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giovedì 24 maggio 2012

Quando i gay NON volevano sposarsi


Andrew Sullivan*
Nel 1989 avevo appena cominciato a lavorare al settimanale New Republic, quando si cominciò a parlare di "coppie di fatto" omosessuali, come le chiamavano all'epoca. Le aveva proposte la città di New York. Io ero l'unico gay in redazione, e dissi solo: "Perché non tagliare la testa al toro e non permettere ai gay di sposarsi? Non è la scelta più conservatrice che si possa fare?"
Avrei dovuto tacere, ma il mio direttore liberal capì subito che quest'idea avrebbe irritato i repubblicani e mi chiese di scriverci un articolo. Esitai, in parte perché non l'avevo ancora detto chiaramente alla mia famiglia e al resto del mondo. Ma il ragionamento mi sembrava logico e l'articolo si scrisse quasi da solo. Finì in copertina, con la foto di una torta nuziale con due uomini in cima. La mia vita cambiò.
La prima reazione all'articolo fu di incredulità. La destra era sconcertata. La sinistra era furiosa. Negli Stati Uniti, come in Gran Bretagna, buona parte del movimento per i diritti dei gay non voleva sentir parlare di matrimonio. Dissero che ero patriarcale, reazionario e misogino, che cercavo di far rientrare nelle norme borghesi una libertà per cui avevano tanto combattuto. Quando l'articolo divenne un libro, Virtually normal, un gruppo di Vendicatrici lesbiche picchettò una libreria. A Londra, in un'affollata riunione pubblica, il veterano delle lotte per i diritti dei gay, Peter Tatchell, si alzò e disse che i gay rifiutavano il matrimonio per principio, accolto da un grande applauso. Ero un ragazzino e un conservatore (era il 1995), e per un attimo impallidii.
"Con tutto il rispetto", dissi, " ti sbagli, Peter. Non puoi 'rifiutare' il matrimonio perché non ti è mai stato offerto. Non ti permettono neanche di rifiutarlo. Io sto lottando per il mio diritto di sceglierlo e per il tuo di rifiutarlo".

Per un decennio le cose andarono avanti così. Poi, quando George W. Bush dichiarò il suo appoggio a un emendamento della costituzione federale che vietava per sempre il matrimonio tra persone dello stesso sesso, tutto cambiò di nuovo. Improvvisamente il matrimonio gay diventò l'idea più di sinistra, radicale, atea e sovversiva di cui i repubblicani avessero mai sentito parlare. I progressisti e i leader del movimento per i diritti dei gay si unirono contro Bush. Se lui era contro, loro erano a favore.
Poi il tribunale dello stato del Massachusetts dichiarò che vietare i matrimoni gay era una violazione del principio di uguaglianza davanti alla legge. Avevamo la possibilità di vincere in uno stato. E vincemmo.
Oggi la parità matrimoniale è riconosciuta in sei stati e a Washington D.C. Altri stati voteranno sui matrimoni gay entro la fine dell'anno. Ma l'8 maggio il North Carolina ha vietato nella sua costituzione il riconoscimento delle coppie gay.


Il 9 maggio, nella depressione della sconfitta, ho sentito dire che il presidente Obama avrebbe rilasciato un'intervista sul tema. La sua posizione sulla parità matrimoniale è stata a lungo incoerente. Ha sempre detto di essere a favore dell'uguaglianza per le coppie gay ma non del matrimonio. Ma non importa, mi sono detto. Il presidente non può legiferare su questo, possono farlo solo gli stati e il congresso. E poi Obama ha spiegato con calma di aver cambiato idea, vedendo la devozione dei genitori gay nella scuola delle sue figlie e ascoltando il personale gay della Casa Bianca. Va anche detto che Obama ha un disperato bisogno di raccogliere fondi. I contributi dei gay sono fondamentali per lui, e nei 90 minuti successivi alla notizia ha ottenuto un milione di dollari di donazioni per la sua campagna elettorale. Come sempre la sua decisione è stata frutto di una combinazione di freddo calcolo e sincerità. Mentre lo sentivo dire quelle parole ho pianto. Ho pensato a tutti i ragazzi gay che ora sanno che il presidente è dalla loro parte. Ho pensato ai secoli in cui gli omosessuali non potevano aspirare al riconoscimento delle loro famiglie, schiacciati dalla pressione sociale e religiosa. Ho pensato a quelli che negli "anni della peste" dell'aids venivano cacciati dagli ospedali e dalle case, diseredati, trattati come spazzatura, perché amavano un altro essere umano. Ho pensato ai genitori gay che ora sentono che il presidente capisce il loro amore per i loro figli. La più alta carica dello stato ha detto una cosa molto semplice: noi gay siamo come lui. In pochi giorni tutti i leader del Partito democratico hanno seguito il suo esempio. E per la prima volta, visto che l'opinione pubblica si è spostata raggiungendo il 50 per cento di sostegno al matrimonio gay, i democratici sono partiti all'attacco. Solo il 22 per cento dei repubblicani è favorevole alla parità matrimoniale, mentre lo è il 65 per cento dei democratici e il 57 per cento degli indipendenti, soprattutto le donne. Il tema del matrimonio gay divide ancora, ma non per Obama. "Se vivremo abbastanza a lungo...", si diceva un tempo. Molti non ce l'hanno fatta. Con una diagnosi di sieropositività nel 1993, non avrei dovuto neanch'io. Ma la prossima estate festeggerò il mio quinto anniversario di matrimonio. Mai smettere di sperare. 

*ANDREW SULLIVAN è tra i blogger più famosi degli Stati Uniti. Ha diretto il settimanale New Republic.È cattolico, gay, è stato conservatore e oggi sostiene Barack Obama. Attraverso i suoi articoli, difende i diritti degli omosessuali. Collabora con il Daily beast e si definisce conservatore ma non bigotto. Innesca costantemente dibattiti a sfondo sociale e non arrossisce nel dichiararsi pubblicamente gay e positivo all’HIV.


tratto dal n. 949 di "INTERNAZIONALE" del 18 maggio 2012

17 commenti:

  1. Penso che la bellissima frase "Io sto lottando per il mio diritto di sceglierlo e per il tuo di rifiutarlo" metta d'accordo un po' tutti compreso quelli che vedono il matrimonio sia etero che gay come un simbolo della società borghese da contrastare.

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    1. Ricorda quella massima di voltaire: "Non condivido la tua idea, ma darei la vita perchè tu possa esprimerla"
      Se posso dire la mia io non lotterei per il matrimonio gay, ma per la possibilità di poter manifestare apertamente il mio pensiero e le mie inclinazioni e miei sentimenti senza incorrere nel biasimo del resto del consesso sociale. Ma per questo le leggi sono assolutamente inutili, è la società che deve cambiare....

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    2. Caro S , certo che deve cambiare la società per essere pienamente accettati e non essere più oggetto di derisione o,peggio, di discriminazioni.Ma vedi come la legge che ha istituito in Italia il divorzio è riuscita a cambiare l'atteggiamento di tutti ed oggi essere divorziati non è più una vergogna.Credo che -a volte - le leggi possano cambiare la società e farla evolvere.Quelle almeno che si occupino di tutti e non d'uno.Luigi43

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  2. Tutte le discriminazioni sono ingiuste... C'era una volta chi pensava che le persone di colore non fossero neppure esseri umani... Tutto cambia, per fortuna, anche se non sempre in meglio.
    Io personalmente sono d'accordo con Luigi, serve che la legge si faccia avanti per spianare la strada dell'uguaglianza, per aprire le menti delle persone anche a quelle forme di amore che purtroppo, in un paese come l'Italia, così influenzato dalla morale cattolica, bigotta e distorta, sono sempre state catalogate come "sporche" e " sbagliate".
    Non dimentichiamoci anche che recentemente abbiamo anche preso una "lavata di testa" ufficiale dalla Unione Europea, che ha richiamato tutti gli stati dell'Unione ad approvare leggi adeguate che garantiscano e tutelino ogni forma di famiglia senza discriminazione di sesso, nazionalità e religione. E il nostro ministro delle pari opportunità Elsa Fornero si è ufficialmente impegnata a predisporre un adeguato disegno di legge... Vedremo.
    Come ho già detto in un altro post, la soluzione sarebbe semplicissima, basterebbe aprire il matrimonio civile anche alle coppie omosessuali, permettendo loro di avere una tutela completa ed assolutamente paritaria alle coppie etero. Tutto il resto sarebbe un compromesso e come tale non eliminerebbe le discriminazioni.
    Le mie idee a favore del matrimonio, poi, conservatrici o rivoluzionarie che siano, sono anche dettate dalle mie esperienze. Nel mio lavoro ne ho visti e ne vedo davvero tanti di problemi enormi creati dalla mancanza di tutela alle coppie di fatto, anche eterosessuali. Ultima una coppia con due bimbi piccoli, lui imprenditore, lei casalinga, lui proprietario della casa e di altri immobili, lei non ha nulla di intestato, lui muore in un incidente e non c'è nessun testamento.... Cosa pensate che sia successo? Tutto il patrimonio é andato ai bimbi, nulla alla moglie, l'azienda é stata affidata ad un curatore ed é stato nominato un giudice tutelare per l'amministrazione del patrimonio dei figli minori. Una tragedia nella tragedia, perché si parla adesso di una mamma che deve chiedere ogni mese l'autorizzazione del giudice per avere i mezzi per mantenere sé stessa e i figli.
    E allora mi chiedo, tra le responsabilità di due persone che vogliono creare una famiglia, non ci deve essere anche quella di cercare di garantire un futuro tranquillo ai suoi membri, con tutte le tutele che la legge mette a disposizione?
    Lottare perché i diritti di tutti siano sempre garantiti è un dovere di tutti, nessuno escluso. Luci.

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    1. Bell'articolo e bellissimi pensieri.
      In merito all'episodio esposto da Lucia vorrei però precisare una cosa.
      Il nostro sistema giuridico, checchè se ne dica, è uno dei più completi e "moderni". Anche oggi, adesso, ci sono tutti gli strumenti per tutelarsi a fronte di eventi inaspettati ed improvvisi. I due conoscenti etero con prole avevano tutti gli strumenti per tutelarsi a vicenda. L'importante però è "muovere il culo", non è pensabile che siano gli altri a pensare ai propri affari e non è nemmeno giusto, come fanno le amministrazioni a conoscere le singole fattispecie ed a applicare conseguentemente gli strumenti idonei?
      Chiusa parentesi.
      Anche se posso, non mi sposerei mai! Concordo però sul fatto che ognuno deve essere libero di scegliere ed essere responsabile della propria scelta. Essere libero, insomma.

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  3. gran bell'articolo; grazie per avercelo fatto scoprire!

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  4. Io credo nel matrimonio (civile e religioso), sono contrario a chi non si voglia sposare. E’ un mio pensiero, sia chiaro! Ma perché non ci si debba sposare quando si vuole costruire una famiglia. Io ritengo che il matrimonio sia importante, in questo modo si assumono diritti e doveri.
    Per quanto riguarda il matrimonio omosessuale, in Italia fra poco avverrà qualcosa ne sono sicuro, sono positivo, la società sta cambiando, la politica se ne sta rendendo conto, solo ora.
    Buona serata IN

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    1. Rispetto la tua opinione, io sono di contrario avviso.
      Giusto per chiarire: ritengo che i diritti e i doveri nascono nei confronti della persona con cui hai deciso di vivere e questi diritti e doveri non nascono grazie al matrimonio devono essere già insiti in te stesso quando inizi una vita ASSIEME a qualcun altro.
      L'impegno relazionale è qualcosa di più profondo di un vincolo giuridico o religioso, è prima di tutto un impegno con te stesso e poi con il partner, se si mente (a sé stessi) in questo stadio, non c'è rituale che possa riparare.

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    2. Sicuramente l’amore è la base di un matrimonio, esso è il passo successivo, ovvero ci si sposa quando si vuole passare la vita con un’altra persona, o almeno dovrebbe essere così. Ma non riesco a capire il perché si chiedano diritti per le coppie eterosessuali di fatto, che possono sposarsi. Mi pare assurdo, credo che spesso si voglia avere più diritti senza prendersi tante responsabilità. Esiste il matrimonio, che ci si sposi…
      Io un giorno, vorrò sposarmi, se in Italia sarà possibile per noi gay, voglio assumermi diritti e doveri, per me il matrimonio è una prova di responsabilità, di serietà e di maturità. Perché vorrei sposarmi l’uomo con il quale desidererei diventare vecchio e morire. Non voglio apparire sdolcinato, io non giudico nessuno, ma è quello che penso, ognuno può avere la sua opinione e fare quello che vuole.
      Ti auguro buona giornata Alberto, anche a te IN ^_^

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  5. Ognuno deve essere libero di fare le proprie scelte, se sposarsi o meno ed è quindi indispensabile che il matrimonio i accessibile a tutti!!! Non ancora capisco il perché non si voglia far sposare due persone dello stesso sesso: seppure mi sforzo di pensarci non arrivo a un motivo reale di questo divieto...

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  6. sò che l'argomento è un altro......Ciao (In)....... spero che tu stia bene e che tutto si risolva al meglio!

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  7. Sono personalmete convinto che sia giusto riconoscere la conviveza di fatto di una coppia omosessuale, per tanti ovvi motivi, ampiamente richiamati da tutti, ma perchè ostinarsi a chiamare il patto tra due persone che si amano, matrimonio? Lasciamo il matrimonio alle coppie etero e noi prendiamoci un altro termine che definisca il riconoscimento giuridico del nostro volerci bene davanti alla società! Non è il nome che conta, è la sostanza!

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  8. Benissimo ciò che ha detto Parigino:lo chiamino Pippo,Andrea o come vogliono;l'importante sono gli EFFETTI. Quando uno parte , se ha degli obblighi di legittima, i parenti del defunto ti possono estromettere senza problemi, magari dopo averti disprezzato e combattuto una vita intera.Ed anche in presenza di testamento c'è la quota spettante ai legittimari.Non parlo di reversibilità perchè ,come disse Giovanardi non ci sono le risorse.Luigi43

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  9. Ho postato questo articolo perchè, oltre al tema del matrimonio gay, ciò che mi ha fatto specie era la contrapposizione quasi totale dei gruppi di pensiero gay contro il matrimonio. Ora invece, tutti a favore.
    Mi chiedo quindi, quanto anche il movimento gay viva di slogan, anzichè di riflessioni e espressioni di esigenze di tipo personale, come ogni gruppo, come ogni associazione, come ogni chiesa...
    In occasione dei prossimi gay-pride, riusciranno i gay a rappresentare le molteplici anime degli omosessuali o vi sarà sempre la sola prevalenza di una certa area politica?

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  10. è difficile fare gruppo compatto in ogni grande forza politica. Pure noi gay sembra che ci dividiamo anche su argomenti che dovrebbero essere storici per noi ed unirci. Forse manca un dibattito vero e proprio a riguardo. Qualcosa che chiarisca che la volontà di avere un'istituzione che legalizzi un rapporto è un diritto di ogni coppia. Secondo me sarebbe più che giusto chiamarlo matrimonio (non scendo in disquisizioni filologiche che tanto non ne so nulla). Il matrimonio viene visto come l'unione di una coppia che, dovrebbe, amarsi. Chiamiamola anche unione civile, coppia diversamente sposata, 2CSVB (2 che si vogliono bene)... come ha detto qualcun altro, non è effettivamente il nome che dà le caratteristiche profonde del legame tra 2 persone, però direi che aiuta nei confronti dei riottosi che magari sono incerti sulla legittimità di quel legame.

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  11. Ah, che bello questo post. Ti ho scoperto ora e continuerò a seguirti! :)

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