, figuriamoci qualcosa che non è nemmeno una scelta...
    In ogni caso finché starò in Italia, tra gli italiani non riuscirò nemmeno ad esprimere i miei punti di vista su tanti argomenti, figuriamoci esprimere me stesso.

    Il discorso figli per me è ancora più contorto, per fortuna per ora non avrei possibilità d'averne, quindi... Però è una cosa a cui ho pensato diverse volte.

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    1. In genere il coming out è il passaggio successivo alla propria "accettazione" totale.
      Anche quella è molto faticosa

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  9. Ciao io sono una ragazza etero attualmente sposata e con figli,ma quando ero più givane ho creduto di essere lesbica e ho cercato un confronto con mia madre, che per tutta risposta si è chiusa in un silenzio quasi una incazzatura lei aveva deciso che non poteva essere vero io la figlia non potevo esserlo e basta,non mi sono mai sentita tanto sola e rifutata come in quella occasione,poi il tempo le ha dato ragione ma non poteva starmi vicino e basta senza giudicare e accettarmi in ogni caso?io ora sono serena e felice della mia vita e con le mie figlie,soprattutto la più grande di 10 anni il discorso omosessualità è uscito e ho cercato di farle capire che chiuque deciderà di amare io le vorrò sempre bene,e se lei è felice io sarò felice ecco questa è la mia esperianza un bacio a tutti.

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    1. Grazie per aver condiviso la tua esperienza. Dev'essere terribile affrontare il mutismo di un genitore. Benvenuta :)

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  10. Quando l'ho detto i miei hanno mostrato moltissima preoccupazione... Poi non ne abbiamo più parlato, ma pian piano si sono fatti coraggio da soli, si sono informati e ora sono abbastanza rilassati su quel fronte. Credo aspettino solo che porti loro a casa un "bravo ragazzo". Ce l'avrei anche, peccato che viva lontano...

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    1. Posso immaginare le loro preoccupazioni ma se ora aspettano il genero significa che hanno saputo decisamente ridimensionare le loro ansie.

      Sulla storia a distanza... capisco bene la tua fatica.

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  11. Non posso darti risposta a questa domanda perché ai miei non l’ho mai detto, tra noi c’è troppa differenza d’età, pensa mio padre ha quasi 90 anni… e proprio questa differenza d’età non ci ha mai consentito di avere una grande comunicazione…
    PS dopo la lingua perduta delle gru questo è al secondo posto dei miei libri preferiti di leavit :)

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    1. Si Majin, infatti. Sei proprio uno di quegli esempi dove le situazioni, i contesti, sono così particolari che non è disdicevole pensarci su più d'una volta. Auguri al tuo babbo!

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  12. sai gia che non posso dirti niente.non lo sa nessuno!e credo nemmeno nessuno lo sospetti.non è che me ne vanti,ma va cosi:/

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    1. Chissà quanti ti vogliono far prendere moglie. Sei già negli (In)arrestabili, avrai anche un posto negli (In)sospettabili ;)

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  13. Il mio coming out?ho applicato un principio in cui credo,''trasformare il veleno in medicina'',ho raccontato di certi episodi omofobi e ho ammesso la mia frocezza,ho usato il termine frocio,quella volta per essere più efficace.Una conferma per loro,l'ho colta dagli sguardi e silenzi. Poi la vita scorre,in famiglia e fuori. Credo di essere comunque fortunato,sia in famiglia che tra gli amici a livello di affetti.Ho fatto pure militanza a livello ufficiale ma la migliore nella propria realtà in cui vivi e in famiglia.Ho sperimentato la fratellanza tra gay e l'ostlità. La vicinanza più degli etero che dei gay. Adoro le donne e creo sintonia con loro. Sto meigliorando la mia percezione degli etero maschi.Ho subito il pregiudizio,l'omofobia,ma sono speranzoso e a tratti orgoglioso.E' e resterà un aspetto delicato,ovunque,ma credo che se usi il cuore,il dialogo a loro,i genitori,arriva.Però ognuno ha la sua storia,il suo vissuto,i suoi rapporti,i suoi legami.Buona foruna a tutti!)

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    1. Grazie per l'augurio che fai a tutti, Fiorire.
      Ciò che dici mi fa pensare che questo limbo in cui i genitori vivono "Mio figlio sarà gay o no?" sia meglio gestito con una conferma diretta. E' forse un po' più complicato quando invece non hanno alcun sentore di frociaggine in giro e c'è forse il sentimento del sentirsi traditi o del non aver capito mai nulla.

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    2. Sicuramente la conferma diretta è la migliore,cuore a cuore e non è facile in ogni caso. Forse è più complicato se non c'è il sentore perchè c'è in più questo da tenere in conto e quello che potrebbe suscitare. Ma solo noi conosciamo bene noi stessi e i nostri genitori e credo che , una cosa da impossibile si può trasformare in possibile....

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  14. Io non ho ancora fatto un totale coming out a casa, anche se mia madre sospetta e fa finta di nulla. lo so per certo avendomi quasi scoperto a letto con un ragazzo che frequentavo...so che mia madre capirebbe, so che non si farebbe grossissimi problemi. Ma è pur sempre un passo difficile. Lei ne ha passate tante e ho paura di farle subire ulteriori preoccupazioni o ansie.

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    1. A ciascuno i propri tempi e la libertà delle proprie scelte. :)

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  15. Coming out? Qui? In Italia? Ma neanche per idea!

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  16. Mia madre mi ha raccontato che trent'anni fa a mio padre fu proposto un lavoro in Germania, a Karlsruhe... quanto avrebbe fatto bene mio padre ad accettare :-(

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    1. Chissà... forse crescendo in terra teutonica avresti fatto coming out, Capricornus. Ma con i se e con i ma non costruiamo la nostra storia. Speriamo di vivere con una certa serenità la nostra situazione, qui.

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  17. Scusa se sarò lungo, ma credo valga la pena...

    Era un lunedì di un po' di anni fa. Mia mamma stava per andare a letto. Era da più di qualche settimana che i sabati e le domeniche rimanevo fuori a dormire. Ero stanco di dovermi inventare gite, uscite in cui rimanevo a dormire fuori e altro...
    La affronto e le dico "non è vero che siamo andati in montagna... da qualche settimana mi vedo con un ragazzo e resto a casa sua a dormire". la sua risposta, a viso freddo, ma decisamente scosso "Va ben, fai quello che vuoi, ma lo dovrà sapere anche tuo padre". Le rispondo che a mio papà glielo dirò io, che lei non dica nulla. Conoscendomi bene avrei aspettato anni... Il venerdì sera, della stessa settimana, mio papà sarebbe uscito per andare a giocare a briscola con gli amici. "cos'è questa cosa che ti vedi con un ragazzo?" e io " i fine settimana vado a casa sua, tutto qui...". Mio padre "Non voglio che tu lo veda più" e io rispondo:" se non sarà lui mi vedrò con qualcun altro. Di certo non mi fidanzerò con una ragazza. Questo non cambia nulla, se sarà con lui o con un altro ragazzo, così è la situazione".

    Con mio padre ho sempre avuto un rapporto molto povero dal punto di vista affettivo, ma in ogni caso sereno e mai conflittuale. Proprio all'opposto di mio fratello maggiore con il quale le discussioni a voce alta, spesso per stupidaggini erano all'ordine del giorno. Di certo i miei hanno dovuto accettare la situazione. Nei primi tempi, mia mamma, dopo essersi dimostrata accondiscendente fece marcia indietro sostenendo che doveva stare a fianco di mio padre nell'ottica di ciò che credeva e mi chiedeva se fosse il caso di parlare con qualche psicologo (non ricordo se avesse usato il termine psichiatra...).

    Successivamente mi disse che R. mi aveva fatto un lavaggio della testa e che era tutta colpa sua.
    Col tempo le cose si sono pian piano sistemate. Sono passati diversi anni e mia mamma ha conosciuto i 2 ragazzi che ho avuto nel frattempo, compreso l'attuale con cui praticamente convivo da 4 anni. Mio padre mantiene ancora un certo distacco. In famiglia non se ne parla affatto se non quando io o mia mamma parliamo di C.

    La mia fortuna è che ho una sorella più grande che ha 3 figlie e un marito splendidi, mio fratello che ha una fidanzata stronza, ma pur sempre dentro le regole della "normalità da paese", sicchè io, non ho certo il dovere di continuare il cognome di famiglia, direi una delle poche fortune che mi sono capitate.
    C'è stato un periodo, prima di conoscere C., in cui il medico di famiglia ha avuto la brillante idea di informare mia mamma sul fatto che avessi contratto i condilomi. Da denuncia... Mia mamma era spaventata e credeva che sarei finito divorato da chissà quale malattia. Dopo un ricovero di un paio di giorni in ospedale e semplice operazione in anestesia locale, tutto si sistemò.

    La vita adesso scorre. Mia sorella e la sua famiglia, mio fratello e la sua fidanzata conoscono C. e quindi sono relativamente sereno sul nostro rapporto.

    Mi sono dimenticato di precisare che io ho 33 anni e C. ne ha 59, 6 anni in meno di mio padre... credo che conti anche questo, no?

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  18. Grazie mille Java per averci partecipato alla tua esperienza. Hai scritto una cosa in merito al lavaggio del cervello che mi ha ricordato una cosa ascoltata in radio 2 domeniche fa durante il viaggio in autostrada che mi portava da L.
    Cerco del materiale e ci faccio un post.

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  19. Mia mamma ha cominciato a dare domande su perché frequento un ragazzo gay, perché invento giustificazioni per uscire con lui, perché dico che usciamo in compagnia quando invece andiamo al centri benessere solo io e lui.
    Mia mamma parla con mio padre.
    Intendiamoci, non sono scemo e sr voglio nascondere una cosa ci riesco, l'ho fatto per anni, ma ora basta.
    Credo che i miei ormai sappiano, o meglio, sospettino, un sospetto sempre più fondato.
    Ma se la cosa spaventa perche voler le la conferma? Non sarebbe meglio rimanere con un dubbio?

    Chiamo mio padre, per incontrarci e prendere un caffè e parlare della riparazione della mia machina.visto che ho avuto un piccoli incidente. Il discorso peró va nella direzione sbagliata e sono costretto a dire che frequento M, che usciamo insieme, mi trovo bene con lui.

    Mio padre va via dicendo che non può crederci che non è possibile, ha un appuntamento, poi ne riparliamo.
    Lui e mamma hanno parlato, lo capisco perché è adesso in casa c'è un silenzio imbarazzante, rispondono alle mie parole con monosillabi e smorfie.

    È incredibile come ci si possa sentire in colpa perché si fa soffrire persone a noi care, pur sapendo di non essere direttamente colpevoli per ciò che siamo.
    Spero che questa situazione finisca presto, il silenzio fa più male che trovarsi le valige davanti la porta.

    Poco86

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    Risposte
    1. Il dubbio ce l'hanno, anche la conferma ora. Metti in conto la tua fatica ma anche la loro: si trovano catapultati in una realtà nuova che forse non hanno neppure gli strumenti per comprendere bene. Ma non credo ci saranno valigie sulla porta. Parlerà con il tempo, la tua serenità. Grazie per il contributo. Tifiamo per te! :)

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    2. Grazie (In)co, le valige sulla porta ancora non ci sono, il silenzio è stato rotto, ma le parole sono state dure e pesanti. Essere definito la rovina della famiglia, la causa di un possibile infarto di mio padre, la vergogna e colpevole di aver dato l'ennesima delusione come figlio, non sono ciò che mu aspettavo, sentirsi chiedere di allontanare la persona che ami, l'unica che in questi mesi mi ha regalato realmente la felicità...a volte le parole tagliano piu di mille coltelli.
      Poco86

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    3. Davanti a queste parole non riesco proprio a stare zitta! (strano eh?) Mi dispiace tantissimo, anche se so che capita spesso. Ma sia come figlia che come mamma, mi sento di dire che in fondo non è vero che si tratta di strumenti per capire, ma di sensibilità e amore. E aggiungerei che nel rapporto genitori/figli, se è vero che l'amore dei figli è scontato quando questi sono piccoli, quando i figli crescono e diventano persone adulte, capaci di vivere anche senza di loro, il loro amore va conquistato, coltivato e meritato, da entrambe le parti.
      Non ti far venire dubbi Poco86, tu di sicuro non hai fatto nulla di male. Cerca di renderti il più possibile autonomo dai tuoi genitori, sia economicamente che psicologicamente, anche se è difficilissimo digerire simili parole. Dopo che ci sarai riuscito allora sono convinta che sarà un po' più facile ricucire il rapporto con i genitori.
      Scusa l'intrusione. Baci Luci

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    4. Il fatto che il coming-out sia stato di fuoco (mi spiace... riesco ad immaginare per filo e per segno certe parole/coltelli... mi spiace!), dicevo, il fatto che sia andato così non esclude che ci sia tutto il tempo per riallacciare una relazione salda. Ripeto, sarà con la tua serenità che riuscirai a far loro comprendere che la tua realizzazione passa dall'esprimere, anche e soprattutto affettivamente, quello che sei. Ti abbraccio.

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