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domenica 16 maggio 2010

La marcia in più?

Navigando in cerca di fotografie mi ritrovo in un blog a me del tutto sconosciuto, in un post che parla di gay-normalità-"etero-normalità".
Lo copio e incollo per il favore di tutti.

Ho sempre pensato che i gay abbiano una marcia in più rispetto a noi etero, e questa conclusione dipende dall’osservazione per quanto mi è possibile attenta della fenomelogia omosessuale. Noi etero non abbiamo da conquistare un posto nella società in quanto etero, è la stessa società ad essere per definizione etero. Non non dobbiamo aver paura di dichiarci etero perché dobbiamo esserlo perché la normalità è quella. Noi cerchiamo l’anima gemella ci accasiamo con quella, ogni tanto magari la tradiamo e poi chiediamo perdono. Se qualche volta questo perdono non l’otteniamo, divorziamo e cerchiamo una seconda anima gemella per poi immancabilmente tradirla nuovamente. In quanto coppia siamo poi trasparenti nessuno ci noterà tranne che non decidessimo di fare sesso in mezzo alla strada in un’ora di punta. Non destiamo preoccupazione, non siamo un pericolo per l’ordine costituito. Anzi siamo noi l’ordine pre-costituito. I gay sono invece i diversi, gli anormali, quelli che destano inquitudine nei benemeriti benpensanti, e schifo e ripulsa nei bigotti.

Una coppia gay la si nota anche in mezzo ad una folla frettolosa e distratta, desta scalpore e reazioni contrastanti.

Per questo gli omosessuali devono avere una carica in più rispetto a noi etero-normali.

E li ammiro per il coraggio che spesso dimostrano nel mostrarsi per quello che sono, persone che amano altre persone dello stesso sesso.

E certe volte mi piacerebbe essere almeno bisex che ogni tanto un diversivo male non farebbe. E mi ricorderebbe che la normalità dopotutto non esiste se non nei nostri pregiudizi.

(da:http://blogoltre.it/2005/04/26/normalita/)

Mi piace, mi pare interessante e mi è di conforto leggere queste parole scritte da un etero. Tuttavia mi sembrano non del tutto obiettive. C'è il rischio che l'espressione della causa gay tenda a schiacciare troppo il pedale del vittimismo, quasi che le fatiche, le incomprensioni (che ci sono!!! eccome) le vivessimo solo noi.

Noi non siamo nè più sensibili (abbiamo sensibilità diverse, non maggiori), nè più capaci d'amore, nè più fedeli, ne più coraggiosi.

Il coraggio, credo, nasce dall'amore. L'amore, solo quello, ci fa coraggiosi, spavaldi, sicuri. Spadaccini fieri, portatori di quegli amori di cappa e di spada, pronti a difendere onori, cuori palpitanti, desideri mai espressi. Finchè morte non ci separi.

7 commenti:

  1. condidera che per la stragrande maggioranza della gente il gay è una persona tipo maicol del grande fratello: per cui non mi stupisce che si parli di sensibilità, di coraggio, di marce in più.
    ma quali marce!
    forse è complicato capire che l'unica differenza tra le due "categorie" è l'attrazione sessuale, tutto il resto è uguale.
    però mi piace la frase "la normalità non esiste se non nei nostri pregiudizi".
    se fossimo tutti normali, sai che noia!

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  2. E sì la considerazione che fai è giusta.. è l'amore che muove il mondo, è l'amore che ci cambia e ci fa diventare meno egoisti, ed è sempre l'amore che ci impedisce, a volte, di essere pavidi di fronte alla vita.. P.S. io non sono sensibile più di nessuno ^_^ ciao e buona serata

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  3. Si è vero che dover combattere per quello che si vuole forma il carattere, come recita il proverbio "Quello che non strozza ingrassa" ma a volte stanca pure molto e non tutti se la sentono di dover lottare ogni giorno per cose che ad un etero sono riconosciute senza alcuno sforzo.

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  4. E' vero che "a volte uno è stanco di dover lottare ogni giorno x cose che ad un etero sono riconosciute senza alcune sforzo" (come dice qui sopra Loran). Io l'ho provato e lo sto provando sulla mia pelle e questa lotta (entro le mura domestiche intendiamoci) assorbe una gran quantità di energie che sono sottratte ad altre cose (lo studio e il lavoro x esempio). Io da qualche mese sono senza lavoro perchè la ditta in cui ero impiegato, in crisi, ha utilizzato il mobbing per costringermi a dare le dimmissioni (visto che ormai non servivo più) ed io non ce l'ho fatta a lottare su due fronti: a casa per l'accettazione della mia omosessualità e al lavoro per difendere il posto..

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  5. Mi spiace K@rl, davvero. Comprendo benissimo ciò che dice loran, quella fatica di lottare ogni giorno per cose su cui non si dovrebbe neanche lottare se solo fossimo capaci (e aiutati) ad essere ciò che siamo. E capisco la stanchezza quando la vita, a maggior ragione, non ci sorride, anzi pare si accanisca.
    Mi vien da dire che essere forti di un amore aiuterebbe un po' di più, perlomeno ad aver sollievo, partecipazione, sfogo. Ma quello va al di là dell'essere gay o etero o chicchesia.
    Facciamo tutti il tifo per te! Buona vita.

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  6. Poi c'è da considerare che la marcia in più nella vita dipenda anche dal carattere personale di ognuno sia etero che omosessuale, sicuramente una persona gay deve affrontare specialmente in italia delle difficoltà maggiori e diverse rispetto ad un eterosessuale però queste difficiltà non sempre aiutano ad andare avanti e penso che a volte siano molto destabilizzanti.

    Ad esempio quello che è successo ai due ragazzi a Bolzano pochi giorno fa, è una cosa veramente ai confini della realtà e che ti fa domandare ma in che nazione viviamo, cioè se uno va in strada e viene rapinato è una cosa che uno può anche aspettarsi, ma che uno venga aggredito con conseguenze anche gravi soltanto perchè si bacia con il proprio ragazzo, penso sia una cosa che ti lascia disorientato.

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  7. Disorientato? Sconcertato.
    Son le differenze che fanno paura, in ogni caso. Ricordo anni fa una scena in un hotel della riviera toscana che si rifiutò di ospitare delle persone in quanto disabili. Bene, dopo quel rifiuto lasciai l'hotel con sdegno. Ogni differenza provoca e disturba e ciascuno "lotta" per i propri bisogni. Ma niente marce in più generalizzate...

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